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Ma soltanto la notte seguente il Primo ministro si sentì autorizzato a dire al mondo che la speranza stava tornando. Per tutte le ventiquattro ore precedenti, c’era stata un’attività frenetica. Le mille provette attive che Neilson portò parvero pateticamente scarse, quando cominciò la distribuzione. Un centinaio di esse furono prima di tutto distribuite ai centri preparati per la coltura. Per risparmiare tempo, i chimici che dovevano occuparsene furono brevemente ragguagliati a voce da Neilson. Vennero quindi preparate delle istruzioni in più lingue, mentre le radio militari si mettevano in contatto con tutte le nazioni interessate per comunicare i dettagli sui campioni e la loro probabile ora d’arrivo.

La R.A.F. e la United States Air Force si occuparono del trasporto. Un pezzo di storia fu scritto ex novo quando un jet U.S.A. a lunga autonomia arrivò in ricognizione all’aeroporto di Mosca, con tutti i caccia sovietici che gli giravano intorno in segno di benvenuto e di vittoria.

Per un atto di riconoscenza verso l’uomo quasi sconosciuto che aveva preso sulle proprie spalle la responsabilità ufficiale di salvare il mondo, il Primo ministro insistette sul fatto che il comunicato alla radio cominciasse con una dichiarazione del presidente dell’Azaran.

Il collegamento risultò debole e poco chiaro, ma fu ascoltato quasi in tutto il mondo.

«Per molti secoli noi dell’Azaran siamo stati considerati un popolo arretrato,» disse la voce tenue e cantante del presidente. «Ma adesso, se potremo portare la salvezza al resto del mondo, questo sarà il nostro privilegio e la nostra gioia. Già nel nostro paese il tempo sta migliorando, e l’aria soddisfa di nuovo i polmoni. Questo beneficio, noi preghiamo e crediamo, si diffonderà tra tutti i popoli colpiti della terra.»

Un operatore della stazione radio, dimostrando di essere pieno di risorse, aveva poi messo un disco con l’inno azaranita. Le note lamentose e discordanti si levarono, e quindi svanirono.

Fu allora che il Primo ministro fece il suo storico comunicato da Londra. «Un nuovo tipo di batterio sintetizzato da poco, che abbiamo ricevuto dall’Azaran, può essere il mezzo per allontanare la sciagura che si è abbattuta sulla razza umana. Con l’aiuto degli scienziati, nelle cui mani è ora il nostro destino, i governi di tutte le nazioni stanno facendo tutto quello che possono. Già, nel Regno Unito, colture di questo antibatterio vengono allevate e pompate nel mare. I primi rifornimenti sono ormai giunti ai laboratori delle nazioni sorelle, in questa crociata contro l’annientamento del mondo. Altri ancora arriveranno dall’Azaran e verranno distribuiti con tutta la rapidità che è umanamente possibile. Noi speriamo che, attraverso uno sforzo concentrato, in ogni parte del globo, il contenuto del mare cambierà, e sarà di nuovo possibile respirare la nostra aria naturale.»

Il Primo ministro si abbandonò sullo schienale della sedia, esausto. Parlare era stato per lui un grande sforzo, ed egli si riposò mentre veniva trasmessa la traduzione del suo discorso nelle cinque lingue in uso presso le Nazioni Unite. Quindi chiese la sua macchina. Si volse ai funzionari che gli si erano radunati intorno e parlò con una voce che era poco più di un sussurro. «Mi piacerebbe controllare, signori, se le promesse che ho fatto sono ragionevoli. Mi dicono che c’è una coltura giù, ai docks di Londra.»

Una macchina della polizia scortò la limousine del Primo ministro attraverso la città oscurata, al di là della Torre di Londra. Si fece strada tra mucchi di detriti, aggirando parecchie strade chiuse da barricate, finché arrivò ad un vecchio edificio miserabile.

Cadeva una pioggerella fitta, una specie di sosta nell’interminabile serie di uragani e tempeste. Due uomini in impermeabile stavano in piedi vicino all’acqua, guardandone un altro dentro una lancia della polizia. Sussultarono quando riconobbero il Primo ministro nel signore curvo ed anziano alle loro spalle.

