Il sorriso di Macmilan era sparito. — Sei tu che hai il comando, consigliere — disse, con un inchino che nascondeva il risentimento.
Falco annuì e riprese a camminare. Vera notò che adesso era lui a dare il ritmo alla marcia. Quando si avvicinarono alle alture, Vera scorse presso il Monumento una massa di uomini ancora più numerosa che li attendeva; e quando arrivarono in cima e passarono sotto l’ombra della spettrale astronave, il gruppo si accodò agli uomini di Falco e di Macmilan. Ormai erano più di duecento.
"Ma cosa stanno facendo?", si chiese Vera. "È l’attacco contro Shantih? Ma perché portano me? Cosa faranno? Falco è fuori di sé per il dolore e Macmilan è fuori di sé per l’invidia; e poi questi uomini, tutti questi uomini grandi e grossi, col moschetto e la giubba; e camminano così in fretta che non riesco a seguirli. Se almeno Hari e gli altri fossero qui, potrei vedere una faccia umana! Perché hanno portato me sola? Dove sono gli altri ostaggi? Li hanno uccisi? Sono tutti impazziti? Si sente il loro odore, odorano di sangue… Sanno che stanno arrivando, a Shantih? Lo sanno? Cosa faranno? Elia! Andre! Lev, mio caro! Cosa farete, cosa farete? Potrete resistere? Io non riesco a seguirli : camminano così svelti che non riesco a seguirli."
Sebbene la gente di Shantih e dei villaggi avesse cominciato a radunarsi — per la Marcia Corta, come diceva Sasha senza sorridere — già di prima mattina, non furono pronti prima di mezzogiorno; e poiché era una grande folla, resa caotica dalla presenza di molti bambini e dal continuo arrivo di ritardatari che cercavano i loro amici per marciare con loro, non si mossero molto rapidamente sulla strada che portava alla città.
Falco e Macmilan, invece, si erano mossi in fretta quando avevano saputo che una grande quantità di quelli di Shantih si era ammassata sulla strada. Già entro mezzogiorno avevano portato sulla strada le loro truppe — l’esercito di Macmilan, le Guardie della città, le guardie del corpo personali di molti Padroni, più un gruppo di volontari — e si muovevano svelti.
Perciò i due gruppi s’incontrarono sulla strada alla Collina di Roccia, più vicino al paese che alla città. L’avanguardia del Popolo della Pace superò la bassa cresta della collina e vide gli uomini della città che cominciavano a salire il pendio, verso di loro. Si fermarono. Avevano il vantaggio di trovarsi in una posizione più elevata, ma anche uno svantaggio perché moltissimi erano ancora sul versante orientale della collina e non potevano vedere ciò che succedeva e non potevano farsi vedere. Elia suggerì a Andre e Lev di ritirarsi per un centinaio di metri, per incontrare quelli della città sulla cima del colle: e anche se l’arretramento poteva essere considerato un segno di resa o di debolezza, decisero che era meglio così. Ne valse la pena, alla vista della faccia di Herman Macmilan quando raggiunta baldanzosamente la vetta vide per la prima volta cosa gli stava di fronte: quattromila persone ammassate lungo la strada, fino ai piedi dell’altura e ancor più indietro, bambini e donne e uomini, il più numeroso raduno di esseri umani che ci fosse mai stato su quel mondo; e tutti cantavano. Il suo volto acceso impallidì. Diede alcuni ordini ai suoi uomini, quelli dalla giubba scura, e tutti fecero qualcosa col moschetto e lo tennero pronto, fra le mani. Molti, tra volontari e guardie, cominciarono a urlare e gridare per sommergere il canto, e trascorse un po’ di tempo prima che riuscissero a farli tacere, in modo che i rappresentanti dei due gruppi potessero parlare.
Falco aveva cominciato per primo, ma c’era ancora un gran chiasso e la sua voce secca non giungeva lontano. Lev si fece avanti e prese la parola. La sua voce sommerse tutte le altre, risuonando giubilante nell’aria argentea e ventosa della collina.
