Выбрать главу

Il Console alza lo sguardo, ora vede l'ampia imboccatura della valle e le nuvole che corrono più in alto; quasi s'aspetta di scorgere il bagliore azzurro della scia di fusione della nave che scende tra le nubi. La tempesta è terrificante, ma la nave è atterrata in condizioni peggiori. Il Console si domanda se sia già scesa e se più avanti gli altri aspettino che lui arrivi.

Ma quando raggiunge la sella fra le pareti rocciose all'imboccatura della valle, mentre il vento rinnova gli assalti, vede che gli altri quattro se ne stanno rannicchiati all'inizio della vasta pianura: la nave non c'è.

— A quest'ora non dovrebbe essere già scesa? — grida Lamia, mentre il Console si avvicina al gruppetto.

Lui annuisce e si acquatta per togliere dallo zaino il comlog. Weintraub e Sileno si mettono dietro di lui e si piegano per dargli un certo riparo dalla sabbia. Il Console estrae il comlog ed esita, guardandosi intorno. La tempesta dà l'impressione che il gruppetto si trovi in una folle stanza con pareti e soffitto che cambiano da un istante all'altro, un momento si chiudono su di loro a qualche metro di distanza, l'attimo dopo si allontanano, mentre il soffitto si libra verso l'alto, come la scena il cui la stanza e l'albero di Natale si espandono per Clara, nello Schiaccianoci di Ciaikovskij.

Il Console tocca il diskey, mormora nel riquadro fonico. L'antico strumento gli risponde in un bisbiglio, parole appena percettìbili sopra il fruscio della sabbia. Il Console si raddrizza, si gira verso gli altri. — La nave non ha avuto il permesso di partire.

Segue una confusione di proteste. — Cosa significa, non ha avuto il permesso? — domanda Lamia, quando torna il silenzio.

Il Console alza le spalle e guarda il cielo, come se una coda di fiamma azzurra, potesse ancora annunciare l'arrivo della nave. — Allo spazioporto di Keats non hanno dato il nullaosta.

— Ma non avevi detto che i documenti erano firmati dalla pidocchiosa regina? — grida Martin Sileno. — Dalla Vecchia Crostona in persona?

— Il permesso di Gladstone era nella memoria della nave — dice il Console. — La FORCE e le autorità portuali lo sapevano.

— Allora che diavolo è accaduto? — Lamia si pulisce il viso. Le lacrime versate nella tenda hanno lasciato minuscoli rivoli di fango nello strato di sabbia che le copre le guance.

Il Console si stringe nelle spalle. — Gladstone ha annullato il documento originale. Qui c'è un suo messaggio. Volete ascoltarlo?

Per un minuto nessuno risponde. Dopo una settimana di viaggio, il pensiero di essere in contatto con una persona esterna al gruppo è così incongruo da non fare subito presa: come se il mondo al di fuori del pellegrinaggio abbia smesso d'esistere, a parte le esplosioni nel cielo notturno. — Sì — dice Sol Weintraub. — Ascoltiamolo. — Un improvviso attimo di calma nella tempesta fa sembrare che le parole siano state pronunciate a voce altissima.

Si raccolgono intorno all'antico comlog, tenendo al centro del cerchio padre Hoyt. Nel minuto in cui non gli hanno badato, una piccola duna ha cominciato a formarsi intorno al corpo del prete. Ora le spie luminose sono tutte rosse, a parte quelle dei monitor d'estrema misura, che brillano di luce ambrata. Lamia inserisce nella fessura un'altra cartuccia di plasma e controlla che la maschera a osmosi sia ben sistemata su bocca e naso di Hoyt, lasci passare ossigeno puro e trattenga la sabbia. — D'accordo — dice.

Il Console aziona il diskey.

Il messaggio è una raffica tachionica astrotel, registrata dalla nave una decina di minuti prima. L'aria si annebbia con le colonne dati e il colloide a immagine sferica che caratterizza i comlog risalenti all'Egira. L'immagine di Gladstone sfarfalla: il viso è bizzarramente distorto, quasi comico, mentre milioni di granelli di sabbia lo attraversano e lacerano l'immagine. Anche a tutto volume, la voce quasi si perde nella tempesta.

