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Prossimo allo sfinimento, Cazaril si chiese se non era il caso d’indietreggiare attraverso il cortile, e se i fuggiaschi avevano già salito le scale. La frenetica occhiata che si gettò alle spalle fu un errore, perché gli fece perdere il ritmo: con uno stridio metallico, la lama del baociano gli strappò la spada dalla mano ormai formicolante e la fece schizzare sulle pietre, dove prese a ruotare su se stessa. Poi il baociano gli assestò un violento spintone all’indietro, allontanandolo dall’arcata e facendolo cadere supino. Subito dopo, una mezza dozzina di uomini oltrepassò il portone, al seguito del capitano, sparpagliandosi per il cortile e, nel passare accanto a Cazaril, un paio di loro, più prudenti ed esperti, gli assestarono un calcio per accertarsi che non si rialzasse. La loro identità rimaneva ancora ignota, ma non c’erano dubbi su chi li avesse mandati.

Tossendo, Cazaril si girò su un fianco in tempo per vedere dy Jironal varcare a grandi passi il cancello, nella scia di un’altra mezza dozzina di uomini, e superare dy Cembuer che era ancora a terra, piegato su se stesso coi denti serrati per il dolore. Ma Iselle e Bergon si erano messi in salvo, risalendo magari una scala riservata alla servitù o passando per i tetti? Per gli Dei, bisognava soltanto sperare che non avessero ceduto al panico, barricandosi nelle loro stanze…

«Martou!» tuonò Cazaril, sollevandosi sulle ginocchia, scorgendo dy Jironal che si dirigeva verso le scale della galleria, dove un gruppetto dei suoi uomini lo stava aspettando.

«Tu!» esclamò dy Jironal, girandosi di scatto, come se fosse stato attaccato all’estremità di una fune. In risposta a quel movimento, il capitano baociano e un altro soldato afferrarono subito Cazaril per le braccia, piegandogliele dietro la schiena e alzandolo.

«Sei arrivato troppo tardi!» gridò Cazaril. «Il matrimonio è stato celebrato e consumato, e adesso non c’è modo di annullarlo. Chalion possiede Ibra, al prezzo più basso mai pagato, e tutta la nazione celebra questa fortuna. Iselle è la Figlia della Primavera, la delizia degli Dei, non puoi vincere contro di lei. Arrenditi! Salva la tua vita e quella dei tuoi uomini!»

«È sposata?» ringhiò dy Jironal. «Se necessario, la renderò vedova. È una pazza traditrice, la prostituta di Ibra, è maledetta e non intendo permetterle di continuare ciò che sta facendo!» Giratosi di scatto, tornò ad avanzare verso le scale.

«Sei tu la prostituta, Martou! Tu hai venduto Gotorget in cambio del denaro roknari che io avevo rifiutato, e hai venduto me come schiavo sulle galee per impedirmi di parlare!» urlò Cazaril, scoccando occhiate frenetiche ai soldati, che adesso esitavano. Dentro di sé, continuava a contare i passi. Cinquantacinque, cinquantasei, cinquantasette… «Questo bugiardo vende i suoi uomini. Seguitelo, e rischiate di essere traditi la prima volta che lui sentirà odore di profitto!»

Dy Jironal tornò a girarsi ed estrasse la spada. «Adesso ti chiuderò la bocca, miserabile stolto!» sibilò. «Tenetelo fermo.»

Un momento, no…

I due uomini che trattenevano Cazaril si spostarono leggermente di lato, sgranando gli occhi, nel vedere dy Jironal che avanzava roteando la spada per vibrare un possente fendente a due mani.

«Mio signore… è un assassinio», balbettò l’uomo che teneva Cazaril per il braccio sinistro. Poi lui e il compagno bloccarono il fendente inteso a decapitarlo.

Senza darsi per vinto, dy Jironal cambiò l’attacco a metà del movimento della spada, trasformandola in un basso e violento affondo cui impresse tutto il peso e la forza che gli venivano dalla sua ira.

L’acciaio trapassò il broccato di seta, la pelle e i muscoli, affondando nel ventre di Cazaril, che venne quasi sollevato da terra dalla violenza dell’impatto.