— Il Popolo della Pace saluta con spirito di cameratismo i rappresentanti della città! Siamo venuti a spiegarvi ciò che intendiamo fare, ciò che vi chiediamo di fare, e ciò che accadrà se respingete le nostre decisioni. Ascoltate ciò che vi diciamo, cittadini di Victoria, perché in questo stanno tutte le nostre speranze! Per prima cosa, tutti i nostri ostaggi devono essere liberati. Secondo, non ci saranno più arruolamenti forzati di lavoratori. Terzo, i rappresentanti del paese e della città s’incontreranno per negoziare un accordo commerciale più equo. Infine, il piano stabilito dal paese per fondare una colonia nel nord procederà senza interferenze da parte della città, così come il piano stabilito dalla città per colonizzare la Valle Sud lungo il Fiume del Mulino procederà senza interferenze da parte del paese. Questi quattro punti sono stati discussi e approvati da tutti gli abitanti di Shantih, e non sono soggetti a negoziati. Se non verranno accettati dal Consiglio, il popolo di Shantih avverte il popolo della città che ogni collaborazione in termini di lavoro, scambi, forniture di generi alimentari, di stoffe, di minerali e di prodotti cesserà e non sarà ripresa se prima i quattro punti non verranno accettati e resi operanti. Questa risoluzione non è aperta a compromessi. In nessun caso ricorreremo alla violenza contro di voi: ma se le nostre richieste non verranno accolte, non collaboreremo con voi. Non tratteremo e non accetteremo compromessi. Parlo in nome della coscienza del mio popolo. Non molleremo.
Circondata dagli uomini in giubba bruna al punto che non riusciva a vedere che spalle e schiene e calci di moschetto, Vera tremava ancora ansimante per la marcia affrettata, e sbatteva le palpebre per ricacciare le lacrime. La voce chiara, forte, coraggiosa, giovane, che parlava senza collera né incertezza, cantava le parole della ragione e della pace, cantava l’anima di Lev, l’anima di Vera, l’anima di tutti, la sfida e la speranza…
— Non si tratta — disse la voce cupa e asciutta, la voce di Falco, — di negoziare o di giungere a compromessi. Su questo siamo d’accordo. La vostra presenza numerica è imponente. Ma ricordate che noi rappresentiamo la legge e che siamo armati. Non desidero che ci siano violenze. Non sono necessarie. Siete voi che ce lo imponete, portando una folla così enorme per costringerci ad accettare le vostre richieste. Ciò è intollerabile. Se i vostri cercheranno di avanzare di un solo passo verso la città, ordineremo ai nostri uomini di fermarli. La responsabilità per i feriti e i morti sarà vostra. Ci avete costretti a prendere misure estreme per difendere la comunità umana di Victoria. Non esiteremo a farlo. Ora ordinerò alla folla di disperdersi e di tornare a casa. Se non ubbidirà prontamente, ordinerò ai miei uomini di usare le armi a volontà. Prima voglio procedere allo scambio degli ostaggi, secondo gli accordi. Le due donne, Vera Adelson e Luz Marina Falco, sono qui? Lasciamo che attraversino sane e salve la linea tra noi.
— Non esiste nessun accordo per lo scambio! — disse Lev, e la sua voce era piena di collera.
Herman Macmilan si era fatto largo tra i suoi uomini e aveva afferrato Vera per un braccio, come per impedirle di fuggire o forse per condurla avanti. Quella stretta pesante la sconvolse e la esasperò. Tremò di nuovo, ma non si svincolò e non disse niente a Macmilan. Adesso riusciva a vedere Lev e Falco; e restò immobile.
Lev era rivolto verso di lei, a una decina di metri, sulla piatta cima del colle. Il suo volto era straordinariamente luminoso nell’inquieta luce del sole. Elia gli stava al fianco e gli parlava, concitato. Lev scosse la testa e si rivolse di nuovo a Falco. — Non c’è stato nessun accordo, e non ci sarà. Lasci liberi Vera e gli altri. Sua figlia è già libera. Noi non mercanteggiamo, capite? E non badiamo alle minacce.
Le migliaia di persone ammassate sulla strada tacevano. Sebbene non tutti potessero udire ciò che veniva detto, il silenzio si era propagato tra loro: soltanto qua e là si sentiva il piagnucolio dei bambini piccoli, tenuti stretti dalle madri. Il vento soffiò più forte, e cadde. Le nubi sopra la baia di Songe si ammassavano più pesanti, ma non avevano ancora nascosto il sole.