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Dan Robinson si alzò e si diresse verso la porta. Elszabet provò un’improvvisa ondata di paura, ma non era ben sicura di cosa fosse. Con una voce rauca che era poco più d’un sussurro, disse, inaspettatamente: — Non andar via, Dan. Per favore. Vuoi rimanere qui con me?

2

La donna, quella Elszabet, non aveva dormito bene quella notte, Tom lo vide subito. Era tutta stonata con se stessa, il pugno dentro il suo cuore era più serrato del solito. E c’erano dei cerchi scuri sotto i suoi occhi, e le sue guance erano tirate e scavate. Peccato, fu il pensiero di Tom. A lui non piaceva mai vedere qualcuno infelice, e specialmente Elszabet. Era troppo gentile, buona, saggia: perché mai doveva essere così turbata?

— Sai — le disse, — mi ricordi un po’ mia madre. Me ne sono appena reso conto.

— Volevi bene a tua madre, Tom?

— Tu mi fai sempre domande del genere, non è vero?

— Be’, se mi dici che te la ricordo, vorrei sapere quello che provavi per lei. Così saprò quello che pensi di me. È tutto.

Tom replicò: — Soltanto questo. Oh, quello che io penso di te è molto bello. Che tu mi ascolti, che mi presti attenzione, che ti piaccio. Non ricordo molto di mia madre, a dire il vero. I suoi capelli erano biondi, forse, come i tuoi. Quello che voglio dire è che sei il tipo di persona che avrei voluto fosse mia madre, se avessi saputo com’era mia madre. Capisci cosa voglio dire?

Elszabet pareva sapesse ciò che lui voleva dire. Sorrise, e quel sorriso ammorbidì parte della tensione che vibrava in lei. Elszabet avrebbe dovuto sorridere più spesso, pensò Tom.

— Dove sei vissuto da giovane? — lei gli chiese.

— In un sacco di posti. Nel Nevada, credo. E nell’Utah.

— Nel Deseret, vuoi dire.

— Deseret, sì, è così che lo chiamano adesso. E nel Wyoming, anche se, naturalmente, non puoi vivere nella maggior parte del Wyoming, a causa della polvere che il vento ha portato dal Nebraska, giusto? E in qualche altro posto ancora. Perché?

— Me lo stavo chiedendo. Mi pareva che tu non fossi della California.

— No, no. Però sono stato in California altre volte. Tre anni fa, credo. A San Diego. Ci sono rimasto cinque, sei mesi. Era bello e faceva caldo, a San Diego. Però laggiù c’era un mucchio di gente strana. Non parlavano neppure l’inglese, un sacco di loro. Stranieri. Gli africani. I sudamericani. Là ne conoscevo più di qualcuno.

— Cosa mai ti aveva condotto a San Diego? — gli chiese Elszabet.

— Ci sono arrivato a forza di viaggiare. Un giorno sono stato sorpreso dal vento caldo. Sai cosa voglio dire… il vento caldo, le radiazioni. Questo mi è accaduto quando vivevo nel Nevada. Lo sento, sai, quando ci sono le radiazioni soffiate dal vento, la polvere dura. Mi fa sentire un formicolio dentro la testa, proprio qui, sul lato sinistro. E l’ho sentito arrivare, ma dove puoi andare? Questo significa il vento d’oriente, quello che raccoglie la roba dalle parti del Kansas, forse, e la soffia e la soffia e la soffia dritto fino al Nevada. Non c’è nessun posto dove nascondersi quando questo succede. Qui non vi arriva quella roba, vero? Così lontano a occidente. Ma io me ne sono preso una dose e sono stato male per un po’, e ho perso i capelli, sai. E così ho pensato di riposarmi a San Diego fino a quando non avessi recuperato le forze. Poi mi sono rimesso in viaggio. Mi ero stancato di quegli stranieri. Non resto mai a lungo nello stesso posto. Non si sa mai. Qualcuno potrebbe farti del male.

— Qui nessuno ti farà del male, Tom.

— Oh, tu non mi farai del male. Ma questo non significa che nessuno lo farà. Povero Tom. Tom vaga sempre un po’ dappertutto. E il suo vagabondare non cesserà fino a quando non arriveranno gli Ultimi Giorni e faremo la Traversata. Ma gli Ultimi Giorni sono quasi arrivati, sai?

Lei si sporse in avanti. Tutto il suo corpo era in preda alla tensione. Succedeva sempre quando lui si metteva a parlare di quell’argomento. Era la terza o la quarta volta che parlava con lei quella settimana, qui nel suo piccolo ufficio col grande schermo verde sulla parete, e tutte le volte, nel momento in cui lui prendeva a parlare della Traversata o degli altri mondi o di altri argomenti del genere, Tom aveva visto l’improvviso cambiamento che avveniva in lei.

