«Capisco», commentò Cazaril, scorrendo il testo del mandato. «Quest’ordine era la rete da lui tesa per bloccarmi, in caso i suoi assassini avessero fallito. Temo però che l’abbia emanato un po’ troppo tardi. Come hai detto anche tu, sono notizie ormai vecchie.»
«Sì, però hanno un seguito. Da quell’idiota obbediente che è, il comandante locale ha risposto a dy Jironal con una lettera, in cui sosteneva che il mandato si basava su premesse chiaramente errate, dato che tu avevi agito per ordine esplicito della Royesse Iselle. Così, pur ammettendo di averti visto, non ti aveva arrestato. Sottolineava inoltre che la tua missione non era stata un tradimento, bensì un atto che aveva portato grandi benefici a Chalion. E infatti il matrimonio aveva suscitato un enorme entusiasmo nella popolazione di Taryoon, rivelando anche che la nuova Erede, oltre a essere bellissima, era anche saggia e buona. E ciò era un sollievo e un motivo di speranza, dopo i disastri causati dal regno di Orico.»
«Considerato che quei disastri sono stati causati anche da dy Jironal, quell’ultima frase suona davvero come un insulto…»
«Sì, ma credo che fosse del tutto involontario, perché quel comandante è… un sempliciotto, nel modo di pensare e di parlare. Lui, in realtà, intendeva persuadere dy Jironal a fornire alla Royesse tutto il proprio appoggio.»
«È più probabile che la sua lettera abbia l’effetto opposto», affermò Cazaril. «Dy Jironal si convincerà che il sostegno di cui lui stesso gode si sta rapidamente deteriorando, e ciò lo indurrà ad agire subito per rinforzare le proprie posizioni. Quando pensi che il Cancelliere abbia ricevuto questi saggi consigli da parte del suo subordinato?»
«Ieri mattina di buon’ora», rispose Palli, con una smorfia.
«Ecco, immagino che in quella lettera non ci sia nulla che lui non possa aver appreso da altre fonti», concluse Cazaril, passando la missiva a Bergon, che la lesse con attenzione.
«Dy Jironal ha lasciato Cardegoss», commentò Iselle, assorta.
«Sì, ma per andare dove?» domandò Palli.
«Se è partito con una scorta ridotta, allora punta a raggiungere un luogo in cui sono concentrate le sue forze e abbastanza vicino a Taryoon da permettere un attacco. Il che significa che sta andando da suo genero, il Provincar della Thistan, che si trova a est rispetto a noi, oppure a Valenda, che si trova a nord-ovest», rifletté dy Baocia, tormentandosi un labbro.
«Thistan è più vicina», osservò Cazaril.
«Ma a Valenda lui ha mia madre e mia sorella in ostaggio», gli ricordò cupamente dy Baocia.
«È una situazione che esisteva anche prima», gli fece notare Iselle, con voce tesa per la preoccupazione. «Zio, sono state loro a dirmi di andare…»
Bergon stava ascoltando con la massima attenzione, con l’aria forse un po’ turbata ma senza mostrare segni di panico. Cazaril si disse che, in fondo, quel giovane era cresciuto in mezzo a una guerra civile…
«Credo che dovremmo puntare dritti verso Cardegoss e prenderne possesso, approfittando dell’assenza di dy Jironal», affermò infine Iselle.
«In tal caso, prima dovremmo espugnare Valenda per liberare i nostri familiari e avere le spalle protette», le spiegò suo zio. «Se però dy Jironal sta radunando uomini per attaccare Taryoon, non posso privare la città delle sue difese.»
«Ma se Bergon e io lasceremo Taryoon, dy Jironal non avrà più motivo di attaccare», obiettò Iselle, in tono ansioso. «Né qui né a Valenda. È su di me che deve mettere le mani.»
«L’idea che dy Jironal vi tenda un’imboscata lungo la strada non mi piace affatto», osservò Cazaril.
«Quanti uomini ci potresti dare per scortarci a Cardegoss, zio, ed entro quanto tempo?» domandò Iselle. «Deve trattarsi di cavalieri. La fanteria dovrebbe seguirci alla massima velocità possibile.»
