Otto, amico; sette, amico;
sei, amico; cinque, amico;
quattro, amico; tre, amico;
due, amico. Uno!
Tira, disse Molla,
Molla, disse Tira.
Paura, Tensione, Ansietà
cominciano già.
— Mi sono servita di un trucchetto geniale per comporre questo motivo — disse Duffy continuando a suonare. — Notate la battuta dopo uno! È una semicadenza. Poi ce n’è un’altra dopo già. Così la canzone finisce con una semicadenza e non si può mai smettere di cantarla. La battuta finale vi costringe a ripeterla continuamente in un giro vizioso, così: Paura, Tensione, Ansietà cominciano già. RITORNELLO. Paura, Tensione, Ansietà cominciano già. RITORNELLO. Pau…
— Duffy! — protestò Reich.
— E c’è un’altra cosa — continuò lei dolcemente. — Gli ultimi due versi sono composti da tredici sillabe. Rimarreste sorpreso dell’effetto che hanno sul subcosciente. Contatele. Paura, Tensione, Ansie…
Reich si alzò in piedi tappandosi le orecchie.
— Quanto durerà questa tortura?
— Non meno di un mese.
— Paura, tensione, ans… Sono rovinato. Non c’è modo di uscirne?
— Ma certo — disse Duffy. — È facile. Prendervela con me. — Si strinse a lui e lo baciò. Reich restò impassibile. — Villano — mormorò Duffy. — Antipatico. Asino, sciocco. Quando ti deciderai ad accorgerti della mia esistenza? Svegliati, marmotta! Perché non ti mostri intelligente come ti credo?
— Perché sono più intelligente — disse Reich, e se ne andò.
La canzonetta gli si era insinuata nella mente e continuò a risuonargli dentro per tutta la strada. Tira disse Molla, Molla disse Tira. Paura, Tensione, Ansietà cominciano già. Un perfetto schermo mentale per un non-esper. Quale telespia avrebbe potuto penetrarlo? Paura, Tensione, Ansietà cominciano già.
— Ottimo — mugolò Reich, e prese una Cavalletta per raggiungere il banco di pegni di Jeremy Church nella zona Nord-ovest della città.
Paura, Tensione, Ansietà cominciano già.
La gestione di un Monte di pegni è tra le professioni più antiche che ci siano. Dilaga dalle profondità del passato alle estreme propaggini del futuro, immutabile come l’ambiente stesso del Monte di pegni. Addentrandovi nello scantinato che fungeva da deposito, ingombro di oggetti di ogni epoca, avevate l’impressione di trovarvi in un Museo dell’Eternità. E lo stesso Church, rinsecchito, bieco, col viso disfatto e segnato da un doloroso logorìo interiore, sembrava veramente l’ultimo rappresentante della stirpe umana.
Church uscì dall’ombra e si trovò faccia a faccia con Reich, illuminato dai raggi di sole che cadevano obliqui sul banco. Non trasalì. Non riconobbe Reich. Quasi sfiorando il suo mortale nemico andò a porsi dietro il banco e disse; — Desiderate, prego?
— Salve, Jerry.
Senza alzare lo sguardo Church stese la mano attraverso il banco. Reich fece per afferrarla. L’altro la ritirò rapidamente.
— No — disse Church con un ghigno che fu come una risata isterica. — Non questo, grazie. Datemi quello che volete impegnare.
La telespia aveva voluto tendergli la sua piccola trappola maligna, e Reich c’era cascato. Non importava.
— Non ho niente da impegnare, Jerry.
— Sei diventato così povero? Come cadono i potenti. Ma c’è da aspettarselo, eh? Tutti cadiamo.
Church gli gettò uno sguardo obliquo cercando di captarne il pensiero. Ci si provasse pure. Paura, Tensione, Ansietà cominciano già. Provasse pure a superare la barriera dello stupido motivetto che gli risuonava in testa.
— Tutti cadiamo — ripeté Church. — Tutti.
— È vero, Jerry. Io non ancora. Sono stato fortunato.
— Io invece ho avuto la sfortuna di incontrare te — disse l’esper con amarezza.
