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S’interruppe, si volse e fissò Reich con occhi fiammeggianti. — Ma sapete fino a che punto siete pericoloso? Sa un flagello di essere letale? La morte è cosciente di essere morte?

Reich stralunò gli occhi in viso a Powell, sconvolto.

— Perché chiederlo a voi? — mormorò Powell. — Voi non sapete di che cosa sto parlando. Non lo saprete mai.

Si accostò al bar, riempì due coppe di brandy e le fece trangugiare a Reich una dopo l’altra. Reich s’ingozzò e sputacchiò rabbiosamente.

— Sappiate questo — disse Powell. — Il processo contro di voi è chiuso a causa di questi tranelli, di queste insidie in cui cadete. Se avessi conosciuto prima la loro esistenza avrei infranto i miei principi e vi avrei ucciso.

Reich smise di sputacchiare.

— Quando avete offerto la fusione a D’Courtney egli vi rispose WWHG, che significa accetto. Non avevate ragione di ucciderlo. Questa era la nostra lacuna!

Reich impallidì. — WWHG: rifiuto.

— No, accetto. Quando lo seppi mi resi conto che non avrei potuto chiedere la vostra condanna. Ma non sono io l’uomo che vi insidia, che tenta di uccidervi. C’è un altro che tenta di uccidervi perché sa che siete sfuggito alla disintegrazione. Lui ha sempre saputo quanto io ho scoperto solo ora: che voi siete una spaventosa minaccia per tutto il nostro futuro.

Reich si alzò a fatica dal divano. — Chi è? Chi è?

— Il vostro antico nemico, Reich. Non riuscirete mai a sfuggirgli… a nascondervi… e io spero che non riuscirete mai a mettervi in salvo.

— Chi è?

— L’Uomo senza Volto.

Reich gli volse le spalle e uscì barcollando dalla casa.

15

Devi pensare. Che cosa ti è accaduto? Perché non pensi?

Paura, Tensione…

Mentiva. Una gigantesca trappola. WWHG: rifiuto. Ma perché mentiva? A che gli può servire?

…Ansietà, cominciano già.

L’Uomo senza Volto. Breen potrebbe averlo raccontato a Powell. Anche Gus 18. Pensaci!

Paura…

Non c’è nessun Uomo senza Volto. Si tratta solo di un incubo.

Tensione…

E i tranelli, allora? Ero nelle sue mani: perché non l’ha fatta finita con me? E mi ha detto che sono libero. Che cosa medita? Pensaci!

Ansietà…

È il tuo nemico. Non riuscirai mai a sfuggirgli… a nasconderti… a metterti in salvo… No, non è l’Uomo senza Volto. È Powell!

Una mano gli toccò la spalla.

— Signor Reich?

Reich si rese conto che pioveva a dirotto. Giaceva su un fianco, le ginocchia piegate, fradicio, tremante di freddo. Si trovava sulla spianata dell’Inlet Bombe. Intorno gli alberi frusciavano, grondanti. Una figura era curva su di lui.

— Chi siete?

— Galen Chervil. Quello della festa di Marie Beaumont. Posso farvi quel famoso favore, signor Reich?

— Non leggetemi nel pensiero, ve ne prego.

— Ma no, signor Reich. Non lo facciamo, d’abitudine… — Il giovane Chervil s’interruppe. — Non sapevo che foste al corrente che ero una telespia.

— Vi conosco tutti, dannati…

— Non parlate così, signor Reich. Mi fate venir voglia di darvi ragione.

Il giovane Chervil lo prese sotto per le ascelle e l’aiutò a rialzarsi, fissando quel suo viso spaventato.

— Siete stato assalito, signor Reich?

— Cosa? No.

— Un incidente, signore?

— No, io… Oh, andatevene all’inferno!

— Certo, signore, ma pensavo aveste bisogno di aiuto e vi devo un favore, ma…

— Tornate qui. — Reich si abbrancò al tronco di un albero, si drizzò in piedi e fissò Chervil con occhi iniettati di sangue. — Siete pronto a farmi qualunque favore?

— Ma certo, signor Reich.

— Il mio problema è il delitto, Chervil. Voglio scoprire chi sta tentando di uccidermi. Mi farete questo favore? Leggerete il pensiero di chi vi indicherò?