«Potrei radunare cinquecento cavalieri per domani notte, e mille fanti entro il giorno successivo», rispose dy Baocia, sia pure con una certa riluttanza. «I miei due buoni vicini ne potrebbero inviare altrettanti, ma non così presto.»
Cazaril pensò che, in realtà, dy Baocia avrebbe potuto fornire un numero di uomini doppio di quello proposto, se non fosse stato tanto riluttante ad agire. In un momento come quello, in cui bisognava rischiare il tutto per tutto, una cautela eccessiva poteva essere fatale quanto la troppa imprudenza.
«Allora falli preparare», ordinò Iselle, incrociando le mani in grembo. «Presenzieremo alla veglia di preghiera dell’alba per il Giorno della Figlia e alla processione che seguirà, proprio come avevamo stabilito. Zio, Lord dy Palliar, vi prego d’inviare tutti gli uomini possibili in ogni direzione per raccogliere informazioni sui movimenti di dy Jironal. Domani sera, una volta vagliate le notizie raccolte, prenderemo una decisione definitiva.»
Inchinandosi, i due uomini si affrettarono a lasciare la stanza, ma Iselle chiese a Cazaril di fermarsi ancora per un momento. «Non volevo discutere con mio zio, però credo che la minaccia a Valenda sia soltanto una manovra diversiva», affermò, in tono peraltro un po’ dubbioso. «Voi che ne pensate?»
«Dal punto di vista del Roya e della Royina di Chalion-Ibra… quella città non ha una posizione geografica importante, chiunque ne sia in possesso.»
«Allora lasciamo che si riveli una perdita di tempo per gli uomini di dy Jironal e non per i nostri, anche se temo che mio zio possa sollevare qualche difficoltà al riguardo.»
«La strada per Valenda e quella per Cardegoss hanno il primo tratto in comune», disse Bergon, schiarendosi la gola. «Potremmo fingere di puntare su Valenda e prendere invece la deviazione per Cardegoss.»
«Fingere con chi?»
«Con tutti o quasi. In tal modo, le spie che dy Jironal ha sicuramente anche qui, tra noi, lo manderanno nella direzione sbagliata.»
Sì, Bergon è davvero il figlio della Volpe di Ibra, pensò Cazaril.
Iselle rifletté un momento, poi assunse un’espressione accigliata. «Funzionerà solo se gli uomini di mio zio ci seguiranno», obiettò.
«Se saranno ai nostri ordini, non avranno altra alternativa che obbedirci.»
«Spero di evitare una guerra, non di scatenarne una», gli ricordò Iselle.
«In tal caso, non marciare verso una città affollata di uomini del Cancelliere è la cosa più sensata, non credi?» replicò Bergon.
Con un sorriso un po’ triste, Iselle si protese a baciarlo su una guancia, e lui sollevò una mano a sfiorarsi il punto in cui si erano posate le sue labbra, con un gesto quasi meravigliato. «Ci concederemo entrambi una pausa di riflessione fino a domani», annunciò infine lei. «Cazaril, provvedete lo stesso a far partire la lettera per mio fratello Orico, come se avessimo intenzione di rimanere qui a Taryoon, anche se è possibile che noi si raggiunga il corriere lungo la strada e si provveda a consegnarla di persona.»
Con l’assistenza di dy Baocia e dell’Arcidivino, Cazaril non faticò a trovare in città e al Tempio i volontari disposti ad andare a Cardegoss per consegnare la lettera della Royesse. Il sostegno di cui godeva la coppia reale stava infatti aumentando di giorno in giorno e probabilmente sarebbe aumentato l’indomani, con l’arrivo in città di tutti coloro che avrebbero partecipato alla celebrazione del Giorno della Figlia. La giovinezza e la bellezza dei due sposi agiva come un potente talismano sul cuore degli uomini. Dopotutto, la stagione della Signora della Primavera era un periodo di rinnovamento, e veniva identificata con l’imminente ascesa al trono di Iselle. Il problema era portare un certo equilibrio nel governo di Chalion finché permaneva quell’atteggiamento benevolente, in modo che il sostegno popolare continuasse anche in momenti meno felici. In ogni caso, quel periodo di speranza sarebbe rimasto nella memoria e negli occhi di molti anche quando Iselle e Bergon fossero stati più maturi.