— Sperduto — rispose sua moglie con voce fioca. — Come fosse morta.
— Ma non è morta.
— È inconscia di ciò che sta accadendo intorno a lei.
— Se solo potessi vedere! — urlò Quizzard.
— Io vedo per te Keno.
— Allora guarda per me!
Reich lanciò un’imprecazione e puntò il disgregatore contro la testa di Quizzard. Poi Powell entrò nel budoir. La donna lo vide subito.
— Corri, Keno! Fuggi!
Si staccò dalla parete lanciandosi verso Powell con le mani stese per colpirlo agli occhi. Poi cadde supina e non si mosse più. Quando Quizzard si alzò dalla sedia con la ragazza tra le braccia, gli occhi ciechi dilatati, Reich giunse alla spaventosa conclusione che la caduta della donna non era accidentale; perché anche Quizzard si afflosciò improvvisamente al suolo.
Non c’era dubbio che Powell aveva messo in atto chissà quali poteri telepatici, e per la prima volta nel corso della sua lotta con lui, Reich sentì un senso di paura fisica. Puntò di nuovo l’arma, questa volta al capo di Powell mentre la telespia si avvicinava alla sedia.
Powell disse: — Tutto bene, signorina D’Courtney? — Poiché la ragazza non rispondeva, si curvò a fissare quel suo viso tranquillo e inespressivo. Le toccò un braccio e ripeté: — Tutto bene? Avete bisogno di aiuto?
Alla parola aiuto la ragazza si drizzò, come tendesse l’orecchio a qualcosa. Poi balzò in piedi, oltrepassò di corsa Powell, seguendo una linea retta, si fermò di colpo tendendo una mano come ad afferrare una maniglia. Aprì una porta immaginaria e fece il gesto di precipitarsi fuori di scatto, i biondi capelli ondeggianti, gli scuri occhi atterriti…
— Papà! — gridò. — In nome di Dio, papà!
Corse avanti, si arrestò di scatto e indietreggiò. Fece un balzo a sinistra, si fermò di nuovo lottando con immaginarie braccia che cercassero di trattenerla. Lottò e urlò, gli occhi sempre fissi, poi s’irrigidì e si portò le mani alle orecchie come se un violento rumore le avesse percosse. Cadde sulle ginocchia e si trascinò in avanti, carponi. Poi si fermò, fece l’atto di afferrare qualcosa sul pavimento, rimanendo accoccolata.
Reich comprese che la ragazza stava rivivendo la scena della morte di suo padre. L’aveva rivissuta dinanzi a Powell. E se lui avesse captato i suoi pensieri in quel momento…
Powell si accostò alla ragazza e la sollevò. La circondò con le braccia e la guidò verso la porta.
Reich lo seguì con l’arma spianata, aspettando il momento più opportuno per non sbagliare la mira. Di lassù, era invisibile. Poteva con un sol colpo mettersi per sempre al sicuro. Powell spalancò la porta, poi improvvisamente alzò lo sguardo.
— Avanti — gridò Powell. — Un colpo solo per tutt’e due. Avanti! — E tenne gli occhi chiusi fissi in alto, verso l’invisibile Reich, in un’attesa satura d’odio e di sfida.
Reich distolse lo sguardo da quell’uomo che non poteva vederlo.
Powell condusse la ragazza, completamente passiva, all’uscita e chiuse la porta dietro di sé, senza rumore.
Reich si era lasciato scivolare la salvezza tra le dita.
10
— È uno stato di rievocazione isterica — spiegò a Powell e Mary Noyes il dottor Johnny Jeems del Kingston Hospital. Erano nel salotto della casa di Powell. — Risponde alla parola chiave aiuto e rivive un’unica esperienza…
— La morte di suo padre — disse Powell.
— Capisco. Al di fuori di questo… assoluta catatonia.
— Definitiva? — chiese Mary Noyes.
Jeems parve sorpreso e indignato. Era uno dei più giovani e brillanti psichiatri del Kingston Hospital, fanaticamente devoto al suo lavoro. — In questi tempi e a quell’età? Niente è definitivo eccetto la morte, signorina Noyes, e a Kingston abbiamo cominciato a lavorare anche intorno a questo. Studiando il fenomeno della morte dal punto di vista nosogenico, siamo giunti alla conclusione che…
— Un’altra volta, Johnny — interruppe Powell. — Niente lezioni stasera. Posso captare i pensieri della ragazza?
