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La porta si aprì e sbatté. Reich barcollò e lottò per riprendere i sensi. Vedeva accanto a sé tre Chervil. — Bene?

— Dice la verità, signor Reich — disse Chervil. — Il Calcolatore Legale d’Accusa ha proibito che si proceda contro di voi per l’assassinio di D’Courtney. Il signor Powell ha dovuto rinunciare al processo e… bene, la sua carriera ne è compromessa gravemente.

— È vero? — Reich lo afferrò per le spalle. — È vero?

— Sì, signor Reich.

— Sono stato assolto?

— Certo, signor Reich. Nessuno vi darà noie di nessun genere. — Reich scoppiò in una tonante risata di trionfo, passò dinanzi a Chervil e uscì dallo studio del commissario, ombra dell’uomo di Neanderthal torreggiante nei corridoi del quartier generale, insozzato di sangue e fango, ridendo e gemendo per lo sforzo di ridere, aggrappandosi a tutte le fiaccate energie della sua antica arroganza.

Rimase per un attimo fermo sui gradini, a contemplare le strade lucide di pioggia… il parco divertimenti al di là della piazza, un ammasso di edifici illuminati sotto un’unica cupola trasparente… i negozi lungo i marciapiedi, tutti luce e brusio, in quell’ora notturna in cui si riaprivano dopo il breve intervallo… i maestosi palazzi del quartiere degli affari sullo sfondo, immani cubi di duecento piani e la fitta rete delle vie sopraelevate che li congiungevano l’uno all’altro… le palpitanti luci delle Cavallette.

— Sarai mio! — affermò solennemente, con un’acuta risata isterica. — Vita, morte, riso, pianto, amore, tutto sarà mio!

Poi i suoi occhi colsero l’alta, malefica figura familiare che attraversava la strada, guardandolo da sopra una spalla. Una figura di nera ombra, raggiante di gioielli — le gocce di pioggia — lo sguardo fisso, minacciosa, muta, terribile…

Un Uomo senza Volto.

Come un albero secco, Reich cadde a terra, piegato in un rigido arco.

Alle nove meno un minuto dieci dei quindici membri del Consiglio della Lega degli Esper si adunarono nell’ufficio di T’sung Hsai. Ecco il verbale della seduta:

EMERGENZA

Richiesta di Azione di Massa, con Preston Powell quale Canale per il convogliamento dell’Energia Accumulata.

T’sung: Molto onorevole Powell, la vostra richiesta sconvolge questo mio vecchio cervello. Che cosa mai può richiedere l’applicazione di una misura eccezionale e tanto pericolosa?

Powell: Reich sta per divenire un Punto Focale della Galassia… Un fatale gradino tra un sicuro passato e un probabile futuro. In questo momento Reich è impegnato in una possente riorganizzazione delle sue energie. Se riesce a trovare il suo equilibrio prima che io intervenga, egli diverrà immune alla nostra realtà, invulnerabile al nostro attacco: sarà il mortale nemico della nostra Lega e della Logica e Realtà Galattiche.

Akins: Stai certamente esagerando, vero Powell?

Powell: Esaminate con me il quadro della situazione. Osservate come la posizione di Reich si proietti nel tempo e nello spazio. I suoi princìpi non diverranno i princìpi del mondo intero? La sua realtà non diverrà quella del mondo stesso? Non è egli, nella sua critica posizione di potenza, energia e intelligenza, una via sicura per portarci verso la distruzione?

T’sung: È la verità. Cionondimeno questa indegna persona è assai riluttante ad autorizzare l’Azione di Massa. Nei tentativi fatti in passato essa ha invariabilmente provocato la morte del Canale Energetico. Siete troppo prezioso perché possiamo perdervi, Powell.

Powell: Lasciatemi correre il rischio. Reich è uno dei rarissimi uomini che possono sconvolgere l’Universo… Un fanciullo ancora da questo punto di vista, ma prossimo a maturare. E tutta la realtà… gli Esper, i Normali, la Vita, la Terra, le Lune, il Sistema Solare, le Galassie, l’Universo stesso… tutta la Realtà è precariamente sospesa a questo suo risveglio. Non possiamo permettere che egli si risvegli alla Realtà dell’Errore. Io vi pongo questo problema.

