Su Pern c’era ancora un Signore che mantenesse la sua fortezza di pietra nel rispetto delle antiche leggi? F’lar strinse le labbra. Una volta terminata la sua Cerca e impostato lo Schema di Apprendimento era necessario tenere al Weyr un solenne Concilio punitivo. E per il guscio d’oro della regina, lui ne sarebbe stato estirpato da quell’aspetto verde e pericoloso dalle alture: l’erba sugli edifici. Nessuna fattoria sarebbe più stata circondata da una cintura verdeggiante e le decime, versate con avarizia e malanimo sotto la minaccia delle pietre focaie, sarebbero affluite con la dovuta abbondanza nel Weyr del draghi.
Con un rombo di approvazione Mnementh ripiegò le ali e atterrò delicatamente sulle pietre ricoperte dall’erba della Fortezza di Fax. Il drago di bronzo richiuse completamente le ali e F’lar sentì la sirena d’allarme della Grande Torre del forte. Fece segno a Mnementh di voler scendere e la bestia si accucciò. Il giovane restò vicino all’enorme testa aguzza del drago aspettando educatamente che il signore della fortezza arrivasse. Volse lo sguardo verso la valle avvolta dalla foschia del caldo sole primaverile, incurante dei volti furtivi che sbirciavano dalle feritoie dei parapetti e dalle finestre aperte nella roccia.
Non si volse neanche quando venne investito da un soffio d’aria che annunciava l’arrivo del resto del gruppo. Si rese comunque conto che dietro di lui il suo fratellastro F’nor, il cavaliere marrone, aveva assunto la solita posizione alla sua sinistra, a una lunghezza di drago. Lo vide con la coda dell’occhio calpestare con il tacco dello stivale l’erba che spuntava tra le pietre.
Dal grande cortile dietro le porte spalancate giunse un ordine, simile a un intenso bisbiglio. Comparvero degli uomini, guidati da un individuo robusto di media altezza.
Mnementh inarcò il collo per poter appoggiare a terra la testa. I suoi occhi sfaccettati vennero a trovarsi giusto alla pari della testa di F’lar e si fissarono con sconcertante curiosità sul drappello che si stava avvicinando. Era incomprensibile, per i draghi, il motivo dell’incontrollabile paura che nasceva nella gente alla loro vista. In una sola occasione della sua vita un drago avrebbe aggredito un essere umano, e a ragione, vista la sua ignoranza. F’lar non era in grado di spiegargli per quali motivi politici era necessario impaurire gli abitanti delle Fortezze, dal Signore agli artigiani. Sapeva solo che l’ansia e il timore che trasparivano dai volti di quegli uomini, nonostante turbassero Mnementh davano a lui uno strano senso di soddisfazione.
— Benvenuto alla fortezza del Signore delle Terre Alte, bronzeo cavaliere del drago. Fax è al tuo servizio. — L’uomo fece un rispettoso saluto.
Il fatto che avesse usato la terza persona poteva anche essere considerato un insulto, a voler essere pignoli. Ma quel particolare collimava con le informazioni che F’lar aveva avuto su Fax, perciò lasciò perdere. Anche l’avvertimento che era un individuo avido rispecchiava la realtà. Il suo sguardo notò ogni particolare dell’abbigliamento di F’lar e la fronte si corrugò leggermente alla vista della spada dall’impugnatura elegantemente intarsiata.
A sua volta F’lar osservò i numerosi e sfarzosi anelli che scintillavano sulla mano sinistra del Signore della Fortezza. La destra era rimasta leggermente piegata nel tipico atteggiamento del guerriero di professione. La preziosa tunica era macchiata e il peso del corpo, proteso in avanti, gravava sulle dita dei piedi calzati da pesanti stivali di pelle wher e solidamente piantati a terra. Bisognava affrontarlo con cautela, decise F’lar. Non per niente aveva conquistato cinque fortezze confinanti: già quell’audacia era di per sé indicativa. Ne aveva poi acquistata una sesta con il matrimonio e aveva ereditato la settima legalmente anche se in circostanze molto particolari. Aveva fama di libertino, oltretutto. Tra quelle sette fortezze, pensò F’lar, la sua Cerca avrebbe potuto dare buoni risultati. R’gul era libero di fare la sua Cerca nel Sud, tra quelle donne tanto belle quanto indolenti. Il Weyr adesso aveva bisogno di una donna forte. Jora era stata un disastro con Nemorth. La Dama del Weyr ideale, secondo F’lar, era quella cresciuta nell’avversità e nell’incertezza.
