— Dove andiamo? — chiese il conducente.
Egli cercò di ricomporre i suoi pensieri. — Da Chooka Frood, Bastion West.
— Ma non vi lasceranno entrare conciato così.
— Chooka Frood! — ripeté Reich.
In un balzo la Cavalletta lo portò a destinazione. Reich passò come un lampo dinanzi al portiere, che invano cercava di protestare, e all’indignato usciere, e entrò nell’ufficio di Chooka. La donna sedeva alla scrivania, con addosso una blusa nerastra e sul viso un’espressione fosca che si mutò in apprensione quando Reich si trasse di tasca il disgregatore.
— Eccomi qua, Chooka — disse con voce rauca. — Già una volta ho usato questo disgregatore contro di voi. Mi sento in vena di ripetere la scenetta.
Lei urlò: — Magda!
Reich l’afferrò per un braccio e la trascinò attraverso l’ufficio. La donna dagli occhi rossi accorse rapida. Reich l’attendeva. La colpì alla nuca, seccamente.
Poi, ignorandola completamente, sibilò all’orecchio di Chooka: — Sistemiamo la faccenda. Perché tutti quei tranelli?
Chooka scosse con forza la testa, alquanto stranita.
— Già tre, finora. Uno sull’astronave proveniente da Pardi. Uno nel mio studio. Uno sulla mia Cavalletta. Quanti altri ne stai preparando, Chooka?
— Ma non sono stata io, Reich. Lasciatemi in pace!
— La serratura della mia cabina è stata forzata. La chiusura della mia cassaforte è stata forzata, la serratura della portiera della Cavalletta è stata forzata. Soltanto un delinquente di professione può aver fatto un lavoro simile. C’entri tu, non c’è dubbio, così sistemiamo le cose una volta per sempre. — Tolse la sicura al disgregatore. — Devo battere un uomo a nome Powell, io. Devo battere una compagnia a nome D’Courtney. Non ho tempo da perdere con te.
— Per amor di Dio — urlò Chooka. — Ma che cosa posso avere io contro di voi? È vero che mi avete messo la casa sottosopra. È vero che ve la siete presa con Magda e che per colpa vostra la ragazza D’Courtney mi è sfuggita; ma vi sembra che potrei tendervi insidie mortali solo perché mi avete minacciato con un disgregatore? Usate il cervello, se l’avete.
— Lo so usare bene. Se non si tratta di te di chi altro si può trattare?
— Keno Quizzard. Anche lui ha rapporti con la malavita. Vi ho sentito parlare di…
— Quizzard è morto. Chi altro può essere?
— Church.
— Non ha il fegato sufficiente per attaccarmi o l’avrebbe fatto dieci anni fa. Ora poi sta aspettando la mia ricompensa. Chi altro può essere?
— Come posso saperlo io? Vi sono parecchie centinaia di persone che vi odiano.
— Migliaia, ma chi potrebbe arrivare alla mia cassaforte? Chi saprebbe interrompere una combinazione di fasi magnetiche e…
— Forse nessuno ha scassinato la vostra cassaforte. Forse qualcuno è penetrato nel vostro cervello e ci ha captato la combinazione.
— Captato?
— Sì, captato. Forse avete fatto male a fidarvi di Church o c’è qualche altra telespia che ha tutte le sue buone ragioni per prepararvi la bara.
— Sì — bisbigliò Reich.
— Church?
— Powell! Non riesce a raccogliere gli elementi per un processo. L’ho bloccato con la canzonetta di Duffy Wygs. L’ho bloccato con il gioco della Sardina. Non riesce a comunicare con 1/4 Maine e a venire a capo del problema del Rhodopsin. Non riesce a rintracciare l’arma del delitto. È riuscito a mettere le mani sulla ragazza D’Courtney, ma a quest’ora lei è probabilmente al Kingston Hospital. Hassop è morto travolto dagli animali in fuga o s’è perduto nella giungla. A Powell non resta altro che tendermi dei tranelli.
— Siete pazzo, Reich.
— Ah, sì? Perché mi ha sottratto Ellery West e Breen? Sa che l’unica difesa di cui io possa disporre contro i suoi tranelli è una telespia.
— Ma come può un poliziotto comportarsi come voi dite, Reich?
— E perché no? Chi sospetterebbe di un poliziotto? Al suo posto io farei la stessa cosa. Benissimo, ora lo ripagherò della stessa moneta! — S’avvicinò a Chooka e la obbligò ad alzarsi. — Chiama Powell. Digli di venire qui subito.