«Sono spiacente» dice la ben nota immagine «ma al momento non posso permettere che la nave si avvicini alle Tombe. La tentazione di abbandonare la zona sarebbe troppo grande e l'importanza della missione deve passare sopra ogni altro fattore. Cercate di capire che da voi dipende forse la sorte dei mondi della Rete. Le mie speranze e le mie preghiere sono con voi. Gladstone. Fine.»

L'immagine si ripiega su se stessa e svanisce. Il Console, Weintraub e Lamia continuano a fissare in silenzio il vuoto. Martin Sileno si alza, tira un pugno di sabbia all'aria dove un attimo prima c'era il viso di Gladstone e urla: — Brutta stronza incestuosa d'una puttana paraplegica! — Prende a calci la sabbia. Gli altri spostano lo sguardo su di lui.

— Be', c'è stato davvero d'aiuto — dice piano Brawne Lamia.

Sileno agita le braccia, disgustato, e si allontana, continuando a prendere a calci le dune.

— Non c'è altro? — domanda Weintraub al Console.

— No.

Brawne Lamia incrocia le braccia e fissa il comlog, accigliata. — Come hai detto che funziona, questa baracca? Come riesce a superare le interferenze?

— Microraggio inviato a un comsat tascabile messo in orbita quando siamo scesi con la Yggdrasill - risponde il Console.

Lamia annuisce. — Così, quando hai fatto rapporto, in pratica hai mandato alla nave brevi messaggi che il computer ha trasmesso in raffiche astrotel a Gladstone… e ai tuoi contatti Ouster.

— Sì.

— La nave può decollare senza autorizzazione? — domanda Weintraub. Si è messo a sedere, con le braccia intorno alle ginocchia alzate, nella posa classica di chi è stanco. Anche la voce rivela sfinimento. — Senza tenere conto del divieto di Gladstone?

— No — risponde il Console. — La FORCE ha posto un campo di contenimento classe-3 sopra il pozzo di decollo dove è parcheggiata la nave.

— Mettiti in contatto con quella donna — dice Brawne Lamia. — Spiega la situazione.

— Ho provato. — Il Console rimette nello zaino il comlog. — Nessuna risposta. Nel messaggio di chiamata ho precisato che Hoyt è gravemente ferito e necessita d'intervento medico. Volevo che l'apparato chirurgico della nave fosse pronto a intervenire.

— Ferito — ripete Martin Sileno, tornando dove gli altri sono accovacciati. — Merda. Il nostro amico prete è morto come il cane di Glennon-Height. — Muove il pollice in direzione del corpo avvolto nel mantello; tutti i display monitor sono rossi. Brawne Lamia si china a toccare la guancia di Hoyt. È fredda. Sia il comlog bio-monitor sia il medipac cominciano a cinguettare avvertimenti di morte cerebrale. La maschera a osmosi continua a forzare ossigeno puro nei polmoni del prete e gli stimolatori del medipac mantengono ancora in funzione cuore e polmoni, ma l'intensità del segnale sonoro ha un'impennata e poi si mantiene costante su un tono orribile.

— Ha perso troppo sangue — dice Sol Weintraub. Tocca il viso del prete, tenendo chiusi gli occhi e chinando la testa.

— Magnifico — sbotta Sileno. — Eccezionale! E secondo la sua stessa storia, Hoyt si decomporrà e si ricomporrà, grazie a quella maledetta cosa a forma di croce… due maledette cose, l'amico abbonda di polizze di risurrezione… e poi tornerà come una versione cerebralmente danneggiata dello spettro del papà di Amleto. E a quel punto cosa faremo?

— Chiudi il becco — dice Brawne Lamia. Avvolge il corpo di Hoyt in un telo che ha portato con sé dalla tenda.

— Chiudilo tu! — urla Sileno. — Abbiamo giù un mostro in agguato qui intorno. Il Vecchio Grendel in persona è qui in giro e affila le unghie per il prossimo pasto; vuoi che alla nostra allegra compagnia si aggiunga lo zombie di Hoyt? Ricordi la descrizione dei Bikura? Per secoli hanno lasciato che il crucimorfo li riportasse in vita: parlare a uno di loro era come parlare a una spugna ambulante. Vuoi davvero che il cadavere di Hoyt faccia la passeggiata con noi?