— Suppongo che la polizia sia in grado di…

— La polizia? — Reich rise e agitò una mano disperatamente. — Voglio captare il pensiero di un pezzo grosso, Chervil. Il commissario stesso. — Si staccò dall’albero e si avvicinò barcollando a Chervil. — Voglio fare una visitina al mio amico, il commissario Crabbe e fargli un paio di domande. Voglio che voi siate presente per dirmi la verità.

— Ma il commissario potrebbe seccarsi di essere telespiato.

— Non lo saprà — tuonò Reich. — Guardatemi, idiota. Sono distrutto… sono a pezzi… mi hanno assassinato per due terzi! Voglio questo favore. Dite che me lo dovete. Dunque siete disposto a venire con me nell’ufficio di Crabbe e a telespiarlo?

— Sì, signor Reich.

— Una telespia per bene! Che cosa strana. Andiamo.

Reich percorse la spianata alla cieca, come fosse solo un corpo, un corpo appena decapitato. Chervil lo seguì, soggiogato dalla furia che spingeva Reich alla centrale di polizia. Là giunto, Reich riacquistò tutta la sua prepotenza, passò come un fulmine dinanzi a impiegati e guardie e irruppe nell’ufficio tutto ebano e argento del commissario Crabbe.

— Mio Dio, Reich — Crabbe trasecolò. — Sei tu, non è vero?

— Sedetevi, Chervil — disse Reich. Si volse a Crabbe. — Sì, sono io. È la terza volta che per poco non mi fanno fuori, oggi. Questo ragazzo… — Reich indicò Chervil. — Questo ragazzo mi ha trovato sulla spianata dell’Inlet Bombe più morto che vivo. E dov’era quella dannata polizia?

— Che ti fanno fuori, dici? — Crabbe batté un gran colpo sulla sua scrivania. — Ma naturale! Powell è un idiota. Ho detto a Powell che eri innocente. Non ha voluto darmi retta. Anche quando Peetcy ha asserito che tu eri innocente, non ha voluto darsene per inteso.

— Il giudice ha detto che io sono innocente?

— Ma certo. Non c’è in corso nessun processo contro di te. Non andartene, Ben. Voglio parlarti di quell’elezione a senatore del sistema solare…

La porta si aprì e sbatté. Reich barcollò e lottò per riprendere i sensi. Vedeva accanto a sé tre Chervil. — Bene?

— Dice la verità, signor Reich — disse Chervil. — Il Calcolatore Legale d’Accusa ha proibito che si proceda contro di voi per l’assassinio di D’Courtney. Il signor Powell ha dovuto rinunciare al processo e… bene, la sua carriera ne è compromessa gravemente.

— È vero? — Reich lo afferrò per le spalle. — È vero?

— Sì, signor Reich.

— Sono stato assolto?

— Certo, signor Reich. Nessuno vi darà noie di nessun genere. — Reich scoppiò in una tonante risata di trionfo, passò dinanzi a Chervil e uscì dallo studio del commissario, ombra dell’uomo di Neanderthal torreggiante nei corridoi del quartier generale, insozzato di sangue e fango, ridendo e gemendo per lo sforzo di ridere, aggrappandosi a tutte le fiaccate energie della sua antica arroganza.

Rimase per un attimo fermo sui gradini, a contemplare le strade lucide di pioggia… il parco divertimenti al di là della piazza, un ammasso di edifici illuminati sotto un’unica cupola trasparente… i negozi lungo i marciapiedi, tutti luce e brusio, in quell’ora notturna in cui si riaprivano dopo il breve intervallo… i maestosi palazzi del quartiere degli affari sullo sfondo, immani cubi di duecento piani e la fitta rete delle vie sopraelevate che li congiungevano l’uno all’altro… le palpitanti luci delle Cavallette.

— Sarai mio! — affermò solennemente, con un’acuta risata isterica. — Vita, morte, riso, pianto, amore, tutto sarà mio!

Poi i suoi occhi colsero l’alta, malefica figura familiare che attraversava la strada, guardandolo da sopra una spalla. Una figura di nera ombra, raggiante di gioielli — le gocce di pioggia — lo sguardo fisso, minacciosa, muta, terribile…

Un Uomo senza Volto.

Come un albero secco, Reich cadde a terra, piegato in un rigido arco.

Alle nove meno un minuto dieci dei quindici membri del Consiglio della Lega degli Esper si adunarono nell’ufficio di T’sung Hsai. Ecco il verbale della seduta: