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Questa si raddrizzò, aprì gli occhi.

Barrett si accigliò, deluso. «Medium esce di trance.» Spense il registratore, accese un fiammifero. Florence distolse il viso, mentre lui accendeva le candele.

Fischer si alzò, andò a prendere una caraffa d’acqua. Mentre ne versava un bicchiere, il becco della caraffa tintinnò contro il vetro. Barrett gli gettò un’occhiata. Fischer porse il bicchier d’acqua a Florence. Questa lo bevve d’un sorso. «Ecco.» Sorrise a Fischer. «Grazie.» Depose il bicchiere, rabbrividendo. «Cos’è successo?»

Barrett glielo disse. Lei lo guardò, confusa. «Non capisco. Non sono mica una medium fisica, io.»

«Lo è stata, però, poco fa. In embrione, per lo meno.»

Florence parve turbata. «Non ha senso. Perché sarei dovuta divenire, così, d’un tratto, una medium fisica?»

«Non ne ho idea.»

Florence lo guardò. Alfine, annuì, con riluttanza. «Sì. Questa casa.» Si guardò intorno. Alla fine sospirò. «La volontà di Dio, non la mia» disse. «Se, per ripulire questa casa dovrò mutare il mio stile medianico, ebbene, così sia. Quel che conta è il fine, non i mezzi.» Non guardava Fischer, così parlando. Hanno tolto il fardello dalle sue spalle, pensò, per caricarlo sulle mie.

«Possiamo lavorare insieme, ora, se lei è disposta» disse Barrett.

«Sì, naturalmente.»

«Telefonerò all’uomo di Deutsch, perché provveda a far costruire una cabina, domattina.» Però Barrett non era convinto che quel che era accaduto stesse a indicare un mutamento nelle virtù medianiche di Florence, tanto profondo da sopperire al suo fabbisogno di un medium fisico. Ma valeva la pena di provare con lei e mettere alla prova la sua capacità. Se si fosse dimostrata all’altezza, si sarebbe potuto evitare di far venire uno dei suoi abituali assistenti, a parte il fatto che per far questo avrebbe prima dovuto ottenere il permesso di Deutsch.

Vedendo dalla sua espressione che Florence era tuttora in preda a dubbi, Barrett le domandò: «Ma veramente è disposta a questo?».

«Sì. Oh sì.» Aveva però un sorrisetto sconcertato. «È solo che… Insomma, non riesco a spiegarmi bene perché. Sono anni che esercito come medium mentale.» Scosse il capo. «E adesso, tutt’a un tratto…» Emise un mugolio di stupore. «Misteriose sono le vie del Signore, in verità.»

«E così pure le vie di questa casa» disse Fischer.

Florence lo guardò sorpresa. «Lei pensa che la casa abbia influito su di me?»

«Stia attenta dove mette i piedi» l’ammonì lui. «Può darsi che Dominiddio non abbia, dopo tutto, tanto influenza sulla Casa d’Inferno.»

ore 21.49

La scienza non è solo una raccolta di dati di fatto. Essa è in primissimo luogo un metodo investigativo, e non v’è alcun motivo per cui i fenomeni parapsicologici non debbano venir indagati con metodo scientifico: dato che — al pari della fisica e della chimica — la parapsicologia è una scienza della natura.

Si tratta di una barriera intellettuale che l’uomo deve, ineluttabilmente, abbattere. La parapsicologia non può più venir classificata come un concetto filosofico È una realtà biologica e la scienza non può seguitare a ignorare questo fatto. Essa ha già perso troppo tempo girando intorno ai confini di questo irrefutabile regno. È giunta l’ora di entrarci, di studiarlo, di apprendere nuove cose. Così si esprimeva Morselli: «È giunta l’ora di smetterla con questo atteggiamento esageratamente negativo, questo continuo dubitare, questi sorrisi di sarcasmo».

E suona a disdoro della nostra età, che codeste parole siano state pronunciate ben sessanta anni or sono! poiché oggi quell’atteggiamento negativo di cui parlava Morselli persiste ancora. In effetti…

«Lionel.»

Barrett sollevò gli occhi dal manoscritto. «Posso aiutarti?»

