— A tutti noi piacerebbe credergli. Ma non ha ancora convinto nessuno.
— Deve avere ragione — brontolò Gally. — Sapete, la ragazza che conobbi alla festa in casa Beaumont la notte in cui D’Courtney fu ucciso…
— Duffy Wygs? Ebbene, che c’è?
Gally disse tutto d’un fiato: — Voglio sposarla.
— Ah, sì? Ma non è una esper.
— Il dottor Akins dice che chiunque lo è.
— Appoggio morale, eh?
— Voi siete contrario, signor Powell?
— La Lega è contraria, Gally. Sapete perché. Sam Akins ha torto. Le statistiche della Lega dimostrano che quando un esper sposa un non-esper pochi tra i figli ereditano le facoltà telepatiche. È come per gli occhi azzurri: sono un carattere ereditario recessivo. Non possiamo permetterci di esporci a una simile perdita.
— Questo è quanto pensa la Lega, signor Powell, ma io ho chiesto il vostro parere. Siete contrario a questo matrimonio?
— Lei è una ragazza in gamba, Gally. Acuta, intelligente, piena di talento. Ecco perché sono contrario.
— Non capisco.
— Per il bene di lei, non per il vostro. Altre telespie hanno fatto matrimoni di questo genere, matrimoni che non riescono mai perché non sono basati sull’uguaglianza. Vivere con un esper dà a una persona normale un senso di inferiorità. Duffy Wygs finirebbe con l’odiarvi, e con il disprezzare se stessa; non sarebbe più la ragazza acuta, intelligente, piena di talento, assolutamente amabile che è ora. Se l’amate, Gally, non rovinatela. Lasciatela andare.
Akins entrò rumorosamente nella stanza. Sono dei cocciuti, dei maledetti testoni! Si vergognano di essere telespie. Ora, Gally, che cos’hai? Sputa fuori. Ho qui un formulario.
Il giovane Chervil esitò. Il flusso telepatico s’incrinò, fu interrotto da resistenze, abbandoni, tentativi di accomodamento.
Infine giunse la risposta: Nulla di speciale, signore. Solamente una visita amichevole.
Amichevole? Allora perché quella faccia?
Dopo che Gally ebbe risposto evasivamente e se ne fu andato, Powell gli illustrò la situazione del ragazzo. Akins deplorò sinceramente la cosa, ma non fu affatto impressionato dalla decisione di Chervil. Quindici anni di felice vita coniugale rendono indifferenti agli affanni di una storia d’amore giovanile.
S’innamorerà di una esper e vivrà felice fino all’ultimo dei suoi giorni. Ora, che cos’è questa faccenda di D’Courtney?
Powell gli espose il problema. Non c’era più dubbio, Reich aveva ucciso D’Courtney. Powell non sapeva come né perché; ma un fatto era chiaro e sconcertante insieme e bisognava dimostrarlo obiettivamente al signor Peetcy. Reich aveva ficcato l’arma del delitto nella bocca di D’Courtney e gli aveva poi fatto saltare il cervello. Era virtualmente impossibile che l’uccisore avesse compiuto un atto del genere se fosse stato impegnato a lottare con la figlia da una parte e con la vittima dall’altra… a meno che la vittima non avesse neppure cercato di difendersi.
Hai colto perfettamente nel segno. D’Courtney probabilmente era lieto di farla finita.
E perché?
Deperiva sempre di più per una grave forma di esaurimento psichico ed era giunto sull’orlo del suicidio. Venne qui da casa sua, su Marte, perché lo tempestai tanto che si arrese. La piccola sorpresa che Reich gli preparava deve essergli tornata gradita.
Perché D’Courtney era deciso a suicidarsi?
Se lo sapessi, non gli avrei permesso di arrivare a quel punto. Reich mi impedì di riuscirvi. Avrei potuto salvare D’Courtney.
Ma non hai idea del perché D’Courtney ebbe questo crollo psichico?
Sì. Faceva dei drastici tentativi per sfuggire a un grave complesso di colpa.
Che genere di colpa?
Verso sua figlia.
Barbara. Ma perché?
Non lo so. Lottava per scacciare simboli di avversione, viltà. Avremmo lavorato su questo materiale. Ecco quanto so.
È possibile che Reich abbia immaginato tutto questo e ne abbia approfittato. Ecco un particolare intorno a cui si accanirà il signor Peetcy.