— No, Reich…
— Ascoltami, dannata chiromante. Bastion West è proprietà della D’Courtney. Ora che il vecchio D’Courtney è morto, il proprietario sono io. Tu dipendi da me, Chooka. Vuoi continuare i tuoi affari? Telefona a Powell.
— È una telespia. Quando arriverà capirà subito che mento.
— Aspetta un minuto — disse Reich, poi si trasse la pistola-stiletto di tasca e la ficcò tra le mani di Chooka. — Digli che la ragazza D’Courtney l’ha lasciata qui. È l’arma che mandò D’Courtney dritto all’inferno.
— E gliela consegnate?
Reich rise. — Prima di averla cadrà in un tranello.
Spinse Chooka verso l’apparecchio telefonico, la seguì e si avvicinò allo schermo rimanendone però al di fuori. Nella mano brandiva il disgregatore con aria significativa.
La donna compose il numero di Powell. Mary Noyes apparve sullo schermo, rispose a Chooka e andò a chiamare Powell. Poi apparve l’ispettore, il magro viso sofferente, gli occhi scuri segnati da grandi ombre.
— Io… io ho qui qualcosa che potrebbe interessarvi, signor Powell — balbettò Chooka. — L’ho trovato per caso. La ragazza che avete portato via da casa mia l’ha lasciato qui. È la pistola che ha spedito suo padre dritto all’inferno. Vedete?
— È proprio lei, per Dio! — esclamò Powell. — Sarò da voi nel minor tempo che una Cavalletta può impiegare ad arrivarci.
Lo schermo si oscurò. Reich uscì a precipizio dalla Casa Arcobaleno e si infilò di corsa per i vicoli di Bastion West, finché non avvistò una Cavalletta pubblica. Lasciò cadere una moneta nella serratura, aprì la portiera e vi si infilò. Cerca di non pensare si disse. Cerca di non far piani. Affidati completamente al tuo istinto.
Reich lottò contro se stesso e il proprio autocontrollo per le tre miglia che lo separavano da Hudson Ramp. L’istinto assassino lo spinse a intrufolarsi nel giardino di Powell dal retro. Non seppe neppur lui il perché. Mentre apriva la portiera della Cavalletta, una voce metallica disse: — Attenzione, prego. Siete responsabile degli eventuali danni causati a questo apparecchio. Lasciate il vostro nome e indirizzo. Se saremo costretti a ricercarvi di nostra iniziativa, vi saranno addebitate le spese.
— Sarò responsabile di fatti ben più gravi — brontolò Reich.
— Si trattasse solo di questo! — Si calò sotto un fitto cespuglio fiorito e attese, con il disgregatore pronto a scattare. Allora comprese perché aveva deciso d’intrufolarsi in tal modo. La ragazza che aveva risposto al telefono attraversò di corsa il giardino dirigendosi alla Cavalletta. Reich attese. Nessun altro uscì dalla casa. La ragazza si girò verso di lui prima ancora di averlo udito. Una esper, evidentemente. Fece scattare la leva alla posizione di morte, ma l’istinto lo fermò di nuovo. Uccidi la ragazza in casa. Mettile addosso qualche bulbo esplosivo in modo che Powell caschi nella trappola. La paralizzò con il disgregatore, poi la prese per un braccio. In casa, Reich scorse nel salotto un lungo divano in stile moderno e vi adagiò la ragazza. Lei lottava contro di lui con tutte le sue energie tranne che con quelle del suo corpo paralizzato. Egli ebbe un ghigno selvaggio, si chinò e la baciò sulla bocca, poi la imbavagliò.
— I miei rispetti a Powell — disse alzando il disgregatore.
Qualcuno l’osservava.
Lanciò un rapido sguardo intorno al salotto. Non c’era nessuno. Si volse di nuovo alla ragazza. — Siete voi che mi date questa impressione con la vostra telepatia, esper? — Poi alzò l’arma. L’abbassò di nuovo.
Qualcuno lo stava osservando.
Questa volta Reich esplorò il salotto, guardando sotto le sedie, dentro gli armadi; perlustrò anche la cucina e il bagno. Nessuno. Ritornò in salotto, da Mary Noyes, poi pensò di salire al piano superiore. Si diresse alle scale, cominciò a salire, e si fermò con un piede a mezz’aria.