Elszabet disse: — Stamattina mi vuoi dire qualcosa sulla Traversata?

— Cosa vuoi sapere?

— Tutto. Qualunque cosa tu voglia dirmi.

— C’è così tanto… Non so da che parte cominciare.

Elszabet insisté: — Andremo tutti sulle stelle, si tratta di questo? Balzeremo in qualche modo attraverso lo spazio e ricominceremo a vivere su altri mondi.

— È proprio questo, sì. — Lei aveva una macchinetta davanti a sé, qualcosa per registrare le sue parole. Tom vide accendersi una luce rossa. Be’, non c’era niente di male. Si fidava di lei. Non si era mai fidato di molta gente, ma si fidava di lei. Lei non avrebbe fatto niente che potesse causargli del male. — Voglio dire, non ci andremo con i nostri corpi veri e propri. Abbandoneremo il nostro corpo, e soltanto la nostra essenza raggiungerà i nuovi mondi.

— E là ci daranno degli altri corpi. Se andremo sul Mondo Verde, diciamo, riceveremo dei corpi cristallini, con la pelle luccicante e tutte quelle file di occhi?

Tom la fissò: — Conosci il Mondo Verde?

— Li conosco tutti, Tom.

— E sai che sono veri?

Elszabet rispose con voce sommessa: — No, questo non lo so. Io so soltanto che li ho visti nella mia mente, e così è capitato a un mucchio di altra gente. Ho camminato sul Mondo Verde insieme ai suoi abitanti di cristallo, Tom. Nella mia mente. E ho anche visto il popolo degli altri mondi… il popolo dei Nove Soli, con quel singolo, grande occhio, e il popolo della Sfera di Luce con tutte quelle appendici penzolanti…

— La Sfera di Luce, sì, è un bel nome. È la Grande Nube Stellare, quella luce. Quelli che vivono là sono il Popolo dell’Occhio. Tutti quei luoghi sono veri, sai?

— Da quanto tempo li conosci?

— Da quando riesco a ricordare.

— E quanti anni hai detto che hai?

Lui scrollò le spalle. — Trentacinque, credo. Forse trentatré. Più o meno.

— Sei nato appena prima della Guerra della Polvere.

— No, subito dopo che era cominciata — la corresse Tom.

— Tua madre si trovava nella zona radioattiva quand’è scoppiata?

— Sull’orlo — disse Tom. — Sono sicuro che viveva nel Nevada orientale. O forse sull’altra parte del confine del Deseret, nell’Utah. So che si è anche presa un po’ di radiazioni, una punta soltanto, quand’era ancora incinta. Dopo è stata male parecchio. È morta quando ero ancora un bambino. È stato un pericolo schifoso.

— Mi spiace.

— Già. — Era davvero dispiaciuta. Lo sentiva. Quant’è simpatica, pensò. Spero che faccia una bella Traversata, questa Elszabet. Questa donna buona e gentile.

— E le visioni? Risalgono fino ai tempi della tua infanzia?

— Come ho già detto, fino a quando riesco a ricordare. Sulle prime, ho creduto che queste cose le vedessero tutti, ma poi ho scoperto che nessun altro le vedeva e ho pensato di essere pazzo. — Sorrise. — Sono pazzo, immagino, eh? Vivi per tanti anni con tutta questa roba nella testa, ed è sicuro che ti fa diventare un po’ matto. Ma adesso tutti vedono la roba che io vedo. Durante l’ultimo paio d’anni la gente intorno a me ha parlato, ha detto che facevano i sogni, che vedevano il Mondo Verde e il resto… Qualcuno. C’era quest’uomo dalla pelle nera a San Diego, uno straniero, un sudamericano, il quale guidava un tassì: sono rimasto nella sua casa per un po’, una cittadina chiamata Chula Vista, mi aveva affittato una stanza. Ha cominciato ad averle anche lui, le visioni. A sognarle, voglio dire. Ha cominciato a raccontarlo a tutti i suoi amici. A me pareva davvero matto. Me ne sono andato. E poi altra gente, i grattatori con cui viaggiavo… alcuni di loro le vedevano, e qui mi dici che anche tu le vedi, tutti cominciano a vederle, giusto? Ed io… io le vedo meglio, più chiare, più nitide. Adesso ricevo un mucchio di dettagli in più. Il potere si è andato intensificando dentro di me ogni giorno di più: lo sento cambiare. È per questo che so che il Tempo della Traversata si sta avvicinando. Hanno scelto me, i popoli dello spazio, chissà perché, ma hanno scelto me come una specie di battistrada, il primo a sapere di loro, mi segui? Ma adesso tutti lo sapranno. E poi, ad uno ad uno, cominceremo ad andare sui loro mondi. Fa tutto parte del piano dei kusereen, del disegno.