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Dopo un brano particolarmente vivace, musici e danzatori si concessero una pausa e Cazaril si unì agli applausi generali, avviati dalla Royina. D’un tratto, una voce familiare quanto del tutto inaspettata, gli risuonò all’orecchio.

«Bene, Castillar, mi fa piacere constatare che cominci ad avere di nuovo l’aspetto di un tempo.»

«Palli!» esclamò Cazaril, controllando appena in tempo l’impulso di abbracciare l’amico e trasformando il gesto in un profondo inchino.

Palli era vestito coi calzoni azzurri, con la tunica e col tabarro bianchi, propri dell’Ordine militare della Figlia, e aveva gli stivali lucidi e la spada che gli scintillava al fianco. Scoppiò a ridere e rispose con un inchino altrettanto cerimonioso, seguito però da una salda e calorosa stretta di mano.

«Cosa ti conduce a Cardegoss?» chiese poi Cazaril, incuriosito.

«La giustizia, per la Dea! E non è stato lavoro da poco, considerato che ci è voluto un anno per mettere insieme tutti i pezzi. Sono qui per sostenere uno dei Lord Devoti, il Provincar dy Yarrin, in una sua piccola impresa di natura sacra. Non mi dispiacerebbe dirti di più al riguardo, ma non qui.» Lasciò vagare lo sguardo per la sala, dove le danze stavano riprendendo. «A quanto pare, sei sopravvissuto al tuo viaggio fino a corte… Significa che hai superato quella tua lieve crisi di nervi?»

«Finora sono sopravvissuto», replicò Cazaril, con una smorfia. «Anch’io preferisco non dire altro, qui, perciò suggerirei di trovare un angolo più fresco dove poter parlare tranquillamente.» Con una rapida occhiata, vide che Lord Dondo e suo fratello non c’erano, ma lì intorno si aggirava almeno una mezza dozzina di uomini che avrebbero senza dubbio riferito a entrambi di quel loro incontro.

I due si avviarono con passo noncurante verso la camera successiva, dove Cazaril guidò Palli verso la rientranza di una finestra che si affacciava su un cortile rischiarato dalla luna; di sotto, una coppia sedeva sul lato opposto del cortile, ma era troppo lontana per poterli sentire e aveva di certo altre cose cui pensare.

«Allora, cosa sta facendo bollire in pentola il vecchio dy Yarrin, per essere venuto a corte con tanta determinazione?» chiese Cazaril.

Il Provincar dy Yarrin era uno dei nobili di Chalion di rango più elevato tra coloro che avevano scelto di affiliarsi all’Ordine militare della Figlia. In genere, la maggior parte dei giovani nobili inclini alla vita militare preferiva votarsi all’Ordine del Figlio, per via della sua gloriosa tradizione nel combattere contro gli invasori roknari. Da giovane, perfino Cazaril aveva pronunciato un giuramento di Devoto laico all’Ordine del Figlio, giuramento che aveva poi rinnegato… in circostanze cui preferiva non pensare. Di dimensioni assai ridotte, il sacro Ordine militare della Figlia s’interessava di problemi umili e domestici, come la protezione dei Templi, il pattugliamento delle strade di accesso ai santuari oggetto di pellegrinaggio e, per estensione, si occupava della cattura di ladri di cavalli e di bestiame nonché degli assassini. Per quanto inferiori in numero rispetto agli altri ordini, i soldati votati alla Dea compensavano abbondantemente quella mancanza con la loro appassionata dedizione al loro servizio, come dimostrava il comportamento dello stesso Palli che, a parere di Cazaril, aveva finalmente trovato la sua vera vocazione.

«Si tratta di pulizie di primavera», spiegò Palli, sfoggiando un sorriso degno di una delle volpi del deserto di Umegat. «Un piccolo, sgradevole pasticcio insorto all’interno delle mura del Tempio, che finalmente si sta risolvendo. Da tempo dy Yarrin sospettava che qui a Cardegoss qualcuno si fosse appropriato dei fondi dell’Ordine, approfittando della lunga malattia del vecchio generale. Che qualcuno, insomma, facesse finire nella propria borsa quel denaro.»

«Una cosa sgradevole», borbottò Cazaril.

«La notizia non ti sorprende?» domandò Palli, inarcando un sopracciglio.

