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— Sì — rispose Tom. — Là c’è un sacco di brava gente.

— Charley ti vuol vedere — ripeté Buffalo. Quindi gli fece strada fra gli alberi, poi attraverso un ampio prato fittamente coperto di felci coriacee. Alcuni dei grattatori erano accovacciati al suolo in una piccola radura appartata, accanto a un ruscello che era quasi in secca. Charley era là. Pareva stanco e malinconico. Mujer, Stidge, Nicholas dai capelli bianchi: parevano tutti ancora più trasandati del solito, un gruppo di uomini estenuati e abbattuti. Tom non era felice di rivederli. Si era aspettato di non rivederli mai più.

— Eccolo là! — gridò Charley. — Figlio di puttana, guarda com’è agghindato a nuovo! Ti hanno anche fatto un bagno, messo un po’ di roba nello stomaco, eh? Ehi, Tom!… Tom, come te la sei passata?

— Charley?

— È uno spettacolo per occhi doloranti — dichiarò Charley. — Te la sei cavata bene. Non è andata altrettanto bene a noi, sai? Siamo incappati in un piccolo guaio, sulla strada per Ukiah. Tamale e Choke sono finiti in un’imboscata, e li hanno ammazzati.

— Credevo fossero lì nel folto col furgone.

— Il furgone è qui — ribatté Charley. — L’abbiamo fatto passare in mezzo agli alberi fino a un prato qui dietro. Tamale e Choke, uh, uh. Il resto di noi… siamo stati fortunati a scappare.

— Non sono stati così fortunati loro — disse Tom. — Il Tempo della Traversata è quasi giunto. Che momento, per venire uccisi! Perdersi tutto lo splendore, la redenzione.

— Il fatto che ti abbiano fatto un bagno non ti ha cambiato per niente, a quanto vedo — disse Charley, con un pallido sorriso. — Il Mondo Verde e il pianeta di Loolymoolly e tutto il resto, Mujer, Buffalo, io. Stidge dice che lui non li fa, giusto, Stidge? Tu non hai mai nessuna visione, uh, bastardo dalla faccia acida!

Stidge ribatté: — Perché non ti fai i cavoli tuoi, Charley? Se non fosse stato per me, saresti morto là dietro insieme a Tamale e a Choke.

— Proprio così — confermò Charley. — Stidge ci ha salvati, lo sai, Tom? È molto veloce con la sua lancia, Stidge. C’erano questi tre vigilantes al blocco stradale, una grande barriera d’energia innalzata, ma in qualche modo Stidge è sgusciato alle loro spalle… — Diede una scrollata. — Sono state due settimane molto dure, Tom. Abbiamo sentito la tua mancanza.

— Ci scommetto.

— No. Dico sul serio. Tu eri la nostra fortuna, Tom. Fintanto che eri con noi, ogni cosa pareva andare bene. Tutte le tue stramberie, le tue visioni, i tuoi mondi, erano come un portafortuna per noi. Finivamo nei guai, ma subito ne uscivamo… Ma da quando ti hanno portato via con quell’elicottero, tutto è andato schifosamente. Choke, Tamale… gli hanno sparato addosso e li hanno fatti a pezzi. Non hanno neppure fatto domande. È per questo che siamo tornati qui, Tom.

— Perché?

— Per te. Abbiamo intenzione di scappare verso sud, clima più caldo, il Messico, forse. Seguiremo la valle fino in fondo e poi passeremo per il deserto, forse, taglieremo intorno a San Diego e poi giù fino alla Baja. Tu verrai con noi, va bene? Adesso abbiamo spazio in abbondanza nel furgone.

— La Traversata è quasi arrivata, Charley. Non ha nessun senso andare al Messico o in qualunque altra parte. Fra un paio di settimane saremo lassù nel cielo.

Sentì Stidge che ridacchiava, Mujer che borbottava.

Charley disse: — E con questo? Diavolo, puoi fare la Traversata con la stessa facilità da Baja, no? E stare molto più al caldo fino a quando non succede, giusto?

— Io rimango qui, Charley.

— In questo dannato Centro?

— Già. Qui c’è gente che voglio aiutare. Quando verrà il Tempo della Traversata voglio aiutarli. Ti dirò una cosa, però. Tu rimani qui, aiuterò anche te. Sei stato buono con me. Voglio che tu sia fra i primi a fare la Traversata. Tu rimani qui nel bosco col furgone, e verrò da te quando comincerà. Va bene? È una promessa. Lascia che vada ad aiutare Ferguson a fare la Traversata, e April e la dottoressa Elszabet e qualcuno degli altri, e poi tornerò qui ad aiutarti. Un’altra settimana, forse. Forse perfino meno, Charley.

