Выбрать главу

2

Così adesso avrebbero ucciso di nuovo.

Tom rimase calmo. Quando si viaggia con degli assassini, bisogna aspettarsi che uccidano. Comunque, la cosa non gli piaceva lo stesso. Tu non ucciderai, diceva la Bibbia, proprio a chiare lettere. Tu non assassinerai nessuno, aveva detto Gesù. Non si poteva venire a patti con comandamenti come quelli. Naturalmente in tempo di guerra quei comandamenti venivano sospesi. Si poteva benissimo sostenere molto correttamente, si disse Tom, che quello di quei giorni era una specie di tempo di guerra, la mano di ciascun uomo levata contro tutti gli altri. Forse.

Sedeva raggomitolato sul davanti del furgone, lo sguardo sul corpo di Rupe, sul sedile posteriore. Rupe pareva addormentato : i suoi occhi erano chiusi, il suo grosso volto carnoso pacifico. La sua testa dondolava un po’ in avanti. In pratica gli pareva quasi di sentirlo russare. Mujer e Charley l’avevano sistemato là dentro, cosicché apparisse seduto, e Stidge gli aveva coperto le ginocchia con una vecchia coperta per nascondere l’orrenda ustione del laser che gli trapassava la camicia e le budella e gli usciva da dietro la schiena. A guardarlo, si poteva credere che stesse dormendo. Be’, dopotutto Rupe non aveva mai avuto molto da dire, neppure quando era stato in vita.

E adesso erano partiti per andare a uccidere un’altra volta. Una vita per una vita. Due per una, in effetti. No, non era questo, pensò Tom. Non era soltanto questione di vendetta. Andavano a uccidere perché quello era il solo modo in cui si sarebbero sentiti al sicuro: quei due dovevano essere liquidati. In tempo di guerra bisognava eliminare i propri nemici.

Forse non sarebbero riusciti a trovarli, quei due ragazzi della fattoria, pensò Tom. La città ha un milione di vicoli, un milione di seminterrati. Quei due ragazzi avevano un’infinità di posti in cui nascondersi. Avevano cinque minuti di vantaggio su di loro, no? Be’, due o tre minuti, comunque. Così, forse, sarebbero riusciti a scappare. Era un peccato che rifossero ancora degli assassini adesso, quando gli Ultimi Giorni erano così vicini, quando la Traversata stava quasi per cominciare. Se si moriva adesso, si perdeva la possibilità di fare la Traversata. Che peccato sarebbe stato dover marcire là nel suolo della Terra assieme a tutti gli altri morti di prima, quando tutti gli altri si preparavano ad attraversare i cieli! Perdere la possibilità proprio all’ultimo minuto. Quei poveri ragazzi.

— Rupe? — disse Tom. — Ehi, tu, Rupe.

Un grande silenzio, là dentro. Tom tirò fuori il suo dita-piano, suonò alcune note a caso su e giù per la scala, cercando un motivo.

— Ti spiace se canto, Rupe?

A Rupe pareva non dispiacesse.

— D’accordo — disse Tom. E cominciò a cantare:

Su e giù per la montagna ariosa, giù per la radura piena di giunchi, non osiamo andare a cacciare per paura dei nani.

— L’hai mai sentita questa, Rupe? Immagino che non ti sia mai capitato. Immagino che non ti capiterà mai più.

Gente minuscola, buona gente intruppati tutti insieme, giacca verde, berretto bianco, e con le piume del gufo.

Sentì quello che pareva il rumore di qualcuno che batteva sul lato opposto del furgone. Non si preoccupò di guardare. Charley era tornato così presto? Tom scrollò le spalle e continuò a cantare:

In cima alla collina sedeva il vecchio re. Adesso è così vecchio e grigio che ha quasi perso il senno.

Di nuovo quel bussare in fondo al furgone, più forte. Una voce, rabbiosa: — Apri quel dannato finestrino! Mi senti? Aprilo!

