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— Sono d’accordo — disse Dante Corelli.

— Non abbiamo altra scelta, credo — aggiunse Dan.

— Credo che tu sia l’unico, qui dentro, ad avere dei seri dubbi — disse Elszabet.

— Non seri dubbi. Mi chiedo soltanto se sia tutto davvero necessario. Ma hai ragione a dire che c’è un vero rischio di guai, e che staremo meglio se avremo preso tutte le precauzioni possibili. C’è qualcos’altro che vorrei sapere, però. Mentre saremo occupati a respingere questa potenziale invasione, cosa faremo con quel tuo Tom?

— Tom?

— Lo sai. Quel tuo amico psicopatico dagli occhi di fiamma il quale ha riempito le nostre teste di questa follia. Non ti pare che possa rivelarsi pericoloso lasciarlo andare in giro liberamente?

— Cosa suggerisci, Bill? — chiese Dan Robinson.

— Suggerisco che non possiamo funzionare in maniera efficace se abbiamo allucinazioni del genere ogni novanta minuti o giù di lì. È stata la mia personale esperienza durante gli ultimi due o tre giorni, e credo che chiunque altro possa riferire la stessa cosa. Dentro e fuori dai Nove Soli, il Mondo Verde, i pianeti della Stella Doppia… Abbiamo un telepate potente e pericoloso fra noi. Ci sta confondendo il cervello. Siamo completamente alla sua mercé. E adesso, se dovesse esserci una vera crisi in marcia verso di noi lungo la strada…

Robinson l’interruppe: — Tom non è psicopatico. Quelle non sono allucinazioni.

— Lo so. Sono i notiziari teletrasmessi da altri pianeti, giusto? Dan, svegliati.

— Come puoi dubitarne adesso?

Waldstein lo fissò: — Parli seriamente?

— Bill, hai visto quello che ci ha trasmesso Leo Kresh, le fotografie rimbalzate fin qui dai relé della Sonda Stellare? Adesso abbiamo prove inequivocabili che per lo meno il Mondo Verde esiste. Certamente non vorrai tentare di contestare questo fatto, dopo aver visto il materiale… che quello che abbiamo chiamato il sogno del Mondo Verde è un insieme d’inquadrature particolareggiate ed esatte di uno dei pianeti della stella Proxima Centauri. E che Tom, ben lungi dall’essere psicopatico, in effetti possiede qualche mezzo telepatico per captare immagini da qualche lontano sistema stellare e ritrasmetterle ad altre menti sopra un’ampia area geografica.

— Sono tutte stronzate — dichiarò Waldstein.

Elszabet replicò: — Bill, come puoi…

Waldstein si girò di scatto verso di lei, con ferocia, curvandosi in avanti, il volto arrossato: — Come facciamo a sapere che quelle fotografie vengono da Proxima Centauri? Come facciamo a sapere che Tom non ha qualche maniera per imbrogliare la nostra mente? Vi concedo che è un telepate dalle facoltà stupefacenti. Ma non che sia in grado di esplorare pianeti a dozzine di anni-luce di distanza. Tutta la faccenda fa soltanto parte della sua fantasia distorta, da cima a fondo, e la sta spargendo dentro milioni di altre persone. Io stesso mi sento invaso da questa merda. Mi sento insudiciato. Penso che sia una minaccia, Elszabet.

Con voce calma, Elszabet rispose: — Io no. Io credo che le sue visioni siano genuine e che i relè della Sonda Stellare lo confermino. È in sintonia con tutto il Cosmo. Ci sta spalancando le porte dell’universo nella maniera più stupefacente…

— Elszabet!

— No, non guardarmi in quel modo, Bill. Non sono pazza. Ho passato ore a parlargli. Tu l’hai fatto? È un uomo gentile e santo con il più fantastico potere che qualsiasi essere umano abbia mai avuto. E se quello che mi ha detto è vero, i suoi poteri stanno maturando al punto che sarà effettivamente possibile per un essere umano viaggiare istantaneamente fino ai pianeti che abbiamo visto nelle nostre… visioni. Dice che stiamo andando…

— Per l’amor di Dio, Elszabet!

