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Che senso aveva quindi recarsi su Trantor? Se bisognava cercare la Seconda Fondazione, era meglio scegliere tutto, tranne Trantor.

E poi c’era anche qualcos’altro...

Quali altri piani avesse la Branno, Trevize non lo sapeva, ma certo non era propenso a farle un favore. Harla Branno si era mostrata entusiasta all’idea di un viaggio su Trantor? Be’, se lei voleva Trantor, allora non sarebbero andati su Trantor: da qualsiasi parte, ma non su Trantor!

Mentre la notte si avvicinava sempre più all’alba. Trevize, stanco morto, cadde alla fine in un sonno irrequieto.

3

Per il sindaco Branno la giornata successiva a quella dell’arresto di Trevize era stata piena di soddisfazioni. Le avevano reso più onori di quanti meritasse, e nessuno aveva fatto cenno all’incidente.

Lei però sapeva bene che il Consiglio si sarebbe scosso presto dal suo torpore ed avrebbe cominciato a porre domande. Bisognava quindi agire in fretta. Perciò, lasciando da parte una quantità di altre questioni, si occupò fino in fondo di quella che riguardava Trevize.

Nel momento in cui Trevize e Pelorat stavano discutendo della Terra, Harla Branno si trovava nel suo ufficio e si accingeva a parlare con il consigliere Munn Li Compor. Perfettamente a suo agio, il consigliere si sedette davanti al sindaco, dall’altra parte della scrivania, ed il sindaco lo osservò e studiò ancora una volta.

Era più piccolo e più magro di Trevize, e aveva solo due anni più di quest’ultimo.

Entrambi erano stati eletti da poco, ed erano giovani e insolenti. Probabilmente solo questo li aveva fatti diventare amici, perché per il resto erano assai diversi.

Mentre Trevize irradiava una fierezza un po’ torva, Compor ostentava una serena sicurezza di sé. Forse la sfumatura di serenità gli era data dai capelli biondi e dagli occhi azzurri, due caratteristiche che non erano affatto comuni tra gli abitanti della Fondazione. Esse gli conferivano un’aria fine, quasi femminile, che a giudizio della Branno lo rendeva meno attraente di Trevize. Chiaramente però Compor era contento del suo aspetto, e cercava di sfruttare al massimo le sue doti: portava i capelli abbastanza lunghi e si preoccupava che le onde fossero sempre a posto. Sotto le sopracciglia aveva un lieve tocco di ombretto azzurro, che esaltava il colore degli occhi. (Negli ultimi dieci anni l’ombretto di varie tinte era diventato di moda, tra gli uomini.)

Compor non era un libertino. Conduceva una vita tranquilla con sua moglie, ma non aveva ancora manifestato l’intenzione di avere figli e non aveva nemmeno una seconda compagna segreta. Anche in quello era diverso da Trevize, il quale cambiava partner con la stessa frequenza con cui cambiava le fusciacche dai colori chiassosi per le quali era diventato famoso.

Kodell, il Capo della Sicurezza, sapeva praticamente tutto sul conto di entrambi i consiglieri, ed adesso sedeva in silenzio in un angolo della stanza, con la sua solita faccia cordiale e tranquilla.

La Branno disse: — Consigliere Compor, avete reso un buon servizio alla Fondazione, anche se, sfortunatamente per voi, non è il tipo di servizio di cui si possa parlare in pubblico in tono elogiativo o per cui si possa ricevere una normale ricompensa.

Compor sorrise. Aveva denti bianchi e regolari, ed Harla Branno per un breve attimo si domandò pigramente se tutti gli abitanti del Settore Sirio non avessero lo stesso aspetto di lui. Compor affermava di essere originario di quella regione piuttosto periferica dello spazio perché sua nonna materna, che aveva anche lei gli occhi azzurri ed i capelli biondi, sosteneva che la propria madre fosse del Settore Sirio. Secondo Kodell, però, nulla dimostrava che le cose stessero realmente così.

