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Dopo essersi presentato formalmente, Lord Dondo schioccò le dita in direzione di un servitore, che si affrettò a porgergli un piccolo cofanetto, dal quale, con fare teatrale, Dondo prelevò una collana di perle di una lunghezza incredibile, che sollevò perché tutti potessero vederla. «Royesse, vi porgo il benvenuto a Cardegoss per conto del mio sacro Ordine, della mia gloriosa famiglia e della mia nobile persona! Permettetemi di offrirvi questo filo di perle, la cui lunghezza equivale alla vostra statura, quindi la raddoppia.» Mostrò nuovamente la collana, che in effetti era lunga come Iselle, che la guardava, stupita. «Intendo inoltre rendere grazie agli Dei per il fatto che voi non siete ancora più alta… altrimenti sarei andato in bancarotta.» Mentre una risatina si diffondeva tra i cortigiani, Lord Dondo sfoggiò un accattivante sorriso e aggiunse, in tono sommesso: «Posso?»

Senza attendere una risposta, si chinò in avanti per passare le perle sopra la testa di Iselle, che sussultò leggermente nel sentire la mano di lui che le sfiorava la guancia. Subito dopo, tuttavia, prese ad accarezzare quelle piccole sfere scintillanti con un sorriso pieno di meraviglia, balbettando parole di ringraziamento cui Dondo rispose con un inchino un po’ troppo accentuato, tanto che a Cazaril sembrò improntato più a una sottile derisione che al rispetto.

Conclusa la presentazione e l’offerta del suo dono, Dondo si concesse infine un momento per mormorare qualcosa all’orecchio del fratello e, pur essendo troppo lontano per distinguere le parole, Cazaril ebbe la netta impressione di vedere le sue labbra formare la parola Gotorget. Per un istante, dy Jironal si girò a guardare Cazaril con occhi sorpresi e attenti, poi entrambi i fratelli furono costretti a spostarsi per fare posto al nobile successivo.

I doni di benvenuto elargiti al Royse e alla Royesse erano così numerosi che Cazaril fu costretto ad assumersi l’incarico di catalogare quelli di Iselle. Con l’aiuto di Betriz, annotò il nome di ciascun donatore, il regalo ricevuto e trascrisse poi tutto nell’inventario personale della Royesse. Ma ciò non impedì al Castillar di notare — con una punta di divertimento — che quei cortigiani stavano sciamando intorno ai due giovani come mosche intorno a un vasetto di miele. Teidez era senza dubbio esaltato da tutte quelle attenzioni — infatti riusciva a stento a soffocare risatine entusiaste -, mentre dy Sanda appariva un po’ rigido: era soddisfatto, sì, però anche molto teso. Quanto a Iselle, pur essendo felice di quei doni, si stava comportando con notevole dignità. Si mostrò allarmata soltanto quando le venne presentato un inviato roknari, proveniente da uno dei principati del settentrione: un uomo alto, dalla pelle dorata, coi capelli ramati raccolti in un insieme elaborato di trecce e abbigliato con eleganti vesti di lino che fluttuarono come bandiere allorché lui eseguì un profondo inchino. Scura in volto, Iselle rispose con una cortese riverenza e accettò con qualche parola di ringraziamento una splendida cintura d’oro decorata con coralli intagliati e pezzi di giada.

Benché fossero soprattutto armi, i doni di Teidez risultarono più assortiti; Iselle ricevette prevalentemente gioielli, ma anche tre eleganti carillon. Alla fine della cerimonia, i regali non immediatamente indossati vennero disposti su un tavolo, dato che il loro scopo ultimo era appunto permettere a tutti di ammirare la ricchezza, l’ingegnosità o la generosità di chi li aveva elargiti. Infine, lasciati quei doni alla sorveglianza di due paggi, la folla dei cortigiani di Cardegoss passò nella sala dei banchetti.

Il Royse e la Royesse vennero scortati alla tavola d’onore e fatti sedere rispettivamente accanto a Orico e alla Royina; i posti successivi vennero occupati dai fratelli dy Jironal, dal Cancelliere — accomodato vicino al quattordicenne Teidez, al quale riservò un sorriso alquanto teso -, e da Lord Dondo, che, seduto accanto a Iselle, cercò subito di accattivarsene il favore. Ma le sue battute ebbero scarso successo.

