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Ma lui, doveva sapere se quella merda succedeva davvero.

C’era tranquillità, lì nel folto della foresta. Le cime degli alberi erano mosse dal vento, ma nient’altro. Un buon odore pulito di foresta di sequoie. Quel posto cominciava un po’ a piacergli, sì.

— Perché non credi che noi facciamo davvero questi sogni? — lei gli chiese.

Ferguson la fissò. — Due cose — cominciò a spiegare. — Una, perché durante tutta la mia vita ho avuto a che fare con gente la quale provava cose che io non provo. Quelli che vanno in chiesa, quelli che appendono festoni dorati al loro albero di Natale, quelli che credono che le preghiere ricevano risposta. Quella gente ha certezze. Sai cosa voglio dire. Io non ho mai avuto nessuna dannata certezza su niente, salvo sul fatto che la fortuna dovevo crearmela da me, poiché non c’era nessuno là fuori che lo facesse al posto mio. Mi segui? A volte piacerebbe anche a me mettermi a pregare, proprio come chiunque altro, soltanto che io so che non serve a niente. Così, mi trovo al di fuori di ciò che un sacco di gente sa di sicuro. E quando questo genere di sogni bizzarri si manifesta, e tutti dicono: ma che belli, che meravigliosi, e io non li ricevo… sai come mi sento? Su, avanti, dimmi che sono paranoico. Ma forse lo sono davvero, altrimenti non mi troverei in un posto come questo. Ma non sono mai riuscito a credere in niente che non potessi toccare con le mie proprie mani, e io non tocco questi sogni.

— Hai detto che c’erano due cose, Ed.

— L’altra è… Sai che avrei dovuto andare in prigione? — Si chiese come mai le stesse raccontando tante cose di se stesso. Lei avrebbe anche potuto, in qualche modo, usare quella roba per fargli del male. No, pensò. Non lei. La dolce April. — Condannato per frode. Ecco cos’è stato. Vendevo viaggi fino a un pianeta di Betelgeuse, ecco quello che facevo. Promettevamo di mandare la gente a… non ricordo quanti, quindici, cinquanta anni-luce, non in carne e ossa, ma soltanto con la mente, grazie al procedimento della metem… metem…

— Metempsicosi? — chiese April.

— Ecco. Sì. La gente correva ad accettare. Mi sorprende che tu non fossi nella nostra lista. Cristo, forse lo eri. Tutti volevano andare. Ma naturalmente erano soltanto sciocchezze. Più tardi avremmo avuto guai con il processo e il dover rifondere tutti i depositi, ma intanto guadagnavamo gli interessi sul contante, capisci? In abbondanza: milioni. E poi ci hanno preso. Hanno preso me. Io ci sono rimasto dentro, alcuni degli altri l’hanno scapolata. Ma quello che mi rode, April, è che adesso l’imbroglio sta diventando vero, all’incontrano, maledizione a Betelgeuse Cinque… si sta metempsicosizzando verso la Terra. È così incredibile per me, che d’un tratto la mente della gente sia in sintonia con le altre stelle, proprio quello che spacciavo io. Io sapevo di essere un imbroglione. Ma questo…

— No, Ed. Questo è vero.

— E come faccio a saperlo? Come? A volte penso che quei bastardi mi stiano prendendo in giro. Che s’inventino tutto per confondermi. — Adesso si trovavano nel profondo della foresta. Loro due, soli. È davvero quello che credo? si chiese. Che si tratti di una congiura? Perfino Lacy, a San Francisco, ha visto la grande creatura dorata con le corna; Alleluia ha visto la stessa cosa. Possibile che anche Lacy facesse parte del complotto? No. Come avrebbe potuto Lacy riuscire a raccontare il suo sogno ad Alleluia? Non sapeva neppure che Alleluia esisteva. Perfino lui doveva ammettere che era una follia dubitare dei sogni. Ma ne dubitava lo stesso. — Dimmi cos’hai visto stamattina — la sollecitò. — Il Popolo delle Meduse.

— Non dovrei discutere…

— Gesù — lui esclamò. Erano completamente soli, non c’era nessuno lì intorno, salvo le tamie. Sorrise e si avvicinò di più a lei. Per un istante lei gli rivolse un’occhiata preoccupata e spaventata. — Potresti essere molto attraente, sai? — le disse Ferguson, e la attirò contro di sé. Lei indossava un pullover di cashmere azzurro, lanuginoso, morbido. Ferguson infilò la mano sotto di esso e le toccò una mammella, nuda, talmente grossa che non riuscì a coprirla tutta con le dita allargate. Lei chiuse gli occhi e cominciò a sospirare. Lui trovò il capezzolo e sfregò il pollice lentamente contro di esso, e in un istante divenne duro come un sassolino. Lei spinse la metà più bassa del suo corpo contro di lui e più volte produsse dei piccoli sospiri.

Poi lui tolse la mano.

— Non fermarti — disse lei.

— Voglio sapere. Ho bisogno di sapere. Dimmi cos’hai visto.

— Ed…

Lui sorrise. Le mise la bocca sulla bocca e le infilò la lingua tra le labbra, e le toccò di nuovo la mammella, da fuori del maglione. — Dimmelo.

Con un sospiro, lei disse: — D’accordo. Non fermarti e te lo dirò. Il cielo di questo mondo che ho sognato è tutto illuminato, ci sono un milione, un miliardo di stelle tutt’intorno al pianeta, così c’è la luce del giorno per tutto il tempo, un giorno sempre brillante, e questi esseri galleggiano nell’atmosfera. Sono enormi, assomigliano un po’ a gigantesche meduse, trasparenti, con appendici penzolanti, molto intricate. Oh, Ed, non dovrei raccontartelo! — Lui le massaggiò il capezzolo irrigidito. — Stai andando benissimo. Continua.

— Ogni entità è come una colonia di esseri. Nel mezzo c’è il cervello, scuro, e poi ci sono quelle cose arrotolate e penzolanti che danno la caccia al cibo, e quelle con le piccole gambe a remo che fanno da propulsori alla colonia, e quelle che… quelle che fanno cose riproduttive, e… oh, non so, devono essercene di altri cinquanta tipi, almeno, tutte unite insieme, in grappoli aggrovigliati, ognuna con una specie di cervello proprio, ma tutte collegate alla mente principale. E all’esterno di tutto il grappolo ci sono i percettori che funzionano in mezzo a tutta quella luce abbagliante come occhi, ma non sono veri occhi, poiché si trovano sopra ogni singola parte della superficie esterna.

Lui chiese: — E l’altra volta che l’hai visto, era uguale?

— Non lo so, Ed. Mi hanno mondato, non ricordi? E allora, ne ho perso la memoria. Ma credo debba essere stato uguale, poiché è la vera proiezione di un mondo reale, e allora, come potrebbe essere diverso ogni volta?

Lui non sapeva niente di vere proiezioni di mondi reali. Ma la sua descrizione era certamente la stessa. Stava ripetendo alcune delle frasi esatte che aveva già usato il giorno prima, due, tre, quattro giorni prima, quando gli aveva parlato la prima volta del popolo delle meduse e del cielo pieno di luce. Non riusciva a ricordare cosa avesse detto quel giorno più di quanto non potesse lei, ma aveva immesso tutto nel suo registratore, ed era questo che lei aveva detto, e lui aveva trascritto, grappoli e grovigli che si contorcevano e un cervello scuro all’interno di un corpo trasparente.

— Non devi dire che te l’ho detto, Ed.

— No, naturalmente no.

— Stringimi di nuovo, ti dispiace?