Jeems rifletté. — Non c’è nessun motivo che lo impedisca. Ho già usato con lei il trattamento déjà éprouvé per la catatonia. Non penso che teleanalizzarla possa nuocere da questo punto di vista.
— Che cos’è il trattamento déjà éprouvé? — chiese Mary Noyes.
— Un nuovo sistema curativo — rispose Jeems, tutto eccitato. — Lo stato di catatonia significa fuga dalla realtà. Nella coscienza si fa strada il desiderio di non essere mai nati, il tentativo di ritornare allo stato prenatale. Capite?
Mary annuì.
— Allora interveniamo con il sistema déjà éprouvé. Nel linguaggio scientifico degli studiosi francesi ciò equivale a fatti psichici già sperimentati, già vissuti. Molti pazienti, spinti dal desiderio di cui ho detto, sentono di aver vissuto un’esperienza cui non erano preparati. Col nostro metodo curativo noi sintetizziamo per il paziente tutte le esperienze psichiche già vissute, il déjà éprouvé. Rimandiamo cioè la sua coscienza indietro nel tempo fino al periodo prenatale e lasciamo che in essa si formi la convinzione di essere stata appena generata. Realizziamo cioè il desiderio catatonico che assillava il paziente. Capito?
— Capito.
— Il paziente ricomincia così, coscientemente, ma solo per gli strati superficiali della coscienza, il processo di sviluppo, con un ritmo accelerato… infanzia, fanciullezza, adolescenza e infine maturità.
— Volete dire che Barbara sta per ridiventare bambina, per imparare di nuovo a parlare, a camminare?
— Esatto. Ci vogliono circa tre settimane. Quando avrà compiuto il ciclo completo del suo sviluppo sarà in grado di accettare l’esperienza da cui ora tenta di fuggire. Sarà, per così dire, maturata ad essa. Questo vale solo per gli strati superiori della sua coscienza. Al disotto, nel subcosciente, non subirà alcuna influenza. Potrete scrutarla nel profondo fin che vorrete. L’unico guaio è che deve aver subito un forte trauma, laggiù. Vi sarà difficile riuscire a captare quel che volete. Naturalmente, voi siete specializzato in questo. Saprete voi come cavarvela. — Jeems si alzò bruscamente. — Devo ritornare al lavoro. — Si avviò alla porta. — Mi fa sempre piacere essere consultato da un esper. — E se ne andò.
Mary salì a prendere la ragazza e la fece sedere su un basso palco disadorno. (Powell aveva recentemente rinnovato il suo appartamento, arredandolo in stile svedese del XX secolo). Barbara sedeva immobile come una statua. Mary le aveva fatto indossare un abito azzurro e le aveva pettinato i biondi capelli all’indietro, raccogliendoli sulla nuca con un nastro azzurro.
Così serena all’apparenza e così sconvolta di dentro. Maledetto Reich!
Che ne è di lui?
Ero così furibondo nel salottino di Chooka Frood, che me la presi con quel vigliacco di Quizzard e sua moglie.
Che cosa hai fatto a Quizzard?
Neurochoc. Vieni qualche volta al laboratorio e ti faremo vedere come si fa. Se prendi il primo grado te lo insegneremo. È come una qualunque arma elettronica, ma basato esclusivamente su fenomeni psichici.
Può essere fatale?
Hai dimenticato il voto? No, naturalmente.
E tu hai captato il pensiero di Reich attraverso il pavimento? Come ci sei riuscito?
Riflessione telepatica. Lo stanzino della chiromante non era assicurato contro il passaggio del suono; presentava anzi molti condotti acustici. È stato l’errore di Reich. I suoi pensieri mi giungevano attraverso tali condotti e ti giuro che speravo che Reich avesse il fegato di sparare. L’avrei atterrato con un neurochoc che sarebbe passato alla storia.
Perché non sparò?
Aveva tutte le ragioni per ucciderci. Credeva di essere al riparo, non sapeva del neurochoc, pur avendo visto cadere Quizzard dinanzi a me. Non poté. Inibizione inconscia, non so esattamente di che genere. Forse una prossima volta il caso non si ripeterà. Per questo ho intenzione di tenere Barbara in casa mia. È l’unico posto dove non c’è pericolo per lei.