«Stiamo controllando la quantità dell’azoto, signore,» spiegò uno di loro. «L’antibatterio è stato pompato in queste acque sei ore fa.»

«E come funziona?» domandò il Primo ministro.

«Bene, signore. Venga a vedere.»

Alla luce del faro della lancia di polizia, la sporca acqua del fiume appariva scura e morta. Ma, mentre la stavano fissando, videro formarsi una bolla che scoppiò subito. Proprio vicino ad essa, ne scoppiarono altre due.

«Sta succedendo su tutto il fiume, signore. S’è potuto vedere nelle ultime due o tre ore. È l’azoto che viene liberato, mentre il nuovo batterio uccide il vecchio.»

Un’altra macchina arrivò sul molo. Osborne, avvertito dal segretario privato del Primo ministro, aveva portato su! luogo Neilson. Il Premier lo salutò silenziosamente, alzando una mano.

«Spero che la cura non sia peggiore del malanno,» disse all’americano.

Questi scosse il capo. «No, signore. L’antibatterio non sopravvive alle condizioni che crea. La professoressa Dawnay ha controllato questo fatto fino in fondo. Esso ha soltanto un nemico e una risorsa di cibo: il batterio nato a Thorness. Una volta che ne abbia esaurita la scorta, si indebolisce e muore.»

«Proprio come un antibiotico distrugge i germi e poi viene distrutto esso stesso,» si intromise Osborne.

«Eccetto che in questo caso noi riteniamo la sua distruzione più completa…»

Il Primo ministro interruppe Neilson con un altro sorriso.

«Vedo che lo tiene sotto controllo.»

Si fermò ancora un poco, a guardare le bolle che andavano e venivano. «Grazie a Dio, grazie a Dio!» mormorò, rientrando nella sua automobile.

Le condizioni dell’Azaran erano completamente trasformate, a ventiquattro ore dall’arrivo di Neilson in Inghilterra. Aerei di una dozzina di nazioni vi avevano portato scienziati e tecnici per aiutare la Dawnay ed organizzare i trasporti e le comunicazioni. Fu anche mandato un rinforzo di truppe delle Nazioni Unite, ma il desiderio del presidente era che si entrasse nell’Azaran soltanto in caso di una minaccia da parte della Intel. La Dawnay si era procurata una completa libertà.

Ma l’intera mole della Intel stava crollando silenziosamente fino alle sue basi. La NKVD, l’Interpol e l’FBI, lavorando di conserva sul rapporto che Neilson aveva portato a Londra, avevano scoperto e chiuso gli uffici principali di Vienna, Zurigo ed Hong-Kong, ed i nomi che erano stati trovati causarono parecchia costernazione in una dozzina di magistrature. Per un accordo generale tra le maggiori potenze, non furono fatte pressioni per obbligare a dimissioni o arresti, ma tutte le licenze di commercio della società furono ritirate. Si ebbero un paio di suicidi e tutta una serie di dimissioni per motivi di salute, appena notati nel vasto dramma del mondo che si riprendeva dal caos, e quelli che non furono raggiunti furono presto ridotti alla più completa inazione, rimasti come erano con una quantità di uffici commerciali vuoti sparsi nel mondo, senza credenziali né lavoro, e milioni inutili e non reclamati in salvo nelle banche svizzere. Nell’Azaran, la fabbrica principale per la produzione dell’antibatterio ed il calcolatore che l’aveva creata furono lasciati rispettivamente nelle mani di Madeleine Dawnay e di John Fleming, suo socio, che erano diventati personaggi famosi in tutto il mondo, nello spazio di una notte.

L’atmosfera di superefficienza e la costante adulazione dedicata alla Dawnay ed a lui stesso, repelleva a Fleming. Non desiderava aver parte in tutto questo; né, in effetti, c’era per lui qualcosa di utile da fare. Evitava i gruppi vivaci ed entusiasti che si riunivano nei bar improvvisati; rifiutò tutti gli inviti ai ricevimenti che furono subito organizzati a Baleb.