— La Schiusa avverrà da un momento all’altro — lo informò F’nor accasciandosi a terra. Il suo sguardo luccicava dall’entusiasmo.
F’lar annuì pensieroso.
— I maschi avranno una scelta molto vasta — ammise, ma sapeva bene che il fratello aveva tenuto per sé una notizia molto più interessante.
Si voltarono entrambi verso Canth, il drago marrone di F’nor che stava adocchiando una giumenta. La afferrò con una zampa e si librò nell’aria, andando ad accomodarsi su un cornicione per gustarsela.
Mnementh, dopo aver divorato la carcassa, si diresse verso i recinti più distanti e sollevò tra gli artigli un pesante uccello corridore. Nel vedere la sua ascesa, F’lar si inorgoglì di fronte all’agilità delle grandi ali, al gioco dei raggi del sole sulla pelle di bronzo e al lampeggiare degli artigli argentei sfoderati per atterrare. Non si stancava mai di vedere il suo drago in volo e di ammirarne l’eleganza e la forza.
— Lytol non credeva a tanto onore — gli comunicò F’nor. — Ti manda i suoi omaggi. Se la caverà bene, a Ruatha.
— È proprio per questo che l’abbiamo scelto — borbottò F’lar. Ma la reazione di Lytol lo aveva soddisfatto. Non si poteva paragonare il possesso di un drago con il governo di una fortezza, ma il compito era comunque di tutto rispetto.
— L’entusiasmo nelle Terre Alte è salito alle stelle, nonostante la commozione per la morte di dama Gemma — continuò F’nor. — Mi incuriosisce sapere chi fra gli aspiranti otterrà il titolo.
— A Ruatha? — domandò F’lar corrugando la fronte per guardare il fratello.
— No. Nelle Terre Alte e nelle fortezze occupate da Fax. Lytol, con la sua gente, proteggerà Ruatha e cercherà di dissuadere qualsiasi esercito intendesse attaccarla. Sa che sono molti coloro che preferiscono cambiare fortezza anche se Fax è morto e ha intenzione di radunarli tutti a Ruatha così che i nostri uomini possano tornare qui il più presto possibile.
F’lar fece un cenno d’assenso, quindi si voltò a salutare due dragonieri, due piloti azzurri, che si stavano dirigendo con i loro animali verso il campo del pasto. Mnementh intraprese la cattura del terzo uccello.
— Sta leggero — commentò F’nor. — Canth si sta ancora ingozzando.
— I draghi marroni crescono più adagio — mormorò F’lar osservando soddisfatto il lampo di rabbia che era comparso negli occhi dell’altro. Avrebbe imparato a comunicargli subito le notizie.
— R’gul e S’lel sono tornati — annunciò infine il cavaliere marrone.
Intanto i due draghi azzurri avevano gettato lo scompiglio nel branco, le bestie correvano intorno con grida assordanti.
— Gli altri sono stati avvisati di rientrare — continuò F’nor. — Nemorth si è quasi irrigidita, ormai. — Non riuscì più a trattenersi.
— S’lel ne ha trovate due e R’gul cinque. Sostengono che sono decise e graziose.
F’lar non disse niente. Lo aveva immaginato che quei due avrebbero portato più di una candidata. Ma potevano portarne anche cento, se volevano. Lui era tornato con una sola e quella avrebbe prevalso.
Infastidito dallo scarso effetto prodotto dalle sue notizie, F’nor si alzò.
— Avremmo fatto meglio a prendere anche quella di Crom e quella carina…
— Carina? — replicò F’lar sdegnato, inarcando un sopracciglio. — Anche Jora era carina — sibilò cinicamente.
— K’net e T’bor torneranno con delle candidate dall’occidente — terminò preoccupato F’nor.
Giunse a loro il grido dei draghi in arrivo lacerato dal vento. I due fratelli sollevarono gli sguardi verso il cielo e videro due squadroni, in tutto venti animali, che rientravano.
