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— Voglio dire… sta… diventando… molto… molto… difficile… per… me… pensare… in modo chiaro…

— April? April?

— Sta per cadere — disse Tom. Si precipitò verso di lei mentre April barcollava e riuscì a passarle le braccia intorno al corpo appena in tempo, sotto il seno, e a sorreggerla. Era pesante. Era incredibilmente pesante. Doveva pesare due o tre volte più di lui, pensò, lottando per tenerla su. Elszabet si avvicinò sull’altro lato e lo aiutò. Insieme, l’abbassarono con cautela fino al pavimento. April giacque là sulla schiena, respirando affannosamente. Elszabet si voltò verso Tom con un sorriso nervoso e disse: — Vuoi uscire un momento, Tom? Vai in fondo al corridoio e chiedi al dottor Robinson di venire qui. Tu sai chi è… l’uomo alto dalla pelle scura. Vai e fallo venire qui, Tom. Vuoi farlo per favore?

— Sono stato io la causa? — chiese Tom.

— È difficile saperlo, non è vero? Ma starà bene fra un minuto o due.

— Immagino che dovrò fare con lei quella passeggiata un’altra volta — disse lui. — Va bene. Il dottor Robinson. Vado a chiamarti il dottor Robinson. Grazie per avermi parlato, signorina Elszabet. Significa molto per me, avere qualcuno con cui parlare.

Uscì dalla stanza e si allontanò lungo il corridoio.

— Dottor Robinson? Dottor Robinson?

Quella povera ragazza grassa, pensò Tom, perdere i sensi in quel modo. Sarà una benedizione, per qualcuno come lei, abbandonare il corpo. Quella povera ragazza grassa. Le auguro che faccia la Traversata non appena sarà possibile. Spero che possiamo andarcene… magari già la settimana prossima. O domani, anche. Domani.

3

Quando Ferguson tornò al dormitorio dopo la terapia del mattino, trovò due lettere che giacevano in mezzo al suo letto. Le prese su, le lasciò cadere sul pavimento vicino al letto, e si distese, con le ossa stanche. Poteva dare una passata alle lettere più tardi. Comunque, non c’era mai niente nelle lettere che valesse la pena. La dottoressa Lewis esaminava le lettere di tutti come prima cosa, e censurava tutto quello che poteva esser considerato inquietante.

Era stanco, Gesù sofferente. Prima un colloquio lungo un’ora con il dottor Patel, quel piccolo indù pedante dall’accento britannico, che veniva sempre a far domande da almeno sei differenti, inaspettate angolazioni. Lavorava ancora ai sogni spaziali; cosa provava lui, Ferguson, nei confronti di questi, il fatto che gli altri li facevano e lui no… Oppure adesso li faceva anche lui? — Non è, per caso, signor Ferguson, che anche lei adesso abbia cominciato ad avere delle percezioni di quel tipo, non è vero, signor Ferguson? — Vai a farti fottere, dottor Patel. No, non te lo direi neppure se le avessi. E poi per un’ora a saltare su e giù come un matto al centro ricreativo, la seduta di terapia fisica condotta da quella lesbica viriloide della Dante Corelli… santissimo Gesù, ti fanno ballare fino a quando non crolli, e neppure si scusano…

Se soltanto fossi riuscito a filarmela da questo posto quando ho tentato, pensò Ferguson. Ma no, no. Loro mi hanno piantato dentro quel loro dannato, piccolo chip. Gli basta mandar fuori il loro elicottero e mi tirano su come un pesce, ecco com’è stato, vero? Siamo davvero scappati, io e Allie, eravamo rimasti fuori per tre dannate ore, no? Cinque, forse. E poi mi hanno ripescato.

Si guardò intorno. Gli stessi vecchi, scialbi compagni di stanza. Nick Doppio Arcobaleno discese dal letto mezzo addormentato, borbottando qualcosa su Toro Seduto, Nuvola Rossa, Kit Carson, Buffalo Bill. Povero bastardo, doveva spazzar via dieci volte al giorno dalla sua testa il generale Custer. Gli deve far proprio bene. E laggiù l’altro caso triste, il messicano, Menendez. Che cantilenava fra sé per tutto il tempo, pregando gli dèi aztechi. Un tipo simpatico e pacifico. Probabilmente sognava di metterci tutti sull’altare e di tagliarci fuori il cuore con un coltello di pietra. Gesù, Gesù, che razza di mentecatto!