Corrugando la fronte, Tom si sporse in avanti e sbirciò fuori. Vide un estraneo, là fuori, un uomo basso dai capelli dorati, riccioluti, e una corta barba crespa, anch’essa dorata, e gelidi occhi azzurri. L’estraneo per qualche motivo pareva molto seccato. Tom si chiese cosa avrebbe dovuto fare. Tu rimani qui con il furgone, aveva detto Charley. Non aprire a nessuno.

Tom sorrise, annuì e si allontanò dal finestrino. Cominciava a sentire l’arrivo di una visione. Il solito rombo nel profondo della sua mente, il sibilo del vento. La luce di quegli strani soli venne attizzata nella sua mente, azzurra, bianca, arancione. Tuttavia, riusciva ancora a sentire quella voce rabbiosa: — O muovi questo furgone o lo spazzo via — stava dicendo l’uomo dai capelli dorati. Stava picchiando con forza sulla portiera metallica. — Chi diavolo ha detto che potevi parcheggiare qui? Dov’è il tuo dannato permesso? Ehi, non ha neppure una patente, questo furgone? Vuoi aprirlo questo fottuto affare?

— Adesso ecco che arriva il Magister dell’Imperium — disse Tom a bassa voce. — Quello splendore, quel bagliore sospeso laggiù. Non riesci a vederlo, vero? A vederli, in effetti. È un’entità incorporata, tre anime in una. Riesci ad avvertirne la potenza? Un Magister come quello ha il potere di sciogliere e di legare. Fra i guerrieri sorgaz si racconta che al tempo della ritirata dei theluvara, la Grande Abdicazione, un Magister dell’Imperium fosse tutto ciò che si frapponeva fra gli stessi sorgaz e la Fonte della Forza, e loro sarebbero stati inghiottiti se non fosse stato per… oh, guarda i colori: li vedi? Guarda!

— Non riesco a sentire quello che stai dicendo, idiota fottuto. Apri quel tuo stramaledetto finestrino, se vuoi parlarmi!

Tom sorrise. Tom non disse niente. Tom si stava spostando sempre più lontano dal finestrino ad ogni istante che passava. E quella voce rabbiosa continuava ininterrotta:

— … con i poteri che mi sono stati dati dalla città e dalla contea di San Francisco, i Poteri dei Vigilantes della strada, dichiaro questo furgone in violazione dell’articolo 117 del Codice Civile e perciò…

Poi un’altra voce, familiare.

— Va bene, amico. Stavamo giusto per andarcene. Al mio amico là dentro non è permesso guidare. Ragioni mediche. — Un attimo di silenzio.

— Tutto a posto — disse ancora Charley. — Puoi farci entrare, Tom.

Tom vide Mujer e Stidge accanto a Charley. Dall’altra parte della strada c’erano Nicholas, Choke, Tamale, Buffalo. C’erano altri due uomini con loro, giovani di aspetto, pallidi e spaventati. I ragazzi della fattoria. Peccato, pensò Tom. Davvero peccato.

Incerto, Tom spiegò: — Quest’uomo picchiava sul furgone. Non ero sicuro…

— Tutto a posto — l’interruppe Charley. — Basta che tu apra.

Tom si chiese come mai Charley non aprisse lui stesso la portiera. Aveva la chiave, no? Ma Charley cominciava ad apparire impaziente. Tom allungò la mano e tirò il chiavistello, e quando la portiera si aprì scorrendo sulle guide, Charley si spostò di lato con un balzo e Mujer e Stidge agguantarono in fretta sotto le ascelle l’uomo dai capelli dorati, e lo spinsero dentro a forza, scaraventandolo sul pavimento a faccia in giù. — Che diavolo! — esclamò l’uomo dai capelli dorati, cercando di reagire. — Sono un ufficiale dei vigilantes di San Franc…

Stidge lo colpi sulla nuca con qualcosa, e l’uomo tacque.

Poi anche gli altri si accalcarono dentro il furgone, Charley, Tamale, Nicholas, Buffalo e Choke, e i due ragazzi della fattoria. — Va bene. Su, metti in moto, Mujer! — sbottò Charley. — Non possiamo restare qui. — Mujer balzò dietro al volante e il furgone partì in fretta, fluttuando nel mezzo della strada.

— Cosa voleva? — disse Charley rivolto a Tom. — Cosa stava cercando di dirti?