— Jerry, non sono stato io a portarti sfortuna — disse Reich. — È stato il tuo stesso destino che ti ha rovinato. Io non…
— Bastardo — disse Church con calma spaventosa. — Falso, bugiardo, sporco cannibale. Fuori di qui. Non voglio avere niente a che fare con te.
— Non vuoi neppure il mio denaro? — Reich trasse di tasca dieci banconote un po’ gualcite da dieci sovrane l’una e le mise sul banco. Paura, Tensione, Ansietà cominciano già.
— Vorrei che ti squarciassero il cuore. Vorrei che il tuo sangue imbevesse la terra. Vorrei che i vermi ti divorassero gli occhi da vivo. Non è il tuo denaro che voglio.
— Allora che cosa vuoi, Jerry?
— Te l’ho detto — urlò l’esper. — Che ti si geli il sangue!
— Che cosa vuoi, Jerry? — ripeté Reich, senza staccare gli occhi da quel viso riarso. Paura, Tensione, Ansietà, cominciano già. Riusciva ancora a dominare Church. Non era importante che Church fosse stato un secondo grado, perché il dominio non era una questione telepatica ma di personalità. Otto, amico; sette, amico; sei, amico; cinque, amico. Aveva sempre dominato Church e avrebbe sempre continuato a dominarlo.
— Che cosa vuoi? — chiese Church cupamente.
Reich sbuffò. — Tu sei la telespia, tu lo devi dire.
— Non posso captare niente. Quella stupida musica crea una grande confusione.
— Allora te lo dirò io. Voglio una pistola.
— Che cosa?
— Una pistola. Arma antica. Lancia proiettili!
— Non ho niente di simile, qui.
— Sì che ne hai, Jerry. Keno Quizzard me ne ha parlato tempo fa. L’ha vista: d’acciaio e apribile. Molto interessante come antichità.
— Per che scopo te ne vuoi servire?
— Leggimi nel pensiero, Jerry e scoprirai tutto. Niente che non sia innocente.
Church assunse un’espressione concentrata. Poi desistette, disgustato. — Non mi contagerai con quel monotono motivetto.
Scomparve nell’ombra. Si udì un lontano sbattere di cassetti metallici, poi il tintinnìo di un involucro protettivo frantumato. Church tornò con in mano un oggetto d’acciaio brunito e lo depose sul banco accanto al denaro. Premette un pulsante e l’oggetto metallico si aprì rivelando un tirapugni d’acciaio, una pistola a tamburo e uno stiletto.
— Perché la vuoi? — chiese ancora Church.
— Speri che voglia farne qualcosa per cui potrai ricattarmi? — disse Reich con un sorriso. — Spiacente, è un regalo.
— Un regalo pericoloso. — Church gli lanciò quel suo sguardo obliquo che era come un ghigno o una risata. — Vuoi rovinare qualcun altro, eh?
— È un regalo per un mio amico. Il dottor T8.
— T8! — Church lo guardò sorpreso.
— Lo conosci? Fa collezione di cose antiche.
— Sì, lo conosco. — Church cominciò a ridacchiare sussultando. — Ma comincio a conoscerlo meglio ora. Comincio a compatirlo. — Smise di ridere e guardò Reich con sguardo penetrante. — Naturale! Sarà un bellissimo regalo per Gus. Proprio un magnifico regalo. Perché è carica.
— Ah sì?
— Cinque belle cartucce. Magnifico regalo per Gus. — Fece scattare una leva. Dalla pistola uscì il cilindro rivelando cinque scompartimenti contenenti ciascuno il fondo di ottone di un proiettile.
— Cinque denti di serpente per Gus.
— Ti ho detto che il mio scopo è assolutamente innocuo — disse Reich con voce dura. — Toglieremo questi denti.
Church lo fissò attonito, poi cominciò a far cenni di finta complicità. — Sì, sì, li estrarremo — canticchiò con voce stranamente gaia. Scomparve un attimo nel buio e tornò con due piccoli arnesi. — Un regalo per Gus — canticchiò con tono quasi isterico. — Un regalo per il nostro bravo, ricco, felice, piccolo Gus! — Con gesto rapido tolse i proiettili da ogni cartuccia, rimise i bossoli di ottone al loro posto, inserì nuovamente il cilindro e pose l’arma accanto al denaro.