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— Sì — lei disse. — Ce n’è anche uno proprio così. E…

— Si sta facendo tardi — intervenne Charley. D’un tratto gli occhi di Charley si erano incupiti, e socchiusi, e la sua voce era priva d’inflessione. Tom conosceva quell’espressione e quella voce. Un’espressione gelida. Un’espressione che faceva paura. — Non c’è dubbio che abbiamo fatto una simpatica conversazione, ma si sta facendo tardi.

Li ucciderà comunque, pensò Tom. Nient’altro ha importanza.

Non andava affatto bene, uccidere in quel modo. Tutti quegli assassinii, dovevano smettere. Lui l’aveva già spiegato a Charley. Adesso il Tempo della Traversata incombeva troppo da vicino. Non era giusto privare qualcuno, chiunque fosse, della sua possibilità di raggiungere le stelle, adesso che il Tempo della Traversata era quasi arrivato.

Charley si voltò e disse: — Stidge, Mujer…

— Aspetta — disse Tom. Sapeva che doveva far qualcosa, adesso, subito, in quell’istante. — Ecco. Ecco. Comincia ad arrivare. Sento che l’ondata sta per cominciare.

Mai prima di allora aveva simulato una visione. Sperava di riuscirci fino in fondo.

Charley ribatté: — Risparmiala per un’altra volta, Tom. Abbiamo cose da fare.

— Ma quello che vedo adesso è speciale — insisté lui, pregando che gli venisse concesso tempo. Era tutto quello che poteva fare adesso, pregare che gli venisse concesso del tempo e sperare che accadesse qualcosa. — Tutto il cielo si sta muovendo! Vedi le stelle? Là in alto stanno andando alla deriva come tanti pesciolini d’oro. — Buttò indietro la testa ed agitò le braccia tutt’intorno, cercando di apparire estatico, sperando di riuscire in qualche modo ad evocare una vera visione. Ma non arrivò niente. Disperato, continuò, forzando l’esibizione: — Riuscite a vedere i prìncipi dei kusereen? Si spostano liberamente attraverso l’Impero. Non hanno bisogno di navi spaziali… di niente del genere. Impiegherebbero troppo tempo a spostarsi da un mondo all’altro a bordo di astronavi, ma loro sanno come fare la Traversata, sapete. Tutti loro lo sanno. Possono lasciarsi alle spalle il corpo ed entrare in qualunque altro tipo di corpo disponibile sul mondo ospitante.

— Tom…

— Questa donna qui, questa Allie. È una vera zygerone, Charley. È una Lama dell’Impero. E l’uomo è un Ispettore dei kusereen. Sono venuti a farci visita, a prepararci per la Traversata. Riesco a sentire la loro presenza interiore. — Tom cominciò a tremare. Era sul punto di credere alla sua stessa storia. L’uomo e la donna lo stavano fissando, stupiti, disorientati. Avrebbe voluto strizzargli l’occhio, per dir loro di assecondarlo in tutto, ma non osava. Le parole continuarono a sgorgare dalle sue labbra: — Ho sentito la consapevolezza di questi due fin troppe volte, Charley. Lei stessa è una vera zygerone del Quinto, anche se in questo momento, a livello cosciente, non ha accesso alla propria identità. L’hanno accantonata, messa sotto chiave, così da non trovarsi nei guai. E lui, non posso neppure cominciare a dirti cos’è, tanto è potente nella gerarchia dei kusereen. Ti dico che qui siamo in presenza di esseri grandissimi. E potrebbe anche darsi che tutto il destino della razza umana venga determinato proprio qui, su questa strada, stanotte stessa, e…

— Merda, ma sentitelo! — esclamò Mujer.

Charley disse: — Riportatelo nel furgone. Nicholas, Buffalo. Non fategli nessun male, soltanto riportatelo dentro e tenetelo occupato. Su, su. Adesso.

— Aspetta — disse Tom. — Per favore, aspetta.

D’improvviso, udirono un ronzio nel cielo.

— Cristo — disse Mujer. — Cos’è? Un elicottero?

Tom sbatté le palpebre e guardò in alto. Una forma scura e luccicante si librava sopra di loro e stava scendendo con la leggerezza d’una piuma.

— Figlio di puttana — borbottò Charley.

— Polizia? — chiese Buffalo.