Da come sono fatte le donne, aveva detto Kodell, la nonna di Compor poteva benissimo essersi inventata un’ascendenza esotica per aumentare il proprio fascino ed il proprio già notevole magnetismo.

— Ah, perché, le donne sono così? — aveva detto secca la Branno, e Kodell con un sorriso aveva risposto che si riferiva naturalmente alle donne comuni.

Compor disse: — Non è necessario che il popolo della Fondazione sappia del servizio da me reso: basta che lo sappiate voi.

— Sì, io lo so e non dimenticherò. Ma non vi permetterò nemmeno di ritenervi libero da ogni obbligo. Vi siete imbarcato in un’impresa complicata, e dovete per forza continuare: vogliamo sapere altre cose su Trevize.

— Vi ho detto tutto quanto sapessi su di lui.

— Forse è solo quello che intendete farmi credere. O forse è addirittura quello che credete voi stesso. In ogni modo, rispondete alle mie domande. Conoscete un signore di nome Janov Pelorat?

Compor aggrottò la fronte solo un attimo, poi la sua espressione tornò serena. — Magari potrei riconoscerlo se lo vedessi — disse, — ma il nome non mi dice assolutamente niente.

— È uno studioso.

Compor piegò la bocca in una smorfia di disprezzo, dal suo viso si capì che si stesse domandando come mai il sindaco si aspettasse che uno studioso fosse tra le sue conoscenze.

— Pelorat è una persona interessante, che per motivi suoi desidera visitare Trantor

— disse Harla Branno. — Lo accompagnerà nel suo viaggio il consigliere Trevize.

Ora, voi siete stato buon amico di Trevize e dovreste conoscere bene il suo modo di pensare: credete che acconsentirà ad andare su Trantor?

Compor disse: — Se fate in modo che Trevize salga sulla nave e se la nave viene pilotata fino a Trantor, che cosa può fare lui, se non arrivare a destinazione? Non penserete certo alla possibilità che si ammutini e s’impadronisca della nave.

— Non capite: lui e Pelorat saranno soli sulla nave, e sarà Trevize ai comandi.

— Mi chiedete allora se andrebbe su Trantor volontariamente?

— Sì, vi chiedo proprio questo.

— Signor sindaco, come posso sapere, io, che cosa farà Trevize?

— Consigliere Compor, voi lo conoscete bene. Sapete che crede che esista ancora la Seconda Fondazione. Vi ha mai detto dove potrebbe essere secondo lui?

— No, mai, signor sindaco.

— Pensate che la troverà?

Compor fece una risatina. — La Seconda Fondazione, qualunque cosa fosse e qualunque importanza avesse, fu distrutta all’epoca di Arkady Darelclass="underline" io credo al racconto di Arkady.

— Davvero? Allora come mai avete tradito il vostro amico? Se è vero che cercava qualcosa che non esiste, che danno poteva fare andando in giro a esporre le sue strane teorie?

— Non sempre è la verità a provocare danni — disse Compor. — Anche se completamente prive di fondamento, le teorie di Trevize avrebbero potuto ugualmente turbare la popolazione di Terminus; mettendo in dubbio il ruolo della Fondazione nel grande dramma della storia galattica, avrebbero potuto indebolire la Fondazione stessa, il suo primato ed i suoi sogni di un Secondo Impero Galattico. È chiaro che anche voi abbiate pensato la stessa cosa, altrimenti non l’avreste arrestato nel palazzo del Consiglio e non lo costringereste ora all’esilio senza sottoporlo a un processo. Perché l’avete fatto, signor sindaco, se mi è lecito chiederlo?

— Diciamo che sono stata così prudente da chiedermi se non ci fosse la minima possibilità che Trevize avesse ragione, e da concludere che il solo esporre liberamente quel certo punto di vista poteva essere pericoloso...

Compor non disse niente.

— Intendiamoci, sono d’accordo con voi — disse la Branno, — ma le responsabilità della mia posizione mi costringono a non scartare quella minima possibilità. Permettetemi di chiedervi di nuovo se abbiate una qualche idea di dove Trevize possa voler andare, di dove creda che si trovi la Seconda Fondazione.