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«Forse là imparerà a usare modi migliori», osservò Sara, con un cupo sorriso.

Dopo quel secondo epitaffio non sembrava ci fosse altro da aggiungere, ma d’un tratto Cazaril rammentò una cosa che lo aveva incuriosito. «Il giorno prima che Orico morisse, avete detto…» mormorò, schiarendosi la gola. «E di quale giorno si è trattato, mia signora?»

Lo sguardo di lei cercò il suo e le scure sopracciglia s’inarcarono di scatto. «Del giorno successivo alle nozze di Iselle, è ovvio.»

«Non del giorno precedente? In tal caso, Martou dy Jironal era stranamente male informato, per non parlare di quanto è stato avventato in certe sue azioni. Inoltre mi sembra una vera sfortuna, morire il giorno prima di essere salvato.»

«Io, il medico di Orico e l’Arcidivino Mendenal, che lo abbiamo assistito, giureremo che Orico era ancora vivo e che ci ha parlato quel pomeriggio, quella sera, e che ha esalato l’ultimo respiro soltanto la mattina successiva», ribadì Sara, serrando le labbra. «Di conseguenza, il matrimonio di Iselle col Royse Bergon è valido e inattaccabile.»

Quel pretesto legale era dunque privo di fondamento: i nobili contrariati da quel matrimonio non avrebbero avuto modo di contrastarlo. Cazaril provò a raffigurarsi quella veglia, durata un intero giorno, accanto al cadavere gelido e gonfio del marito, e si chiese cosa avesse pensato Sara, su cosa avesse riflettuto, mentre le ore scorrevano lente in quella camera sigillata. D’altro canto, lei aveva reso quell’orrore un dono per Iselle, per Bergon e per la Casa di Chalion che adesso stava abbandonando. Cazaril si trovò a immaginarla nei panni di un’ordinata massaia, che spazzava le vecchie, familiari stanze per l’ultima volta, lasciando sul focolare un vaso di fiori per i nuovi occupanti. «Io… credo di capire», disse infine.

«Lo credo anch’io, Castillar. Voi avete sempre visto le cose molto in profondità… e sapete essere discreto», replicò Sara.

«È una condizione insita nel mio ruolo, Royina.»

«Avete servito bene la Casa di Chalion, forse meglio di quanto meritasse.»

«Ma non bene quanto sarebbe stato necessario», ribatté Cazaril, e la Royina assentì con un sospiro.

Alle domande che Cazaril le pose sul suo futuro, Sara rispose che stava tornando nella provincia in cui era nata per insediarsi in una tenuta di campagna, dove sarebbe stata felicemente padrona di se stessa. Non aveva un’aria rassegnata; pareva anzi lieta di lasciare Cardegoss ai suoi successori. Alzatosi, lui le augurò con tutto il cuore ogni bene e un viaggio tranquillo, poi le baciò le mani, omaggio che Sara ricambiò, sfiorandogli anche fugacemente la fronte con le dita quando lui le rivolse un inchino di commiato.

Nell’osservare i carretti che si rimettevano in marcia, Cazaril sussultò, immaginando gli scossoni prodotti dai solchi della strada. Senza dubbio, le strade di Chalion avevano bisogno di essere migliorate: ben pochi potevano esserne sicuri quanto lui, che le aveva percorse a lungo. Nell’Arcipelago, aveva visto strade lisce e ampie, tali da poter essere usate con qualsiasi condizione climatica… Si sorprese a pensare che forse Iselle e Bergon avrebbero dovuto convocare alcuni costruttori roknari, perché strade migliori, e meno infestate dai banditi, avrebbero giovato immensamente a Chalion. Anzi, a Chalion-Ibra, sì corresse mentalmente con un sorriso, mentre Foix lo aiutava a rimontare in sella.

29

Con una mossa previdente, mentre Cazaril si attardava a parlare con la Royina Sara, Palli aveva mandato avanti Ferda, al galoppo. Così, quando finalmente entrò nel cortile dello Zangre, il gruppo proveniente da Taryoon trovò ad attenderlo il siniscalco e un vero spiegamento di servitori. Dopo che uno stalliere lo ebbe aiutato a scendere di sella e il siniscalco lo ebbe salutato con un inchino, Cazaril si stiracchiò con cautela e pose subito la domanda che gli stava più a cuore. «La Royina Iselle e il Royse Bergon sono qui?»

«No, mio signore. Si sono appena recati al Tempio, per la cerimonia d’investitura di Lord dy Yarrin e del Royse Bergon.»