«In linea di massima, no», replicò Cazaril, scrollando le spalle. «Certi uomini, davanti a una tentazione così forte, cedono e basta. Non ho sentito dire nulla di preciso contro il controllore dell’Ordine della Figlia, qui a Cardegoss, a parte le abituali calunnie… Ma quelle vengono mosse a qualsiasi funzionario e ogni stolto è pronto a ripeterle.»

«Dy Yarrin ha impiegato oltre un anno a raccogliere prove e testimoni… Due ore fa, abbiamo colto di sorpresa il controllore, appropriandoci dei suoi libri mastri. Adesso lui è rinchiuso nelle celle della Casa della Figlia, sotto sorveglianza, e domattina dy Yarrin presenterà il caso al consiglio dell’Ordine. Il controllore verrà privato della sua carica e del suo rango entro il pomeriggio e sarà consegnato entro sera alla Cancelleria di Cardegoss per ricevere la meritata punizione», concluse, serrando il pugno.

«Ben fatto! Ti fermerai per qualche tempo, una volta concluso il processo?»

«Spero di restare qui un paio di settimane, per andare a caccia.»

«Oh, splendido», esclamò Cazaril, assaporando già il doppio piacere del tempo che avrebbe trascorso con l’amico e della possibilità di conversare con un uomo intelligente e onorevole.

«Ho preso alloggio in città, a Palazzo Yarrin, e stanotte non mi posso fermare a lungo. Sono venuto allo Zangre soltanto per accompagnare dy Yarrin, che è andato a presentare i suoi omaggi e il suo rapporto al Roya Orico e al generale Lord Dondo dy Jironal. Considerato il tuo aspetto decisamente sano, devo dedurre che i tuoi timori relativi ai fratelli Jironal siano risultati infondati.»

Cazaril non rispose immediatamente. La brezza che giungeva dalla finestra si era fatta gelida, tanto che perfino i due amanti nel cortile avevano scelto di rientrare. «Sto bene attento a non contrastare l’uno o l’altro, in nessun modo», rispose, infine.

Palli si accigliò, e parve lottare con se stesso per trattenere le parole che gli bruciavano sulle labbra.

In quel momento, un paio di servitori entrarono nella stanza, spingendo un carrettino su cui era sistemato un otre di vino caldo, che esalava un aroma di spezie e di zucchero, destinato alla sala da ballo. Sulla soglia, incrociarono una giovane dama che usciva ridacchiando, inseguita da presso da un cortigiano che rideva a sua volta. Ben presto, i due svanirono in lontananza, anche se l’eco delle loro risate continuò ad aleggiare, confondendosi con la musica, le cui note cadevano come fiori dall’alto della galleria.

«Lady Betriz dy Ferrej ha accompagnato qui da Valenda la Royesse Iselle?» domandò Palli.

«Non l’hai vista, tra le coppie che danzavano?» ribatté Cazaril.

«No… Ho visto anzitutto te, simile a un lungo bastone impegnato a puntellare le pareti. Quando ho saputo che la Royesse era qui, sono venuto a vedere se per caso c’eri anche tu, sebbene il modo in cui ti eri espresso nel corso del nostro ultimo incontro m’inducesse a dubitarne. Credi che potrei danzare con lei, prima che dy Yarrin finisca di conferire con Orico?»

«Se ritieni di avere le forze necessarie per aprirti un varco tra la calca che la circonda…» commentò Cazaril. «Io, in genere, preferisco rinunciare.»

Palli riuscì nell’impresa senza sforzo apparente, e ben presto si trovò a guidare una sorpresa e ridente Betriz nelle complesse figure della danza. Dedicò la danza successiva alla Royesse Iselle che, come Betriz, sembrò lieta di rivederlo. Poi si concesse una pausa e una mezza dozzina di nobili si avvicinò per salutarlo. Anche un paggio gli si accostò, mormorandogli all’orecchio un messaggio, in risposta al quale Palli si affrettò ad accomiatarsi con un inchino. Probabilmente doveva raggiungere il Lord Devoto dy Yarrin e accompagnarlo a casa.

Nel guardarlo allontanarsi, Cazaril si augurò che, il giorno dopo, il nuovo generale del sacro Ordine della Figlia, Lord Dondo dy Jironal, si mostrasse lieto e grato per l’opera di pulizia che quei due avevano intrapreso per suo conto, e a sua insaputa.

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