Palli lo prese sotto braccio, ed entrambi si avviarono per seguire dy Ferrej fuori del cortile e sul retro della fortezza, dove il giardiniere della Provincara aveva creato una piccola area fiorita. Nell’arco di tre passi, però, Cazaril cominciò a rimanere indietro e dy Palliar, vedendolo incespicare, fu costretto a rallentare il passo, cosa che lo indusse a scoccargli un’occhiata in tralice. Seduta sotto un’arcata di rose rampicanti non ancora sbocciate, la Provincara li stava attendendo con un paziente sorriso sulle labbra e li invitò con un cenno a prendere posto sulle sedie preparate dai servitori. Nell’adagiarsi con cautela sulla sua, e nonostante il cuscino, Cazaril non riuscì a trattenere un sussulto e un grugnito di dolore.
«Per i demoni del Bastardo», imprecò Palli, sottovoce. «I roknari ti hanno storpiato?»
«Solo a metà, ma Lady Iselle… sembra decisa a completare la loro opera», rispose Cazaril, appoggiandosi lentamente allo schienale. «Lei e quello stupido cavallo.»
Accigliandosi, la Provincara scoccò un’occhiata alle due ragazze che, pur non essendo state invitate, si erano accodate al gruppo. «Iselle, hai galoppato?» domandò, minacciosa.
«È stata tutta colpa del mio nobile destriero, mia signora», fu pronto a intervenire Cazaril. «Si è creduto minacciato da un daino divoratore di cavalli, quindi ha scartato di lato e io non sono stato pronto a fare altrettanto.» Accettò un bicchiere di vino offertogli da un servitore e ne bevve un sorso con gratitudine, cercando di non rovesciarlo. La sgradevole sensazione di paura che lo aveva oppresso stava finalmente passando.
Iselle gli scoccò un’occhiata colma di gratitudine, che non sfuggì alla Provincara, la quale sbuffò con aria perplessa. «Iselle, Betriz… Andate a indossare qualcosa di adatto per la cena, al posto di quegli abiti da equitazione», ordinò allora, a mo’ di punizione. «Forse siamo gente di campagna, ma non per questo dobbiamo ridurci al livello di selvaggi.»
Riluttanti, le due ragazze si allontanarono a passo lento, girandosi spesso ad ammirare l’affascinante visitatore.
«Come mai sei qui, Palli?» chiese Cazaril, quando quella doppia distrazione ebbe svoltato l’angolo della fortezza.
Anche Palli stava fissando le ragazze e sembrò riscuotersi da chissà quale contemplazione.
Chiudi quella bocca, amico mio, pensò Cazaril, divertito. Non fare anche tu, come me, la figura dell’idiota.
«Oh, sono diretto a Cardegoss, per fare atto di presenza a corte», spiegò infine Palli. «Mio padre faceva sempre tappa qui, per via della sua amicizia col vecchio Provincar… Così, quando siamo passati vicino a Valenda, ho osato inviare un messaggero. La mia signora» — e fece un cenno verso la Provincara -, «è stata tanto cortese da invitarmi a fermarmi.»
«Ti avrei preso a schiaffi, se non avessi fatto il tuo dovere, fermandoti a salutarmi», replicò sorridendo la Provincara, con ammirevole illogicità. «Erano decisamente troppi anni che non avevo più modo di vedere te o tuo padre. Mi è dispiaciuto apprendere della sua morte.»
Palli annuì, poi tornò a rivolgersi a Cazaril. «Abbiamo intenzione di far riposare i cavalli stanotte e di ripartire domattina a un’andatura tranquilla. Il clima è troppo gradevole per affrettarsi. Le strade sono piene di pellegrini diretti a ogni santuario e Tempio, ma purtroppo brulicano anche di predoni. Ci era stato detto che, sui passi, c’erano dei banditi, ma non siamo riusciti a trovarli.»
«Li hai cercati?» esclamò Cazaril, sconcertato. Nel corso del suo viaggio lui aveva sperato e pregato di non incontrare banditi.
«Ehi! Sono il signore di Palliar, quindi un nobile consacrato all’Ordine della Figlia… al posto di mio padre. Di conseguenza, ho doveri da compiere.»
«Cavalchi insieme coi soldati-fratelli?»
