Theo Lane disse: — Una IA difettosa? Credevo che la nave avesse una delle migliori intelligenze, al di fuori del Nucleo.
— Infatti — disse il Console. — Non è difettosa. Ho fatto il controllo cognitivo e di funzione. Tutto è a posto. Però mi dà… questa roba! — Indicò la lettura di registrazione del comlog.
Martin Sileno lanciò un'occhiata a Brawne Lamia, scrutò attentamente il sorriso della donna, poi si rivolse al Console. — Bene, pare che la tua nave diventi erudita. Non preoccupartene. Sarà una buona compagnia, durante il viaggio laggiù e ritorno.
Nella pausa che seguì, Brawne tirò fuori un involto voluminoso. — Un regalo di addio — disse.
Il Console scartò l'involto, lentamente dapprima, poi strappando via la confezione, mentre compariva il piccolo tappeto piegato, sbiadito, logoro. Il Console vi passò sopra la mano, alzò lo sguardo e parlò con voce piena di emozione. — Dove… come hai…
Brawne sorrise. — Una profuga indigena l'ha trovato sotto le chiuse Karla. Cercava di venderlo al mercato di Jacktown, quando sono capitata lì io. Nessuno era interessato all'acquisto.
Il Console trasse un profondo sospiro e passò la mano sui disegni del tappeto Hawking che aveva portato suo nonno Merin al fatale incontro con sua nonna Siri.
— Purtroppo non credo che volerà ancora — disse Brawne.
— I filamenti di volo hanno bisogno di ricarica — disse il Console. — Non so come ringraziarti…
— Non farlo. È un augurio di buona fortuna per il viaggio.
Il Console scosse la testa, abbracciò Brawne, strinse la mano agli altri, prese l'ascensore per salire a bordo. Brawne e gli altri tornarono a piedi al terminal.
Non c'erano nuvole, nel cielo color lapislazzuli di Hyperion. Il sole dipingeva di tonalità intense i lontani picchi della Briglia e prometteva calore per il giorno a venire.
Senza girarsi Brawne diede un'occhiata alla Città dei Poeti e alla valle più avanti. La cima delle Tombe più alte si scorgeva appena. Un'ala della Sfinge rifletté la luce.
Con poco rumore e appena un accenno di calore, la nave color ebano del Console si alzò su una colonna di fiamma azzurra e puntò al cielo. Brawne cercò di ricordare le poesie appena lette e i versi finali della più lunga e più bella opera incompiuta del suo amato.
Brawne sentì il vento caldo tirarle i capelli. Alzò il viso verso il cielo e agitò il braccio, senza cercare di nascondere o di asciugare le lacrime, continuò a salutare con forza, ora che la splendida nave puntava la prua e saliva al cielo, con la sua vivida scia di fiamma azzurra e, come un urlo distante, creava un improvviso bang sonico che increspò il deserto ed echeggiò contro i picchi lontani.
Brawne non cercò di trattenere le lacrime e salutò di nuovo e continuò ad agitare il braccio al Console che partiva e al cielo e ad amici che non avrebbe più rivisto e a una parte del proprio passato e alla nave che s'innalzava come una perfetta freccia di ebano scagliata dall'arco di un dio.
Sfolgorò ancora…