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Ragione.

Fischer cercò di debellare gli ultimi dubbi che tornavano alla carica. Mannaggia, l’aveva pur constatato da sé. In ognuna delle stanze della casa. Non c’era più niente. La Casa d’Inferno era stata mondata. Perché allora tornavano ad assalirlo quegli stupidi dubbi, ancora?

Ma sì! perché era tutto troppo semplice! Ecco perché.

Come la mettiamo con il disastro del 1931 e con quello del 1940? Lui si era trovato presente, a quest’ultimo, e lo sapeva bene di quale complessità fossero stati i fenomeni. E Barrett ne aveva una lista lunghissima. Una lista con almeno un centinaio di voci. Gli episodi dei giorni scorsi erano stati di svariata natura. Non poteva, assolutamente, trattarsi solo di radiazioni, di qualcosa che si potesse spegnere come una lampadina! È vero che i suoi dubbi non avevano alcun fondamento logico, e tuttavia non riusciva a scacciarli.

C’erano state fin troppe “soluzioni definitive” in passato. C’era stata tanta gente che aveva giurato di aver risolto il mistero della Casa d’Inferno. Florence era stata una di costoro, e proprio la sua convinzione l’aveva condotta alla morte. E adesso Barrett era convinto di aver trovato la risposta definitiva, lui pure. È vero che ne aveva offerta una dimostrazione, ma… se si fosse ingannato? Sempre, in passato, la Casa d’Inferno aveva sferrato il suo attacco finale proprio allorché qualcuno s’era detto convinto di aver trovato la soluzione definitiva.

Fischer scosse la testa. Non voleva crederci. Al lume della logica, non poteva crederci. Barrett aveva ragione. La casa adesso era monda.

D’un tratto si rammentò del cerchio di sangue sul pavimento della cappella, con una “B” al centro. Belasco, ovviamente. Ma perché Florence aveva tracciato quei segni? La sua mente si era oscurata nell’imminenza della morte? o si era illuminata, invece?

No. No, non poteva trattarsi di Belasco. La casa era stata ripulita, era monda. Lui stesso se n’era accertato, perdio, di persona! Barrett aveva dimostrato di essere senza dubbio nel giusto. La risposta esatta era nelle radiazioni elettromagnetiche.

Ma perché allora il suo piede premeva adesso l’acceleratore, fino in fondo? Perché mai il suo cuore batteva così forte? Perché sentiva la pelle raggricciarglisi alla nuca? Perché aveva quel tenibile presentimento, che doveva tornare alla Casa d’Inferno prima che fosse troppo tardi?

ore 14.17

Barrett uscì dalla stanza da bagno, in vestaglia e pantofole. Zoppicò fino al letto di Edith e si sedette sulla sponda. Edith giaceva sotto l’imbottita. «Ti senti meglio?» gli domandò.

E lui : «Mai stato così bene».

«E il tuo pollice?»

«Me lo farò vedere non appena torniamo a casa.» Non le disse però che, dinanzi, sotto la doccia, aveva fatto per sfasciarselo ma aveva dovuto desistere per il dolore che a momenti lo faceva svenire.

«A casa.» Edith sorrìse, mesta: «Ancora non mi pare vero che ci torniamo, sani e salvi.»

«Saremo a casa per domani» disse Barrctt, con una smorfia. «Ci saremmo già oggi se il figlio di Deutsch non fosse un…»

«… un figlio di puttana» completò lei.

Barrett sorrise. «A essere indulgenti» disse. Il sorriso svanì. «Ho paura che la nostra sicurezza per l’avvenire sia andata a farsi friggere, mia cara.»

«La mia sicurezza sei tu» disse lei. «Uscire da questa casa al tuo fianco, per me vale un milione di dollari.» Gli prese una mano. «Davvero è finita, Lionel?»

Egli annuì. «Sì, tutto è fatto.»

«Non riesco quasi a crederci.»

«Lo so.» Le strinse una mano. «Ti secca se ti ricordo che io, però, te l’avevo detto?»

«Non mi secca niente, se è vero ch’è finita.»

«È finita.»

«Peccato che sia morta Florence, quando la soluzione era così vicina.»

«Un peccato, sì. Avrei dovuto farla andar via di qui.»

Edith gli accarezzò una mano, rassicurante. «Tu hai fatto tutto quel che potevi.»

«Non avrei dovuto lasciarla sola.»

«Non potevi mica immaginare che si sarebbe svegliata.»

«Infatti, era una cosa inammissibile. Ma il suo subconscio era tanto bramoso di convalidare la sua illusione da annullare l’effetto dei sedativi sul suo fisico.»