«Direi piuttosto che viaggio col convoglio dei bagagli. Non faccio altro che tenere registri, raccogliere affitti, rintracciare equipaggiamenti e occuparmi di logistica. Del resto, queste sono le gioie del comando, come ben sai, dato che sei stato proprio tu a insegnarmele. Per una parte di gloria, dieci parti di letame da spalare.»
«Una proporzione così buona?» sorrise Cazaril. «Allora sei davvero benedetto.»
Sorridendo di rimando, Palli accertò il formaggio e le focacce che un servitore gli porgeva. «Ho alloggiato le mie truppe in città», proseguì. «Non mi sarei mai aspettato di trovarti qui, Caz! Non appena ho pronunciato il nome Gotorget, mi sono sentito chiedere se ti conoscevo e, allorché questa dama mi ha detto che eri arrivato qui a piedi fin da Ibra, conciato in modo tale da dare l’impressione di essere stato masticato, digerito e sputato da un gatto, sono stato così travolto dallo stupore che un soffio di vento avrebbe potuto gettarmi per terra.»
Cazaril scoccò alla Provincara un’occhiata che voleva essere di rimprovero, ma lei si limitò a scrollare le spalle.
«Nell’ultima mezz’ora, li ho intrattenuti raccontando storie di guerra», aggiunse Palli. «Come va la tua mano?»
«Molto meglio», rispose Cazaril, nascondendola in grembo, poi si affrettò a cambiare discorso. «Come mai stai andando a corte?»
«Ecco, dopo la morte di mio padre, non ho ancora avuto modo di prestare formale giuramento di fedeltà a Orico. Inoltre dovrò rappresentare Palliar come esponente dell’Ordine della Figlia nel corso della cerimonia d’investitura.»
«Investitura?» ripeté Cazaril, perplesso.
«Ah, Orico ha finalmente deciso di cedere il comando generale dell’Ordine della Figlia?» chiese dy Ferrej. «Mi hanno detto che, da quando il vecchio generale è morto, tutte le famiglie di rango elevato di Chalion hanno continuato a tormentarlo per ottenere quella carica.»
«Non ne dubito», commentò la Provincara. «È un incarico che conferisce ricchezza e potere, anche se l’Ordine è più piccolo di quello del Figlio.»
«Sì, ha scelto», disse Palli. «La cosa non è ancora stata annunciata, ma è risaputo che l’incarico andrà a Dondo dy Jironal, il fratello minore del Cancelliere.»
Cazaril s’irrigidì e prese a sorseggiare il proprio vino per nascondere lo sgomento.
«Una strana scelta», osservò la Provincara, dopo una pausa piuttosto lunga. «Di solito, ci si aspetta che il generale di un Ordine militare sacro sia una persona più… più austera.»
«Inoltre il Cancelliere Martou dy Jironal riveste già la carica di generale dell’Ordine del Figlio!» esclamò dy Ferrej. «Due generali in una stessa famiglia? È una pericolosa concentrazione di potere.»
«Se le voci che circolano sono vere, Martou diventerà anche il Provincar dy Jironal non appena il vecchio Ildar si deciderà ad andarsene», mormorò la Provincara.
«Questa è una cosa che non sapevo», osservò Palli, stupito.
«Sì», confermò la Provincara. «La famiglia Ildar non ne è particolarmente contenta, perché credo che sperasse di veder passare il titolo di Provincar a uno dei nipoti del vecchio.»
«Senza dubbio, grazie al favore di Orico, i fratelli dy Jironal hanno molto potere a Chalion», affermò Palli, scrollando le spalle. «Se fossi furbo, dovrei cercare il modo di aggrapparmi al mantello di uno dei due e sfruttarne la scia.»
Fissando il bicchiere di vino con aria accigliata, Cazaril cercò disperatamente il modo di cambiare argomento. «Che altre notizie hai sentito?» domandò allora.
«Pare che, nelle due settimane passate, l’Erede di Ibra abbia innalzato la propria bandiera nell’Ibra meridionale, muovendo di nuovo contro quella vecchia volpe di suo padre. Tutti credevano che il trattato della scorsa estate avrebbe retto…
Pare invece che lo scorso autunno ci sia stato tra loro qualche screzio, tenuto segreto, e che il Roya lo abbia ripudiato ancora una volta.»
«L’Erede presume troppo», dichiarò la Provincara. «Dopotutto, il sovrano di Ibra ha un altro figlio.»