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E allo stesso tempo ogni cosa le era così completamente, totalmente familiare, come se stesse guardando le fotografie della cittadina dov’era vissuta quand’era bambina.

SETTE

Il gitano Snap e Pedro non sono affatto camerati di Tom. I punk io li disprezzo e i tagliaborse li maledico, come le smargiassate dei ragazzi schiamazzanti. Il mansueto, il candido, il gentile mi toccano invece a fondo e non mi risparmiano. Ma quelli che ostacolano Tom Rinoceronte fanno ciò che neppure la pantera osa.
Malgrado io canti «Un po’ di cibo, qualcosa da mangiare, da mangiare, da bere o da vestire. Vieni dama o fanciulla, non aver timore. Il povero Tom non farà male a nessuno».
Canto di Tom o’ Bedlam

1

Cominciava a far buio, prima del solito. Qualche nuvola cominciava ad arrivare dal nord, forse ci sarebbe stata perfino un po’ di pioggia, quella notte, pensò Tom. La prima della stagione. La sera prima limpida e fresca, la luce della luna vivida, intensa; quella notte, forse, pioggia. Un cambiamento di clima che forse annunciava altri e più grandi cambiamenti di lì a poco. Torna nella tua stanza, fai una bella doccia, vestiti per la cena. Poi fai una chiacchierata con qualcuna delle persone di qui, questo Ferguson, la ragazza grassa, April, qualcun altro. Il Tempo della Traversata era prossimo. Con la venuta della pioggia, la stagione stava cambiando.

— Andiamo — disse Tom, rivolto a Ferguson. — Sono ore che siamo qui fuori. Adesso bisogna rientrare.

— Sì — annuì Ferguson. — Sicuro. — Pareva sveglio soltanto per metà, o meno ancora, sognante, disorientato. Era così da quando Tom gli aveva fatto avere la visione. Seduto tranquillo sotto quegli alberi giganteschi, sorridente, scuotendo la testa di tanto in tanto, senza quasi dire niente. Era come se il sogno del Mondo Verde l’avesse stordito. Oppure si trattava di qualcos’altro? si chiese Tom. Forse qualcuno si era finalmente rivolto a lui, dicendogli: Senti, amico, m’importa di te, che sei un assoluto estraneo, senza nessuna dannata possibilità di guadagnarci qualcosa. Voglio che tu la smetta di soffrire, e questo è ciò che posso fare per te. Forse nessuno gli aveva mai detto niente del genere prima di allora, pensò Tom.

— Su, allora. Alzati.

— Sì. Sì. Vengo.

— Ti do una mano. Ecco.

Tom tirò su Ferguson. Era un uomo grande e possente, un sacco di muscoli. Farlo alzare fu un lavoro duro. Ferguson vacillò avanti, indietro. Calma, pensò Tom. Riprendi l’equilibrio. Sperò che Ferguson non cadesse. Ricordo lo sforzo che aveva dovuto fare per sorreggere April quand’era stata lei a cadere. Calma. Calma.

Ferguson riuscì a rimettersi in equilibrio. S’incamminarono verso il sentiero che conduceva al Centro.

— Credi che d’ora in poi li farò sempre, i sogni spaziali? — chiese Ferguson. — Senza che tu debba farmi questo, intendo.

— Certamente — rispose Tom. — Perché no? Sei spalancato. Lo sei sempre stato, soltanto che non volevi ammetterlo. Adesso sai come fare.

— Che cosa meravigliosa, il Mondo Verde. Adesso capisco tutto il chiasso. Voglio vedere anche gli altri, sai. Tutti e sette.

Tom replicò: — Ce ne sono più di sette.

— Davvero?

— I sette sono soltanto i principali, le visioni più forti. Ce ne sono altri. Migliaia. Milioni. Un’infinità. Alcuni mi si sono manifestati soltanto una volta, per una frazione di secondo. Alcuni solo un paio di volte, ad anni di distanza. Ma i sette principali, questi si manifestano in continuazione. Sono questi che posso offrire agli altri, i più forti, i principali.

— Gesù — disse Ferguson. — Milioni di mondi.

— Guarda lassù — l’invitò Tom. — Sai quante stelle riesci a vedere quando il cielo è limpido? E sono soltanto quelle più luminose e vicine. Questa galassia, sono centomila anni-luce da un’estremità all’altra. Sai quante stelle ci sono in centomila anni-luce? Ed è soltanto questa galassia. Ci sono nebulose là fuori che sono in sé intere galassie. Andromeda, Cigno A, le Nubi di Magellano. È tutto pieno di stelle, e tutte le stelle hanno dei pianeti. Ti fanno venire le vertigini al solo pensarci. Questo buffo, piccolo pianeta… che faccia tosta dire che ci siamo soltanto noi in tutto l’universo.

— Già — disse Ferguson. — Già… Gesù, cos’ho fatto durante tutta la mia vita? A cosa pensavo?

Ancora smarrito nella visione, la testa fra le stelle, pareva completamente diverso adesso che il gelido nodo nel suo petto era scomparso. Il volto era più liscio, più giovanile, più tranquillo. Be’, pensò Tom, non durerà. Non si viene trasformati del tutto d’un sol lampo, non importa quanto potente. Il vecchio, triste e cattivo Ed Ferguson poteva tornare, probabilmente sarebbe tornato, fra un’ora, un giorno, una settimana, presto o tardi. A meno che qualcosa di grande non venisse fatto per cambiarlo, molto presto però, mentre era ancora aperto e vulnerabile. Tom ci pensò un po’ su.

— Tom? — Una voce bisbigliò improvvisa dal sottobosco. — Ehi, tu, Tom!

Si guardò intorno. Un volto fra le ombre, occhi azzurri, labbra sottili, piccole cicatrici che gli costellavano le guance. Una mano che lo chiamava, che indicava, che gli faceva segno di sbarazzarsi di Ferguson e andare da quella parte.

Era Buffalo, che si nascondeva là come un fantasma.

Tom scosse la testa, indicò il Centro, indicò Ferguson.

Buffalo gli fece di nuovo cenno, con maggiore urgenza. Tornò a bisbigliare:

— Vieni qua. C’è Charley. Vuole vederti.

— D’accordo — rispose Tom, corrugando la fronte. — Aspetta.

Corse avanti, raggiungendo Ferguson, il quale nel frattempo aveva proseguito per venti, trenta passi. — Vai pure avanti — gli disse. — Io rimarrò qui altri cinque minuti. D’accordo?

Ferguson non parve incuriosito. Tom immaginò che in quel momento il Mondo Verde fosse più vivido per lui di qualunque altra cosa potesse succedere là fuori nel bosco. — Sì — replicò. — Sì, certo.

— Ho soltanto bisogno di restare solo per un po’.

— Sì, certo.

Ferguson proseguì arrancando. Tom esitò, guardandolo mentre si allontanava. Poi si voltò e si addentrò nel folto della foresta. Buffalo uscì da dietro un tronco gigantesco.

— Quello era il tizio dell’autostrada, non è vero? Quello che si era fatto male alla gamba… quello con la ragazza dai capelli scuri.

— Sì, proprio lui — annuì Tom. — Perché sei qui? Cosa vuole Charley da me, Buffalo?

— Vederti. Parlarti. Sente la tua mancanza, sai. Tutti la sentiamo. — Buffalo ammiccò più volte. — Ehi, hai un bell’aspetto, Tom! Ti sei ripulito un po’, uh? Un nuovo paio di jeans, una nuova camicia, tutto fresco. È un bel posto, questo Centro?