Charley lo fissò: — Hai intenzione di restare qui per chiederglielo? Dobbiamo sparpagliarci. Sparpagliarci. Nel bosco. Ognuno di noi in una direzione diversa. Su, via, correte, idioti!

I grattatori scomparvero in mezzo alle ombre dell’imbrunire mentre l’elicottero scendeva fluttuando e atterrava sul ciglio della strada. Tom rimase immobile, fissando affascinato la scena. Sentì Charley che gli urlava qualcosa dal folto ma non gli prestò nessuna attenzione. L’elicottero era piccolo e snello. Sui suoi fianchi lucidi, color perla, spiccava la scritta Centro Nepenthe. Contea di Mendocino, in lettere d’un colore azzurro sgargiante.

Uno sportello si aprì e due uomini balzarono fuori, poi una donna, e infine un terzo uomo. — Va bene, Ed — disse uno di loro. — Alleluia, adesso è ora di tornare a casa.

— Per l’amore di Gesù Sofferente — esclamò l’uomo chiamato Ed. — Avete volato sopra tutta la contea per darci la caccia?

La donna replicò: — Non è così difficile rintracciarvi. Avete tutti e due dei chip per la localizzazione vettoriale automatica inseriti addosso, sapete. Immagino che ve lo siate dimenticato, giusto?

— Gesù — mormorò Ed. — Come puoi batterli, se ti mondano? — Si voltò di scatto e s’incamminò verso il bosco con andatura impacciata e zoppicante, in preda alla disperazione. Dopo aver fatto otto o nove passi, inciampò nella sua stessa gruccia, finendo lungo disteso per terra, imprecando e picchiando i pugni contro il suolo. La donna e uno degli uomini lo raggiunsero, lo aiutarono a rimettersi in piedi, e cominciarono a condurlo verso l’elicottero.

A tutta prima, la donna chiamata Allie non si mosse affatto. Tom si era aspettato che anche lei cercasse di fuggire nella foresta, ma era rimasta lì immobile, come se fosse stata trasformata in una statua. E quando si mosse, non lo fece nella direzione opposta alla gente che era venuta a prenderla, ma direttamente verso di loro, con una velocità stupefacente. In un istante fu loro addosso. Con un braccio colpì uno degli uomini facendolo volare fin quasi sul lato opposto della strada, e agguantò l’altro serrandogli il braccio intorno al collo.

— Va bene — esclamò. — Lasciateci in pace, per l’inferno… altrimenti gli stacco la testa dal collo, avete capito? Adesso togliete le mani da Ferguson. Mi hai sentito, Lansford? Lascialo andare.

— Certo, Alleluia — rispose l’uomo che sorreggeva Ed, dal piede sofferente. Si scostò da lui, e lo stesso fece la donna che si trovava sull’altro lato. — Nessun problema — disse l’uomo. — Vedi? Nessuno trattiene il signor Ferguson.

— D’accordo — disse Allie. — E adesso, voglio che risaliate su quel vostro elicottero e ve ne torniate dritti da dove…

— Alleluia? — fece la donna.

— Tu non stare a parlarmi, Dante. Fai giusto quello che ti ho detto.

— Sicuro — annuì la donna chiamata Dante. Sollevò la mano e qualcosa di luminoso saettò dentro di essa, e la donna chiamata Allie produsse un piccolo suono sommesso e crollò a terra.

— L’hai uccisa? — chiese Tom.

— Una pallottola di anestetico. Dormirà circa un’ora. Tempo a sufficienza per riportarla dentro e farle smaltire i bollori. Tu, chi sei?

— Mi chiamo Tom. Il povero Tom. L’affamato Tom. Siete del Centro? Dove la gente trova riposo e tranquillità?

— Proprio così — confermò la donna.

— Voglio andarci. È là che ho bisogno di andare. Porterete Tom con voi, non è vero? Il povero Tom. L’affamato Tom. Tom non farà del male a nessuno. Tom è rimasto con i grattatori anche troppo. — Lo stavano fissando. Lui sorrise. — È il loro furgone, quello dei grattatori. Charley e i suoi ragazzi. Sono scappati tutti in mezzo alla foresta, ma non sono lontani. Pensavano foste la polizia. Quando ve ne andrete torneranno a prendermi, se mi lascerete qui. Sono rimasto con loro a sufficienza. Talvolta fanno male alla gente, e a me non piace. Tom ha fame. Tom avrà freddo, qua fuori, tutto solo. Per favore. Per favore.