— Lascia che finisca. Dice che ben presto verrà il tempo… sì, il Tempo della Traversata, lo chiama… quando la nostra mente comincerà a balzare attraverso lo spazio fino a quei mondi. Abbandoneremo tutti la Terra. La Terra è finita; la Terra ha chiuso. L’universo ci chiama. Ti sembra pazzesco, Bill? Certo Ghe ti sembra così. Ma se fosse vero? Abbiamo già le prove delle fotografie della Sonda Stellare. Non credo che Tom sia pazzo, Bill. Sotto certi aspetti è un individuo che soffre di certe turbe, sì; è stato travolto dall’enormità della cosa che è dentro di lui, è molto scentrato, certo, ma non è matto. Potrebbe essere in grado di spalancarci l’intero universo. Credo in questo, Bill…

Waldstein parve stupefatto. Scosse la testa. — Gesù Cristo, Elszabet, Gesù Cristo!

— Perciò la risposta alla tua domanda è no, non credo che dobbiamo limitare i movimenti di Tom in nessun modo, mentre i tumbondé passeranno di qua. E credo che dopo sarà una buona idea lasciar perdere qualunque altra cosa e scoprire quello che è veramente Tom. D’accordo? E a meno che non ci siano serie obiezioni, vorrei tornare all’argomento sul modo in cui dobbiamo prepararci alla possibilità che centinaia di migliaia di intrusi possano presto…

— Posso dire soltanto un’altra cosa, Elszabet?

Elszabet sospirò. — Di’ pure, Bill.

— Sonda Stellare o non Sonda Stellare, io non sono affatto convinto che quest’uomo rappresenti un contatto genuino con i veri mondi extraterrestri. Ma se lo è, e se questa Traversata di cui parla fosse in qualche modo possibile, allora penso che non dovremmo soltanto limitarci a chiuderlo a chiave. Penso che dovremmo ucciderlo subito…

— Bill!

— Dico sul serio… Ma non vedi il pericolo? Supponi che possa davvero farlo, che possa mandare la mente di chiunque abbia mai fatto un sogno spaziale su altri pianeti. Lasciando cosa, qui sulla Terra, dei gusci vuoti? Spazzando via tutta la razza umana, spopolando la Terra. Questa idea non ti preoccupa neppure un po’? — Waldstein scosse la testa, e si premette le mani sul viso. — Gesù, non riesco a credere di trovarmi qui seduto a discutere in tutta serietà di qualcosa di tanto demenziale. Un ultimo tentativo: o Tom è pazzo e pericoloso per la salute mentale di tutti a causa della sua capacità di trasmettere le allucinazioni, oppure è sano di mente e pericoloso per la vita di ognuno perché si sta preparando a svuotare il mondo dei suoi abitanti. D’accordo. D’accordo. Qualunque cosa sia, delle due, è una minaccia.

Naresh Patel intervenne, con calma: — Ho una proposta. Adesso dedichiamo le nostre energie al compito di difendere il Centro contro gli invasori. A quanto capisco, stanno avanzando con implacabile costanza verso qualche lontana destinazione più a nord rispetto a noi, e rappresenteranno una potenziale minaccia per noi soltanto per i prossimi due o tre giorni. Dopo, esamineremo Tom con attenzione e cercheremo di stabilire la natura e la portata delle sue capacità. E se allora ci sembrerà il caso di adottare misure protettive, prenderemo in considerazione la possibilità di farlo.

— Approvato — disse Dan Robinson.

— Bill? — chiese Elszabet.

Waldstein sbatté le mani in un gesto di rassegnazione. — Come volete voi. Spero, come l’inferno, che parta per Marte fra mezz’ora. E porti con sé tutto il vostro branco.

3

Ed Ferguson non dormì affatto quella notte. Per tutte quelle ore di oscurità rimase disteso sul letto, e la sua testa fu un continuo sciamare di meraviglie. I sogni spaziali gli arrivavano a due o tre per volta: non era sicuro che potessero davvero venir chiamati sogni poiché non dormiva, ma vide gli altri mondi che ruotavano sotto i loro soli dai molti colori, vide strane, complicate creature muoversi intorno, parlando lingue che nessun orecchio umano aveva mai udito. Vide strabilianti città luccicanti dagli strani disegni. Vide…

Vide…

Vide…

Un paio di volte gridò nel buio, le cose che vedeva erano così belle…