«Povera donna» disse Edith.

«Povera vittima delle sue stesse idee sballate. Fedele fino all’ultimo alle sue illusioni: al punto di tracciare una B col suo sangue dentro un cerchio. Doveva persuadersi di essere nel vero anche in punto di morte. E affermare ancora una volta ch’era Belasco a ucciderla… padre o figlio, chissà. Non voleva ammettere ch’era la sua stessa mente, la causa di tutto.» Fece una smorfia. «Che brutta fine deve aver fatto, poverina. Orrenda, dolorosa…»

Ma notando il viso di Edith s’interruppe. «Scusami.»

«Non fa niente.»

Lui sorrise con sforzo. «Be’, Fischer dovrebbe essere di ritorno fra un’oretta e allora ce ne andremo. Ammenoché non l’abbiano trattenuto, quando è andato a consegnare il cadavere.»

«Non proverò proprio nessuna nostalgia, di questo luogo» disse Edith, dopo qualche momento.

Barrett rise sommessamente. «E neppure io. Anche se…» ci pensò su un momento «… questa casa è stata teatro del mio… come dire?… trionfo?»

«Sì.» Essa annuì. «Un vero trionfo. Io non sono in grado di capire tutto ciò che hai compiuto, ma mi rendo benissimo conto di quanto sia importante.»

«Lascia che te lo dica io, d’ora in avanti la parapsicologia riceverà un’accoglienza migliore… nella buona società.»

Edith sorrise.

«Poiché è una scienza, e non roba da fattucchiere» egli continuò. «Ora i critici non avranno più nulla a cui attaccarsi anche se, me l’immagino, andranno a cercare il pelo nell’uovo. Intendiamoci, non posso dare tutti i torti ai nostri awersari quando si risentono per il modo in cui, molto spesso, purtroppo, i fenomeni psichici vengono affrontati da certi adepti della nostra disciplina. Per causa loro, la parapsicologia non gode di molta rispettabilità. Pertanto gli awersari se ne fanno beffe piuttosto che rischiare il ridicolo a occuparsene seriamente. Purtroppo si tratta di un giudizio aprioristico… antiscientifico quindi al cento per cento. E loro seguiteranno a trascurare l’importanza della parapsicologia, temo, fino a tanto che — come dice Huxley — non riusciranno a porsi di fronte ai dati di fatto con l’animo sgombro di pregiudizi e, con umiltà, esplorare tutti gli abissi della natura.»

Tossicchiò. «Fine della lezione» disse. E si chinò a baciarla su una guancia. «Il conferenziere ti ama» disse.

«Oh, Lionel.» Lo circondò con le braccia. «Anch’io ti amo. E sono così orgogliosa di te.»

Ella dormiva, adesso. Senza svegliarla, Barrett sciolse le dita da quelle di lei e si alzò in piedi. Le sorrise. Se l’è meritato questo sonnellino, pensò, è da quando siamo qui che non fa una buona dormita. Non si dorme alla Casa d’Inferno.

Il suo sorriso si allargò. Non merita più questo nome, adesso, pensò, allontanandosi dal letto: d’ora in poi sarà soltanto Casa Belasco.

Cominciò a vestirsi, lentamente. Che ne sarà, adesso, di questa casa? si domandò. Ne dovrebbero fare un santuario della scienza. Invece, Deutsch la metterà all’asta, la venderà al miglior offerente. Emise un grugnito, divertito. Ma non credo ci sia qualcuno ansioso di acquistarla!

Si pettinò, davanti allo specchio. L’occhio gli cadde sulla poltrona a dondolo. Sorrise di nuovo. Tutto era finito, adesso. Non più manifestazioni di energia cinetica. Non più spifferi, né odori, né colpi, né niente.

Uscì dalla stanza, si diresse verso lo scalone. Era lieto che Fischer avesse insistito per portare la salma di Florence Tanner in città senza indugio. Sì, perché non era il tipo, Fischer, da mettere quel cadavere nel portabagagli, e, allora, il viaggio sarebbe stato estremamente penoso per Edith: fino a Caribou Falls con la morta seduta sul sedile posteriore. Purché Fischer non tardasse troppo a tornare. Cominciava ad aver appetito sul serio. Per la prima volta quella settimana. Ci voleva un bel pranzetto, per festeggiare. Poi pensò al vecchio Deutsch buonanima. Poveretto, adesso non saprà mai la verità. Ma forse è meglio così, a voler essere gentili con lui. Non che Deutsch abbia mai preteso — né meritato — gentilezza…