— Sentite — disse Powell disperatamente. — Vi ho aiutato più volte a vestirvi. E vi ho pettinato, e vi ho raccomandato di pulirvi bene i denti.
Lei agitò graziosamente una mano, sorridendogli.
— Vi piaceva il pesce, ma non potevate soffrire l’agnello. Una volta me ne avete ficcato un pezzetto in un occhio.
— È stato tanto tempo fa, signor Powell.
— È stato due settimane fa, signorina D’Courtney.
Si alzò con aria maestosa. — Ma signor Powell! Se insistete su queste calunnie cronologiche… — Si interruppe e lo fissò. L’espressione da monella riapparve sul suo viso. — Cronologiche? — ripeté.
Lui depose il pacco e la prese tra le braccia.
— Signor Powell — mormorò. — Ciao, signor Powell.
— Mio Dio, Barbara-Baba, tesoro. Per un istante ho creduto che parlassi sul serio.
— Ti ricambiavo di tutte le tue cure per farmi crescere bene.
— Sei sempre stata una bambina vendicativa.
— Sei sempre stato un cattivo papà. — Si piegò un poco all’indietro e lo guardò. — Mary Noyes mi ha raccontato. Tutto.
— Davvero?
Barbara annuì. — Aveva ragione. Io sono pronta a tutto.
Lui rise, irradiando intorno a sé una grande ondata di felicità. — Non devi sentirti pronta a nulla. Siediti. Voglio chiederti una cosa.
Barbara sedette.
— Devo ritornare a quella notte.
— In casa Beaumont?
Annuì.
— Non è facile parlarne — bisbigliò lei, tristemente.
— Sarà affare di un minuto. Tu eri a letto, addormentata. Improvvisamente ti svegliasti e ti precipitasti nella camera delle orchidee. Ricordi il resto…
— Ricordo.
— Una domanda. Che grido ti svegliò?
— Lo sai.
Stando al capezzale del letto di Ben Reich, Powell vide i segni della consapevolezza, della pena, in quegli occhi stralunati, balenanti.
Il dottor Johnny Jeems posò una mano sul braccio di Reich. — È un ragazzo pieno di risorse. Abbiamo grandi speranze per lui.
Reich si agitò e si contorse.
— Come riesce l’operazione? — chiese Powell ansiosamente.
— Benissimo. Dovrebbe esser pronto per la rinascita entro un anno.
— È un ragazzo in gamba. Abbiamo bisogno di uomini come lui. Sarebbe stato un gran peccato perderlo.
— Perderlo? — ripeté Jeems, con aria stupita. — E in che modo?
— Tre o quattrocento secoli fa, Johnny, la polizia eliminava gente come Reich. Pena di morte, la chiamavano.
— Ma non ha senso; un uomo che ha il talento e il fegato di sfidare la società è potenzialmente un uomo di valore. Se non lo si liberasse da se stesso e non si sfruttassero i valori che sono in lui al più alto grado… ebbene, ci si renderebbe colpevoli di un criminale spreco di esseri umani.
— Erano molto in gamba in questo genere di sprechi, a quei tempi — disse Powell. Da sotto il braccio trasse il pacchetto. — Questo, per esempio, sarebbe stato definito un mostruoso sentimentalismo verso un rifiuto della società.
Jeems osservò in silenzio, con simpatia, Powell che tendeva il pacco a quanto ancora rimaneva di Reich. — È un regalo per voi, Ben. Prendetelo. — La strana creatura gettò uno sguardo a Powell, poi al regalo. Infine le mani incerte afferrarono il pacco, lacerarono la carta, ne trassero una manciata di magnifici bastoni di zucchero candito, specialità della Sucre et Cie e li ficcarono tra le labbra cascanti.
— Non si può dire che non abbia avuto regali — disse Jeems, accennando ai fiori, ai dischi, alle sculture, alla gabbia di vivacissimi animali provenienti da Venere, alle piante esotiche di Pardi che ricoprivano tavole e scaffali.
— Da parte del commissario Crabbe, dal vecchio T-H, dal dottor Wilson 1/4 Maine — disse Powell, leggendo i biglietti che accompagnavano i vari regali. Tacque un attimo. — Perfino Jeremy Church. Con tutto l’odio che nutriva contro Reich da quando l’aveva fatto espellere dalla Lega degli esper… maledizione, Johnny, è difficile crederci, no?
— Ma no — disse Jeems. — Perché? Un criminale è un malato. Naturale che lo si porti all’ospedale e che gli si mandino regali. In che altro modo si potrebbero trattare i criminali?
— In che altro modo? — ripeté Powell, gentilmente. Dal caos della mente lacerata di Reich uscì un brandello di pensiero: Powell — esper — Powell — amico…
Fu così improvviso, così inaspettato, così pieno di appassionata gratitudine, che Powell afferrò la spalla di Reich e cercò di abbozzare un sorriso, poi dovette voltarsi e correre via, verso il padiglione di Barbara.
Una mente malata era stata salvata. C’erano stati timori e delusioni, il sistema solare, Powell, Barbara e Reich stesso avevano corso un grave pericolo, un vecchio logorato dalle sue stesse colpe, troppo stanco per continuare a vivere, era stato assassinato. Ma una personalità malata era salva, ora. Un giorno tutto il genere umano sarebbe guarito. Fino allora gli esper dovevano guidare, custodire e proteggere un mondo malato di cecità psichica.
Ne valeva la pena?
Senza esitazioni, Powell decise che sì, ne valeva la pena.