Avrebbe potuto immaginarselo… no, impossibile. Avrebbe avuto bisogno dell’ausilio di un esper per…
Un momento, Sam. C’è qualcosa sotto quest’ultima affermazione, vorrei captarlo se permetti…
Fa pure, sono a tua disposizione.
Ecco, ora è più facile… Associazione d’idee con festa… invito… conversazione alla riunione tenuta a casa mia. Il mese scorso, Gus T8, medico esperto nel tuo stesso campo, chiedeva il tuo aiuto per un caso simile, quello di un suo paziente, diceva. Se T8 chiedeva il tuo aiuto, Reich certamente aveva bisogno di tale aiuto, così ragionasti tu. Powell era così sconvolto che parlò a voce alta. — Bene, che ne dici, telespia?
— Che ne dico di che cosa?
— Gus T8 era in casa Beaumont, la notte in cui D’ Courtney fu ucciso. Ci andò con Reich, ma io speravo che…
Pres, non lo credo!
— Neppure io. Ma ascolta. Il piccolo Gus era l’esperto di Reich. Ti strappò quel che poté e poi lo riferì a un assassino. Come sconterà ora l’infrazione del Voto di Galeno?
— Come sconterà ora la disintegrazione Reich? — rispose Akins duramente. Da una stanza interna giunse un messaggio di Sally Akins: Pres. Al telefono.
Powell attraversò a grandi passi veloci la sala che lo separava dallo stanzino del telefono. Vide subito sullo schermo il viso di Son.
— Che fortuna trovarvi, Capo! Abbiamo sei ore di tempo.
— Raccontami tutto per ordine, Son.
— Il nostro studioso di Rhodopsin, il dottor Wilson 1/4 è di ritorno da Callisto; ora è diventato un ricco possidente per gentile concessione di Ben Reich. Resterà in città per sei ore per sistemare i suoi affari, poi tornerà su Callisto dove ha deciso di stabilirsi sfruttando il patrimonio di recente acquisizione.
— Dannato telefono. Come fa uno a farsi un’idea esatta della situazione basandosi sulle parole? Credi che 1/4 abbia intenzione di parlare?
— Vi avrei chiamato se fosse così? È grato a Reich che… cito le sue parole… generosamente ha risolto certe complicazioni legali in favore del dottor Wilson 1/4 Maine e della giustizia. Se volete arrivare a qualcosa, affilate tutte le vostre armi.
— E questo — disse Powell — è il laboratorio della Lega, dottor Wilson.
1/4 Maine era impressionato. Tutto il piano superiore della Sede della Lega era destinato alle ricerche scientifiche.
Si trattava di un enorme salone circolare di quasi trecento metri di diametro, che terminava in una cupola di quarzo in duplice sovrapposizione, graduato in modo che si poteva far filtrare la luce nell’intensità voluta, dalla totale oscurità all’illuminazione piena, inclusa la luce monocroma entro un decimo di angstrom.
— Non ho molto tempo, signor Powell — disse Wilson 1/4 Maine.
— Naturalmente. È davvero gentile da parte vostra dedicarci un’ora. È giusto il tempo sufficiente per darci i vostri preziosi consigli.
— Nulla che riguardi D’Courtney? — chiese Wilson.
— Chi? Ah, quel delitto. Come vi è venuta questa idea?
— Sono stato pedinato — disse Wilson, di malumore.
— Noi chiediamo il vostro consiglio in materia scientifica, non informazioni su un delitto. Che relazione ha il delitto con la scienza?
Giusto. Bastava guardarsi attorno, in quel laboratorio, per rendersene conto.
— Nessuno leggerà il mio pensiero, dunque?
— Dottor 1/4 Maine! — disse Powell con aria offesa. — Vi ho dato la mia parola di scienziato.
— Bene, bene — disse 1/4 Maine, indicando un banco. — Di che si tratta? Simbiosi?
— Diamo un’occhiata intorno, d’accordo? — E Powell prese delicatamente 1/4 Maine per un braccio. Agli studiosi presenti nel laboratorio lanciò invece questo messaggio: Attenzione, esper! C’è qui un tipo che bisogna ungere a dovere. È uno specialista in fisiologia ottica e ha delle informazioni che vorrei desse spontaneamente. Per favore, proponetegli tutti i più oscuri problemi in materia che vi riesce di inventare, e chiedetegli di illuminarvi.