Com’era prevedibile, la Royina aveva scelto dy Yarrin come nuovo Santo Generale dell’Ordine della Figlia, mentre la nomina di Bergon alla carica di Santo Generale dell’Ordine del Figlio era, secondo Cazaril, una mossa davvero felice per recuperare il controllo diretto di quella forza militare tanto importante per la royacy nonché per evitare contese tra i più importanti nobili di Chalion. Lui sapeva che era stata Iselle ad avere quell’idea, anche perché ne avevano discusso prima che lei e Bergon lasciassero Taryoon. Cazaril le aveva fatto notare che l’onore la obbligava a ricompensare la fedeltà dimostrata da dy Yarrin, concedendogli quella nomina che tanto desiderava, ma le aveva ricordato anche che dy Yarrin non era più giovanissimo e che, col tempo, anche la carica di generale dell’Ordine della Figlia sarebbe tornata in possesso della royacy.

«Ah!» esclamò Palli. «Allora era fissato per oggi? E la cerimonia è ancora in corso?»

«Credo di sì, signore», rispose il siniscalco.

«Se mi affretto, forse riuscirò a vederne una parte. Cazaril, posso lasciarti alle buone cure di questo gentiluomo? Lord siniscalco, provvedete perché si riposi… Cercherà di farvi credere che è guarito dalle sue ferite recenti, ma non credetegli», lo ammonì Palli, poi fece girare il cavallo e rivolse a Cazaril un allegro saluto. «A cose finite, tornerò per raccontarti tutto», promise, oltrepassando al trotto il portone con la sua piccola scorta.

Stallieri e servitori presero subito in consegna cavalli e bagaglio, poi, sperando di apparire dignitoso, Cazaril rifiutò il braccio offertogli dal siniscalco, almeno sinché non fossero arrivati alle scale; quando però si diresse verso il corpo principale del castello, il siniscalco lo richiamò.

«Per ordine della Royina, il vostro alloggio è stato trasferito nella Torre di Ias», spiegò. «In tal modo, sarete più vicino a lei e al Royse.»

Compiaciuto di quella sistemazione, Cazaril seguì il siniscalco fino al terzo piano della torre, dove si erano insediati il Royse Bergon e il suo seguito di nobili ibrani. Bergon aveva scelto per sé una camera da letto diversa da quella in cui era recentemente morto Orico, ma era evidente che non aveva l’abitudine di dormirci. Quanto a Iselle, si era sistemata nell’appartamento della Royina, al piano superiore. La stanza di Cazaril era adiacente a quella di Bergon, e qualcuno vi aveva già trasferito il suo baule e le poche cose che lui possedeva, insieme con un intero, nuovo cambio di vestiario per il banchetto di quella sera. Dopo aver atteso che i servitori gli portassero l’acqua per lavarsi, Cazaril li congedò e si sdraiò sul letto, intenzionato a riposare, come gli era stato suggerito da Palli.

Dopo soltanto dieci minuti, tuttavia, Cazaril si alzò, dirigendosi al piano superiore per vedere com’era organizzato il suo nuovo studio. Riconoscendolo, una serva gli permise di entrare, salutandolo con una riverenza, e lui andò subito a curiosare nella camera che Sara aveva riservato al suo segretario. Come si era aspettato, essa era occupata dai registri e dai libri contabili originali della Royina, cui ne erano stati aggiunti molti altri. Ma, seduto all’ampia scrivania c’era un uomo dai capelli scuri, sui trent’anni, abbigliato con una veste grigia che aveva su una spalla la treccia color carminio propria di un Divino del Padre. L’uomo era intento a segnare cifre su uno dei libri contabili che erano responsabilità di Cazaril; un mucchio di corrispondenza aperta era allargato a ventaglio vicino alla sua mano sinistra e, sulla destra, c’era una pila ancora più grossa di lettere ultimate e da firmare.

«Posso esservi utile, signore?» domandò l’uomo, in tono cortese ma freddo, sollevando infine lo sguardo su Cazaril.

«Io… chiedo scusa, ma non credo che ci conosciamo. Chi siete?»

«Sono l’Erudito Bonneret, il segretario personale della Royina Iselle.»

Cazaril aprì la bocca e la richiuse senza aver emesso suono, anche se avrebbe voluto gridare: Ma sono io il segretario personale della Royina Iselle! «Si tratta di una nomina temporanea, vero?» chiese, infine.