— Lo vuoi? — disse Mujer. — Carichiamolo nel furgone e andiamocene. Mi hai sentito, Charley?

Charley scosse la testa. — No, non voglio questo. — Rivolto a Tom disse: — Tu verrai con noi, Tom?

— Te l’ho detto, ho delle cose da fare qui.

— Sai cosa ti accadrà, se resti qui. Verrai travolto da un esercito di pazzi dementi che stanno marciando in questa direzione. Saranno qui fra un giorno o due, tutta la loro maledetta orda, e una volta che arriveranno faranno a pezzi tutto questo posto.

— Non so niente di questo, Charley — replicò Tom, aggrottando la fronte.

— Nessuno te l’ha detto? Tutti ne parlano, là fuori… l’abbiamo sentito dappertutto durante l’ultimo paio di giorni. Un milione e mezzo di pazzoidi, più o meno, una banda di folli, in marcia verso il polo Nord, dicono. Vanno lassù a incontrare Dio. Una qualche specie di divinità, comunque. È cominciato tutto a San Diego, raccogliendo poi gente lungo la costa. Puntano direttamente da questa parte, come un’invasione di locuste che masticano tutto quello che è in vista. È per questo che ce la batteremo da questa estremità dello stato. Li aggireremo a est per tornare poi indietro. Qui non sarai al sicuro, Tom. Vieni con noi. Ce la squaglieremo domattina.

— Non avrà nessuna importanza cosa succederà qui, quando inizierà la Traversata.

— È come una sommossa in movimento — insisté Charley. — È qualcosa di veramente incontrollabile, farneticante. Qualcuno come te non può volersi trovare immischiato in una roba come quella.

— Non ha nessuna importanza — ribadì Tom. — Senti, devo rientrare, voglio darmi una lavata, cenare, parlare con alcune persone. Tu vieni al Centro con me, d’accordo? Ti accoglieranno, là sono davvero bravi. La dottoressa Elszabet ti darà il benvenuto come l’ha dato a me. E poi saremo tutti insieme quando inizierà la Traversata. Che ne dici, Charley?

— Niente da fare. Noi ce la filiamo. Questo non è il posto dove trovarsi quando arriveranno i marciatori. Tu vieni con noi a ridarci la fortuna, Tom?

— È proprio questo il posto della fortuna.

— Tom…

— Devo andare adesso.

— Pensaci — disse Charley. — Noi ci accamperemo qui, stanotte. Torna domattina: noi saremo ancora qui. Puoi venire a sud con noi.

— Lo vuoi? Basterà che lo prendiamo — ripeté Mujer.

— Piantala — lo rimbeccò Charley. — Allora, ci vediamo domani, Tom?

— Tu domani vieni al Centro — disse Tom. — Perfino stanotte. Danno da mangiare bene, là dentro.

Si girò e si allontanò in mezzo alle ombre. Adesso faceva molto più buio, un ben definito accenno di pioggia, forse quella notte, forse non fino alla mattina dopo. Gli sarebbero corsi dietro per prenderlo con la forza. No, pensò: Charley non era fatto così. Charley viveva secondo una specie di onore. Tom provò dispiacere per i grattatori. Vieni con noi, sì: sii la nostra fortuna. Già. Ma non poteva farlo. Il suo posto era qui. Forse la mattina dopo sarebbe andato di nuovo da loro per cercare di convincerli a restare. Sperava che allora non avrebbero cercato di prenderlo con la forza. Non con la Traversata imminente, strapparlo a quei suoi nuovi amici di qui prima che potesse aiutarli, no, sarebbe stata una brutta cosa. Avrebbe dovuto pensarci un po’.

In venti minuti tornò nella parte principale del Centro. Dentro la sua piccola capanna, ai margini del bosco. Una buona, lunga doccia, e poi si sedette per un po’ a gambe incrociate sul pavimento accanto al letto, a pensare. Poi raggiunse il grande edificio, quello in cui si cenava. Gli altri erano già là. Ed Ferguson e Padre Christie, e la bellissima donna artificiale, Alleluja, e la grassa April, tutti seduti insieme a uno dei tavoli lunghi. Ferguson era ancora raggiante. Si poteva quasi cogliere quell’ardore da oltre la metà della sala. Era una buona sensazione, pensò Tom, sapendo che con l’imposizione delle mani aveva portato una visione gioiosa a quell’uomo infelice. Si avvicinò al gruppo.