Cazaril fu sistemato a uno dei lunghi tavoli disposti perpendicolarmente alla tavola d’onore, più avanti rispetto alla massa e abbastanza vicino alla sua protetta. Ben presto scoprì che il gentiluomo di mezz’età seduto alla sua destra era un inviato di Ibra.

«Gli ibrani mi hanno trattato bene nel corso del mio ultimo soggiorno nella vostra terra», disse con cortesia, dopo che si furono presentati, evitando peraltro di scendere nei dettagli. «Cosa vi ha condotto a Cardegoss, mio signore?»

«Siete il segretario di Iselle, vero?» replicò l’ibrano, con un sorriso cordiale. «Ecco, a parte il fatto che è senza dubbio piacevole venire a caccia a Cardegoss, in autunno, il Roya di Ibra mi ha inviato qui perché persuadessi il Roya Orico a non sostenere la ribellione scatenata dall’Erede nell’Ibra meridionale. Attualmente, l’Erede sta accettando aiuti dalla Darthaca, ma, col tempo, scoprirà che sono una lama a doppio taglio.»

«La ribellione del suo Erede deve costituire un doloroso contrattempo per il Roya di Ibra», osservò Cazaril, sincero, ma in tono volutamente neutro. Negli ultimi trent’ anni, infatti, la vecchia Volpe di Ibra aveva fatto il doppio gioco con Chalion tante di quelle volte da poter essere considerata un dubbio alleato e un pericoloso nemico, anche se quell’orribile, intermittente guerra contro il figlio poteva essere considerata una punizione inflittagli dagli Dei per la sua infida astuzia. «Non ho idea di quali siano le intenzioni del Roya Orico», proseguì. «Tuttavia preferire un contendente giovane a uno anziano mi sembra una scommessa vincente. Quei due dovranno fare di nuovo la pace, altrimenti sarà il tempo a risolvere la contesa: per quel vecchio, sconfiggere il figlio sarebbe come sconfiggere se stesso.»

«Non stavolta, dato che il Roya di Ibra ha un altro figlio», ribatté l’inviato, poi si guardò intorno e si protese verso Cazaril, proseguendo in un sussurro: «Questo fatto non è sfuggito all’Erede che, per garantire la propria posizione, lo scorso autunno ha cercato di aggredire il fratello minore. Badate, lui sostiene di non aver ordinato affatto una simile azione… Dice che sono stati alcuni suoi seguaci a fraintendere certe affermazioni avventate, ma, a mio parere, le sue parole erano state comprese fin troppo bene… Comunque, grazie agli Dei, il tentativo di rapire il giovane Royse Bergon è stato sventato. Con quel gesto, però, l’Erede ha esaurito ogni possibilità di fare appello alla clemenza del padre. Non ci sarà pace tra loro, a meno che l’Ibra meridionale non scelga di arrendersi».

«Una triste vicenda», affermò Cazaril. «Spero che finiscano tutti per ritrovare un po’ di buon senso.»

«Già», convenne l’inviato, con un sorrisetto teso, apprezzando l’abilità con cui Cazaril aveva evitato di schierarsi e rinunciando a smuoverlo dalla sua posizione chiaramente a favore dell’Erede.

Il banchetto fu davvero superbo e Cazaril si ritrovò pieno fin quasi a scoppiare quando finalmente la corte si trasferì nel salone in cui si sarebbero svolte le danze. Il Roya Orico si addormentò immediatamente sul suo seggio, suscitando in lui una notevole invidia. L’esibizione dei musici di corte risultò eccellente e la Royina Sara, pur non prendendo parte alle danze, si addolcì progressivamente in volto nell’ascoltare la musica e ne seguì il ritmo battendo la mano sul bracciolo. Accostatosi a una parete, Cazaril vi si appoggiò comodamente con le spalle, cercando di digerire quello che aveva mangiato, e rimase a guardare gli ospiti più giovani, più vigorosi o semplicemente meno sazi descrivere le eleganti figure della danza. Né Iselle, né Betriz e neppure Nan dy Vrit erano mai senza cavaliere.