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— Un milione di dollari. In segreto. Senza tasse né versamenti alla Lega.

— Assurdo.

— Analizzatemi. Che cos’ho in tasca?

— Cinque smeraldi del valore di ventimila dollari l’uno. Se continuate su questo tono, signor Reich, dovrò denunciarvi.

— Centomila dollari, pagamento immediato.

Reich tolse di tasca le pietre preziose e le gettò sulla scrivania, dove rotolarono come ciottoli color verde cupo. T8 le fissò, affascinato.

— Centomila dollari alla settimana, per dieci settimane. Non sarà necessario altro tempo perché tutto sia fatto. Nessuno scritto, nessuna complicazione, nessun pericolo. Pensate ancora di denunciarmi?

— È impossibile — disse T8, accarezzando avidamente con lo sguardo le pietre.

— È possibile con il vostro aiuto.

— Non posso far niente per aiutarvi.

— Un esper di primo grado. Come posso credervi? Come posso credere che non siate capace di farla al mondo intero?

— No — disse T8 decisamente. — Non può andare. Dovrò denunciarvi, signor Reich.

— Aspettate. Volete scoprire perché, quando mi soffermavo a riflettere sulle condizioni di pagamento, il mio pensiero si faceva nebuloso? Leggete più a fondo in me. Quanto sono disposto a pagare? Qual è il mio limite massimo?

T8 socchiuse gli occhi. Il suo viso da manichino si contrasse in un’espressione penosa. Poi i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa.

— Ma non lo pensate seriamente! — esclamò.

— Sì che lo penso — mormorò Reich. — E, quel che più conta sapete che è un’offerta fatta in buona fede. Potete credermi. Metto a vostra disposizione tutte le ricchezze di cui mi troverò in possesso. Vi assicuro che soddisferò ogni capriccio, ogni desiderio, ogni passione che potrete avere per il resto della vostra vita. Leggetemi dentro. Sono sincero? Manterrò la mia parola?

— Sì — ammise T8, con riluttanza.

Raccolse le pietre e le rigirò tra le dita. Socchiuse gli occhi e disse: — Negli ultimi anni non si conosce un solo delitto premeditato che sia riuscito. Gli esper rendono impossibile che l’assassino mascheri le proprie intenzioni prima di metterle in esecuzione. O, se pure si riesce a sfuggire alla loro onniveggenza prima del delitto, è impossibile, poi, celare loro la colpa.

— Gli esper non possono testimoniare in tribunale.

— Vero, ma una volta che un esper abbia scoperto il colpevole, può procurarsi testimonianze obiettive per comprovare i risultati acquisiti telepaticamente. Powell, l’ispettore capo del Reparto psicologico, è implacabile. — T8 spalancò gli occhi. — Rivolete i vostri smeraldi?

— No — disse Reich. — Riflettete con me sulla situazione. I delitti sono sempre stati scoperti perché nessun assassino ha avuto l’acume di servirsi di una telespia, o almeno, se ne ha avuto idea non ha potuto sobbarcarsi le spese necessarie. Io ne ho la possibilità.

— Sì.

— Sto per combattere una guerra — continuò Reich. — Sto per battermi con la società in un duello all’ultimo sangue. Consideriamolo come un problema di tattica e di strategia. Il mio problema è quello di qualunque esercito. Audacia, valore, e fede non sono sufficienti. Un esercito deve essere coadiuvato da un servizio di spionaggio. Io ho bisogno di voi per il mio.

— D’accordo.

— Io combatterò sul campo, voi sarete il servizio di spionaggio. Bisognerà ch’io sappia dove si troverà D’Courtney, dove potrò colpire, quando potrò colpire. Del delitto mi occuperò io; ma voi dovrete dirmi quando e dove sarà più opportuno eseguirlo.

— Capito.

— Per prima cosa dovrò occupare il campo, penetrare attraverso la rete difensiva che circonda D’Courtney. Ciò richiede da parte vostra un’azione di ricognizione. Dovrete prevenire ogni interferenza, controllare le mosse degli individui normali e individuare le telespie, avvertirmi della loro presenza e bloccarle se non posso evitarle. Dovrete rimanere sulla scena dopo il delitto. Scoprire chi è sospettato dalla polizia e perché. Se saprò che i sospetti si appuntano contro di me, sarò in grado di allontanarli. Se saprò che si dirigono contro qualcun altro, potrò rafforzarli. Mi sento di affrontare questa guerra, e di vincerla con il vostro aiuto. Non è la verità? Scrutatemi.