Tutt’intorno scese il silenzio. La spada stava scivolando nel suo corpo con la lentezza di una perla che affondasse nel miele, e in maniera altrettanto indolore. Davanti a lui, il volto arrossato di dy Jironal era immobilizzato in una maschera di furia, e gli uomini che lo trattenevano si tenevano discosti da lui, la bocca aperta in un muto grido di sorpresa.

Con un ululato di trionfo che soltanto Cazaril poté sentire, il demone della morte fluì lungo la lama della spada, lasciandola incandescente al suo passaggio, e raggiunse la mano di dy Jironal, seguito da una specie di melassa nera, ululante di angoscia, che era l’essenza di Dondo. Crepitanti scintille biancazzurre si diffusero intorno al braccio destro di dy Jironal, avviluppandolo come edera e risalendo poi ad avvolgere tutto il suo corpo. Lentamente, la testa di dy Jironal s’inclinò all’indietro. Quando l’anima venne strappata dal corpo, una voluta di fuoco bianco gli scaturì dalla bocca, mentre i capelli si rizzavano e gli occhi dilatati ribollivano di una luce bianca. La spada che lui ancora stringeva in pugno si mosse sotto il suo peso, facendo sfrigolare intorno alla propria lama la carne di Cazaril. Poi bianco, rosso e nero vorticarono sino a fondersi, sgorgando all’esterno senza una direzione particolare. Le percezioni di Cazaril vennero aspirate sulla scia di quel ciclone, verso l’alto e fuori del suo corpo, come una colonna di fumo. Tre anime e un demone, vincolati tra loro, giunsero così al cospetto di un’azzurra Presenza…

La mente di Cazaril sembrò esplodere.

Si ritrovò ad aprirsi sempre più verso l’esterno, fino ad avere l’impressione che il mondo giacesse sotto di lui, come visto dall’alto di una montagna. Quello non era però il regno della materia, bensì un panorama di sostanza spirituale, fatto di colori cui non riusciva a dare un nome e di una luminosità devastante, che lo stava sollevando in una gloriosa turbolenza. Sentiva le menti del mondo sussurrare in un sospiro, simile all’alito del vento che soffiasse in una foresta… ammesso di poter distinguere, simultaneamente e separatamente, il canto di ciascuna foglia. E poteva anche udire tutte le grida di dolore e di cordoglio, di vergogna e di gioia, percepire ogni speranza e aspirazione… Mille migliaia di momenti di mille migliaia di vite che si stavano riversando attraverso il suo spirito sempre più dilatato.

Dalla superficie che si stendeva sotto di lui, piccole bolle di colore stavano emergendo a una a una, fluttuando in una danza a spirale, a centinaia e poi a migliaia, simili a grandi gocce di pioggia dirette verso l’alto… Morire significa dunque riversarsi attraverso le lacerazioni del mondo in questo luogo. Le anime generate dalla sostanza terrena andavano incontro, morendo, a questa strana, nuova nascita. È troppo, troppo, troppo… La sua mente non riuscì a contenere tutto e le visioni esplosero, allontanandosi da lui come acqua che gli colasse tra le dita.

Un tempo, nelle sue incerte elucubrazioni giovanili, aveva pensato che la Signora della Primavera fosse una giovane donna attraente, e gli insegnamenti dei Divini e di Ordol non avevano sostanzialmente modificato quell’idea. Quella Mente, invece, ascoltava in contemporanea ogni grido e canto del mondo. Osservava le anime salire in una spirale in tutta la loro terribile, complessa bellezza, con la gioia di un giardiniere che respirasse il profumo dei suoi fiori. E adesso quella Mente stava rivolgendo la sua attenzione su di lui.

Cazaril si sciolse e si trovò racchiuso tra le sue mani, poi gli parve che lei bevesse il fluido che lui era diventato, staccandolo dalla catena formata dai fratelli dy Jironal e dal demone, che vennero proiettati altrove, mentre lui veniva soffiato fuori dalle labbra di lei e proiettato di nuovo, in una spirale sempre più stretta, attraverso la grande lacerazione nel tessuto del mondo che si era creata nel momento della sua morte, tornando nel proprio corpo nel momento in cui la lama di dy Jironal gli usciva infine dalla schiena, col sangue che fioriva intorno alla sua punta come i petali di una rosa.