Mnementh alzò la testa ululando. F’lar lo chiamò e rimase soddisfatto nel notare che veniva accontentato immediatamente nonostante il pasto fosse stato leggero. Salutò cordialmente il fratello, salì sulla zampa del drago e gli si issò sul collo dirigendolo verso la caverna.
Mnementh singhiozzò per tutto il tragitto fino alla grotta interna, quindi si avviò a passi pesanti verso il giaciglio scavato nella roccia e vi si sdraiò. Non appena si fu sistemato, F’lar gli si avvicinò e gli grattò le sopracciglia, facendolo scintillare. Abbassò le palpebre.
Le persone normali avrebbero ritenuto una pazzia quel comportamento, ma F’lar aveva imparato ad apprezzare quei rari istanti di serenità come i più belli dell’intera giornata fin dal momento in cui il grande Mnementh aveva rotto il guscio e si era trascinato ondeggiando davanti al giovane cavaliere. Non c’era al mondo cosa più bella che la compagnia e la fiducia delle bestie alate di Pern, la loro fedeltà all’uomo era assoluta e immutabile a partire dallo Schema di Apprendimento.
Mnementh era tanto felice che il suo grande occhio si chiuse quasi subito. Si era addormentato, ma la punta eretta della coda indicava che si sarebbe svegliato all’istante se ce ne fosse stato bisogno.
Lessa lasciò che F’lar si allontanasse, poi attraversò di corsa la grande caverna, sentendo il graffiare degli artigli e il rombo delle ali immense. Superò la corta galleria e si fermò in quella cavità che costituiva l’entrata. Il drago di bronzo stava scendendo in cerchio verso la parte più ampia di quella distesa ovale che costituiva il Weyr di Benden. Aveva sentito parlare dei Weyr, come tutti gli abitanti di Pern, ma era tutta un’altra cosa vederne uno di persona.
Si guardò intorno analizzando le lisce pareti di roccia. Senza un drago non era possibile uscirne: le caverne si aprivano a distanze impossibili da superare per un uomo. Era in prigione.
F’lar aveva parlato di dama del Weyr. La sua dama? Nel suo Weyr? Aveva inteso dire questo? No, il drago le aveva comunicato un’idea differente. Il fatto di essere in grado di comprendere quella bestia improvvisamente la stupì. Ci riucivano tutti? O era merito del suo Sangue? Comunque, Mnementh le aveva accennato a un ruolo molto particolare, più grandioso. Senz’altro avevano intenzione di fare di lei la dama del Weyr dell’uovo ancora chiuso. Come avrebbero fatto? Le tornò in mente che la Cerca selezionava un certo tipo di donna… ma allora non era l’unica aspirante. Eppure il cavaliere di bronzo le aveva parlato come se dipendesse solo da lei diventare dama del Weyr. Quell’uomo era presuntuoso e arrogante, anche se in un modo completamente diverso da Fax.
Vide il drago di bronzo scendere a precipizio sul branco in fuga, catturare la sua preda e dirigersi verso il costone roccioso per consumare il suo pasto. Istintivamente si ritrasse e rientrò nell’oscurità della galleria.
Quel pasto le faceva venire in mente tutta una serie di storie terribili. Finora ne aveva riso, ma… Allora era vero che i draghi mangiavano la carne umana? Era vero… Si distolse dai suoi pensieri. I draghi erano più buoni degli uomini e agivano solo dietro impulsi naturali, non spinti dall’avidità.
Sicura che il dragoniere sarebbe rimasto lontano per un certo tempo, ripercorse la grande caverna e ritornò nella camera da letto. Raccolse da terra i vestiti e la sabbia detergente ed entrò nel bagno. Era abbastanza piccolo. La vasca era contornata da un ampio cornicione e vicino c’erano una panca e alcuni ripiani su cui appoggiare i panni. Alla luce del lume notò che sul fondo della vasca era stata deposta una grande quantità di sabbia per permetterle di stare comodamente in piedi. Una specie di rampa conduceva alla parte più fonda, dove l’acqua lambiva dolcemente la roccia.