Ferguson prese su una delle sue lettere e infilò il piccolo cubo nella fessura dell’ascolto. Sullo schermo di tre per cinque comparve l’immagine d’una bionda di bell’aspetto. Sarebbe stata formidabile se non avesse avuto un aspetto così solenne.

— Ed — disse la bionda. — Sono Mariela. Tua moglie, nel caso in cui l’abbiano mondato dalla tua testa.

Be’, sì, l’avevano fatto. Come avrebbe dovuto affrontare quella situazione? Ferguson interruppe la lettera e toccò il proprio anello. — Informazioni moglie — disse.

In risposta gli arrivarono i dati che aveva immagazzinato: — Moglie: Mariela Johnston. Compleanno sette agosto. Ne avrà trentatré questa estate. L’hai sposata a Honolulu il quattro luglio 2098.

Ferguson lasciò che la registrazione arrivasse fino in fondo, chiedendosi come la gente che comandava in quel posto si aspettasse che lui riuscisse a tirar fuori un senso da qualunque cosa, dal momento che non sapevano che lui disponeva di quel piccolo anello registratore che lo informava della sua storia. Attivò nuovamente il cubo-lettera e Mariela tornò sullo schermo. — Voglio soltanto che tu sappia, Ed, che tornerò alle Hawaii. Ho prenotato un posto su un battello per martedì prossimo, il che sarà un giorno dopo che avrai ricevuto questa. Non che io non ti ami più, giacché non è così, ma dopo quella visita che ti ho fatto al Centro di mondatura mentale lo scorso luglio ho sentito che non c’era più niente fra noi, che forse neppure ti ricordavi chi io fossi, che certamente non t’importava più di me, e così voglio andarmene dalla California prima che ti lascino uscire. Per il bene di entrambi. Farò le carte necessarie a Honolulu, e…

E va bene, Mariela. E comunque, chi se ne frega?

Spense il primo cubo e infilò dentro il secondo. Questa lettera veniva da una splendida testarossa dall’aria ardente la quale diceva di chiamarsi Lacy. — Informazioni Lacy — disse Ferguson al suo anello, e scoprì che era una donna di San Francisco, evidentemente una sua ragazza, la sua partner nell’affare di Betelgeuse Cinque. Va bene, la fece ricomparire sullo schermo, pensando che forse gli avrebbe detto che aveva arrangiato le cose per venire a fargli visita in quel posto, e si chiese se ciò avrebbe potuto causargli qualche problema con Alleluia.

Ma non era affatto questo che lei aveva in mente.

— Ed, devo dirti qualcosa di meraviglioso, che ho trovato la felicità e un significato alla mia vita per la primissima volta — disse Lacy. — Ricordi quella volta d’estate, quando ti dissi di aver fatto uno strano sogno, con quel bizzarro pianeta e la creatura extraterrestre con le corna? Per me è stato l’inizio. È stata una rivelazione religiosa, anche se allora non l’avevo capito. Ma da allora ho scoperto il movimento dei tumbondé, che forse tu non conosci molto bene. È cominciato a San Diego, un grand’uomo, chiamato Senhor Papamacer, che ci sta conducendo a un’unione con gli dèi, ed io ci sono entrata anima e cuore. Mi sono unita alla marcia in direzione nord, centinaia di migliaia di noi che seguono la guida del Senhor, e mi sento completamente trasformata e perfino redenta. È come se fossi stata purificata da tutte le cose brutte e losche che facevo, perdonata, che mi sia stata data la possibilità di dare un taglio netto al passato. E tutto grazie alla visione che ho avuto, quella strana figura sotto quei due strani soli…

Gesù, pensò cupo Ferguson. Ascoltatela. Pare un’educanda. E questi pazzi sogni che cambiano la vita di tutti. Tutto il mondo dà i numeri. Tutti, salvo me.

— … e stiamo marciando verso il Settimo Posto dove ci sarà offerta la redenzione finale. Quello che voglio dire è che è probabile che passiamo vicino a Mendocino fra non molto, e penso che se tu riuscissi in qualche modo a uscir fuori da Nepenthe e unirti a noi, potresti consegnarti ai tumbondé e accettare la guida del Senhor Papamacer, anche tu ti troveresti trasformato, sentiresti tutta l’amarezza e l’infelicità che hanno contrassegnato la tua vita lasciarti in un attimo, come è successo a me, e…