Jordan: Tu ci chiedi di votare la tua morte.

Powell: La mia morte probabile contro la morte certa di tutto. Vi pongo il problema.

T’sung: È un’arma a doppio taglio. Non avete nessuna sicurezza che l’applicazione di questa misura avrà successo.

Akins: Lasciamo che Reich si risvegli come vuole. Abbiamo il tempo e la possibilità di attaccarlo a un altro bivio.

Powell: Insisto sul mio punto!

Decisione: La richiesta è accolta.

L’Assemblea viene sciolta.

Lancetta delle ore sulle nove.

Lancetta dei minuti su 0,1.

Lancetta dei secondi su morte.

Powell arrivò a casa mezz’ora dopo. Aveva fatto testamento, aveva pagato tutti i suoi debiti, sistemato ogni cosa. Alla Lega tutti erano rimasti sgomenti. Ci fu sgomento anche quando tornò a casa, perché Mary Noyes colse il quadro della situazione nell’istante stesso in cui egli entrò.

Poche storie, devo farlo!

Ma…

Esiste una possibilità che io sopravviva. Oh, una cosa. Il laboratorio vorrebbe fare un’autopsia del mio cervello se muoio. Il mio corpo dovrebbe esservi portato prima del "rigor mortis". Se non potranno avere il cadavere, cercheranno di avere almeno la testa. Pensaci tu per favore.

Pres!

Scusami. Sarebbe meglio che tu facessi i bagagli e portassi la bambina al Kingston Hospital. Non sarebbe al sicuro qui.

Non è più una bambina. È… Oh, Pres!

Mary gli volse le spalle e corse di sopra lasciando dietro di sé una familiare ondata di sensazioni, miste ora a terrore ora a lacrime. Powell sospirò, poi sorrise quando un’adolescente dal portamento grazioso apparve alla sommità delle scale. A metà scala ella sostò un attimo per lasciargli il tempo di abituarsi ai suoi abiti e ai suoi modi.

— Ebbene, siete il signor Powell, no?

— Sì. Buongiorno Barbara.

— E quale buon vento vi porta questa mattina al nostro piccolo regno? — Continuò a scendere, sfiorando appena lo scorrimano con la punta delle dita: inciampò all’ultimo gradino.

Powell la sostenne.

Lei alzò lo sguardo su di lui. — Voi rimanete qui, per favore. Io scenderò nuovamente dalle scale e scommetto che questa volta ci riuscirò perfettamente.

— Scommetto che non ci riuscirai.

Lei si volse, salì trotterellando, sostò un attimo alla sommità in un atteggiamento aggraziato e incominciò la grande discesa. — Non sono più la bimbetta che ero ieri. Sono cresciuta enormemente. Dovete considerarmi come una donna fatta ora. — Superò l’ultimo gradino e gli rivolse uno sguardo intento. — Va bene?

— Splendidamente, cara.

Improvvisamente Barbara rise, lo spinse verso una sedia e gli saltò in braccio. Powell brontolò.

— Piano, Barbara. Sei cresciuta enormemente e pesi tanto di più.

— Come mai ero convinta che foste mio padre? — domandò lei.

— E che cosa ci sarebbe da ridire se lo fossi?

— Vi sentite come un padre nei miei riguardi? Io non mi sento affatto come una figlia nei vostri riguardi.

— Ah, sì? E come ti senti?

— Io ho fatto la domanda per prima, così voi dovete rispondere per primo.

— I miei sentimenti verso di te sono quelli di un padre affezionato e devoto.

Arrossì di stizza e si alzò dalle sue ginocchia. — Volevo che foste serio perché ho bisogno del vostro consiglio.

— Scusami, Barbara. Che hai?

S’inginocchiò accanto a lui e gli prese una mano. — C’è una grande confusione in me quando penso a voi.