Dopo una lunga pausa T8 disse: — È la verità. Possiamo farcela. — Raccolse gli smeraldi e se li mise in tasca con gesto conclusivo. — Stasera ci sarà una riunione a casa di Preston Powell. Vi parteciperà il medico di D’Courtney. Inizierò la ricognizione. Può darsi che riesca a individuare i progetti e la destinazione di D’Courtney. Penso che mi sarà possibile.

— E non avete paura dell’implacabile Powell?

T8 sorrise sprezzantemente. — Se ciò fosse, signor Reich, mi sarei forse arrischiato ad accettare la vostra proposta?

Reich sorrise, alzandosi per andare. Non tese neppure la mano per salutare.

— Signor Reich? — disse T8 improvvisamente.

Reich lo guardò.

— La faccenda del grido continuerà. L’Uomo senza Volto non è il simbolo di D’Courtney o dell’assassinio.

Che cosa? Oh, maledizione, gli incubi, ancora? Ma come lo sapete? Come…

— Non fate l’idiota! Pensate di poter fare dei giochetti simili con un esper di primo grado?

E quei dannati incubi?

— Dubito che qualcuno ve ne possa dare la spiegazione, all’infuori di un esper di primo grado, e naturalmente non credo che oserete consultarne un altro dopo questo nostro colloquio.

E voi siete quello che dovrà aiutarmi?

— Questa è la mia arma. Così siamo su un piano di parità.

Come tutti gli esper di grado superiore, Preston Powell viveva solo in una casa appartata.

Abitare in un grande edificio sarebbe stato per un esper, specialmente per uno di primo grado, come vivere in un inferno di scoperte emozioni.

Powell abitava una casetta di pietra sulla Hudson Ramp, sovrastante il fiume Hudson. Consisteva in sole quattro stanze; di sopra camera da letto e studio, sotto salotto e cucina. Le pareti erano rivestite di madreperla iridescente, di bianco opale, in quel momento, con stucchi e mensole in stile Adam XVIII secolo.

Tutti gli esper avevano bisogno di frequenti cambiamenti dell’ambiente in cui vivevano per poter mantenere inalterata la propria sensibilità. Powell era in quel momento nella sua fase georgiana.

Non c’era personale di servizio in casa: Powell preferiva fare da sé. Se ne stava in cucina, a trafficare intorno alla cena fredda per gli ospiti, fischiettando un motivo ossessivo. Era alto e dinoccolato, flemmatico, sulla quarantina. La folta massa di capelli, precocemente incanutiti, contrastava con le sopracciglia nerissime e gli occhi bruni e profondi. Aveva un naso grande, prominente, quasi arrogante. La bocca larga, pareva sempre pronta a incresparsi al riso.

Osservando la parte inferiore del volto di Powell lo si sarebbe detto il più simpatico individuo che si potesse incontrare. Ma osservando la parte superiore si aveva l’impressione che fosse la persona più triste del mondo. A chiedergli il perché, avrebbe risposto che era l’uno e l’altro, o né l’uno né l’altro, a seconda di chi gli poneva la domanda e della ragione per cui gliela poneva.

Faceva parte del suo destino di esper quello di essere multiforme: una personalità dai molti aspetti e dalle molte sfaccettature. Gli esper non possedevano un carattere riconoscibile, non potevano che reagire alle esigenze delle diverse situazioni: vi davano la risposta che ansiosamente attendevate ed era questa facoltà di reazione immediata che li rendeva tanto popolari e li circondava di un alone di mistero. Gli uomini comuni li circuivano tenacemente offrendo loro Amicizia e Solidarietà, e gli esper li sfuggivano disperatamente, incapaci di spiegare a quei sordomuti che le loro offerte erano unilaterali, che non vi poteva essere un autentico rapporto là dove uno dava tutto e l’altro prendeva tutto, e che solo gli esper potevano aiutarsi gli uni con gli altri su un piano di uguaglianza.

Il campanello della porta suonò. Powell gettò un’occhiata all’orologio, sorpreso — era molto presto — poi trasmise il segnale di Aperto in do diesis alla serratura a scatto telepatico. Questa ricevette il messaggio e la porta d’ingresso si aprì.

Subito gli giunse l’onda di una sensazione familiare.

Mary Noyes, venuta ad aiutare il povero scapolo a preparare il ricevimento! Brava!

Speravo che tu avessi bisogno di me, Pres.

Ogni ospite uomo ha bisogno di un’ospite donna. Mary, come me la devo cavare con ì tost?

Ho ideato proprio ora una nuova ricetta. Li preparerò io.

Col chutney.

Chutney?

Sì, certo, una cosa normalissima, tesoro.

Strano genere di criptotosti!

Entrò nella cucina. Era piccola di statura, ma alta e flessuosa agli occhi della mente; bruna all’apparenza, ma di un candore gelato nell’essenza.