«No. Fra un momento avrò finito.» La guardò, sollevata sui cuscini. Indossava un pigiama azzurro. Con quei capelli corti e la figura snella pareva quasi una bambina. Barrett le sorrise. «Del resto può aspettare» disse.

E in così dire mise via il manoscritto. Diede un’occhiata al frontespizio : «Confini delle facoltà umane di Lionel Barrett, dottore in filosofia, in scienze e in lettere». Ebbe un sorriso compiaciuto, fra sé e sé. Sul serio, tutto stava andando magnificamente. Aveva modo di dimostrare la sua teoria, aveva la pensione assicurata, e il suo libro era quasi terminato. Magari vi avrebbe aggiunto un epilogo, relativo all’esperienza in corso. O sennò avrebbe potuto scrivere un opuscolo a parte. Sorridendo, spense la candela. Ma poi si alzò. Attraversò la camera. Per un momento immaginò se stesso nei panni di un barone che attraversa le sue stanze per recarsi a conversare con la sua castellana. Questa fantasia lo divertì, ed emise una specie di chioccolio.

«Che c’è?» gli chiese sua moglie.

Lui glielo disse, e lei sorrise. «È fantastica, però, questa casa. Un museo pieno zeppo di tesori. Se non fosse infestata…» S’interruppe notando l’espressione di Lionel.

Barrett sedette sulla sponda del letto di lei e mise via il bastone. «Hai avuto paura, prima?» domandò. «Eri molto calma dopo la seduta.»

«È stato un po’ snervante, lo ammetto. Specie quel freddo che veniva su.»

«Lo sai che cos’era?» disse lui. «Era la medium che assorbiva calore dall’ambiente per convertirlo in energia.»

«E tutte quelle cose che ha detto?»

Barrett si strinse nelle spalle. «Impossibile analizzarle. Ci vorrebbero anni per risalire alla fonte di ciascuna frase che ha pronunciato. E abbiamo solo una settimana a disposizione. La risposta dobbiamo cercarla negli effetti fisici.»

Qui s’interruppe dato che lei aveva avuto un moto di sorpresa. Si volse anche lui, guardò nella stessa direzione e vide che la sedia a dondolo si stava muovendo.

«Che cos’è mai?» bisbigliò Edith.

Barrett si alzò e zoppicando attraversò la camera. Si mise accanto alla sedia e l’osservò dondolare. «È come quello spiffero di prima» le disse.

«Ma si muove come se qualcuno ci sedesse sopra.» Edith aveva istintivamente abbracciato un guanciale.

«Non c’è nessuno seduto qua sopra, te lo garantisco» disse Barrett. «È facile mettere in moto una sedia a dondolo. È per questo che è un fenomeno molto frequente nelle case infestate. Basta una spintarella.»

«Ma…»

«… chi gliela dà, la spintarella?» terminò Barrett per lei. «Energia residua.» E in così dire allungò una mano per fermare la sedia. Edith si fece tesa. «Vedi?» Quando ritirò la mano, la sedia restò immobile. «Si è dissipata, adesso.» Diede una piccola spinta alla sedia. Questa dondolò un poco, poi si fermò di nuovo. «Tutto sparito» disse.

Tornò presso di lei e sedette sulla sponda del letto.

«Temo di non essere una brava parapsicologa» ella disse.

Barrett sorrise e le carezzò una mano.

«Ma perché quell’energia residua, d’un tratto, mette in moto una sedia a dondolo?» ella domandò.

«Non sono riuscito a scoprire alcun motivo specifico. Ma certo la nostra presenza qui in questa camera ha qualcosa a che farci. Un’energia meccanica vagante che segue la linea di minor resistenza: suoni e movimenti che in passato si ripeterono più di frequente danno origine a schemi dinamici, e abbiamo così spifferi, porte che sbattono, sedie che dondolano, colpi, rumori di passi.»

Ella annuì, poi gli toccò la punta del naso. «Devi dormire, riposarti» disse.

Barrett le diede un bacio sulla guancia, poi si alzò e si diresse verso il proprio letto. «Vuoi che lasci la candela accesa?» domandò.

«Se non ti spiace.»

«Va bene, lasceremo il lume acceso. Non può recare nessun danno.»

Si coricò. Edith fissava i cassettoni del soffitto, in cui era ripetuto un motivo di conchiglie. «Lionel…» disse.