— Siamo occupati nella Cerca — spiegò gentilmente F’lar. — E desidereremmo la tua ospitalità, nobile Fax.
Appena venne nominata la Cerca Fax chiuse impercettibilmente gli occhi.
— Mi avevano detto che Jora è morta — rispose senza più usare la terza persona come se F’lar, facendo finta di niente, avesse superato una prova. — Così Nemorth ha deposto l’uovo dal quale nascerà la regina, eh? — continuò con lo sguardo che vagava sullo squadrone, valutando la disciplina degli uomini e il loro colorito sano dei draghi.
F’lar non rispose neanche a una domanda tanto scontata.
— E, nobile… — Fax esitò, piegando leggermente il capo verso il dragoniere, come in attesa.
Per un brevissimo istante F’lar si domandò se lo stavano provocando, con quegli insulti sottili. I nomi dei cavalieri di bronzo erano noti su tutto Pern, al pari del nome della regina dei draghi e della dama del Weyr. Cercò di mantenere un’espressione calma e tenne gli occhi fissi in quelli di Fax.
Con una ben calcolata sfumatura di arroganza F’nor si fece avanti, fermandosi giusto dietro la testa di Mnementh e sfiorando con trascuratezza la mascella dell’enorme bestia.
— Il cavaliere di bronzo di Mnementh, nobile F’lar, dovrà usufruire di un alloggio personale. Io invece, F’nor, il cavaliere marrone, preferirei restare con gli altri. Siamo dodici in tutto.
F’lar apprezzò l’elegante allusione di F’nor alla forza dello squadrone: come se Fax non sapesse contare! La frase era stata estremamente abile e il Signore delle Terre Alte non avrebbe potuto protestare per quell’insulto.
— Nobile F’lar — disse Fax con uno stretto sorriso — le Terre Alte sono onorate della tua Cerca.
— Tonerà tutto a onore vostro — rispose tranquillo F’lar — se in una di esse troveremo la dama del Weyr.
— Tornerà a nostro eterno onore — ribatté Fax con altrettanta serenità. — Nel passato molte dame del Weyr provenivano dalle mie fortezze.
— Dalle tue fortezze? — domandò F’lar educatamente ma evidenziando quel plurale. — È vero. Adesso sei il Signore di Ruatha. Molte dame del Weyr erano di quella fortezza.
Una strana espressione si dipinse sul viso di Fax, immediatamente sostituita da un ampio sorriso volutamente cordiale. Si fece da parte e invitò F’lar a entrare nella fortezza.
Il capo del drappello di Fax latrò in fretta un ordine e gli uomini si disposero in doppia fila, mentre i tacchi di metallo rinforzato degli stivali facevano scaturire scintille dalle pietre.
Spontaneamente i draghi si sollevarono creando un vortice d’aria e di polvere. F’lar si avvicinò a grandi passi agli uomini del drappello d’onore, che rotearono gli occhi, allarmati alla vista degli animali che planavano verso i cortili interni. Quando Mnementh si sistemò sulla torre alta qualcuno gridò. Mentre manovrava per atterrare su quello spazio non abbastanza grande, dalle sue ali partivano folate d’aria cariche dell’odore di fosforo.
Dentro di sé, F’lar era divertito dalla costernazione provocata dai draghi, ma non lo diede a vedere. I signori delle fortezze dovevano avere ben chiaro in mente che avevano a che fare con i draghi, oltre che con le loro guide, che erano uomini e quindi eliminabili. Era indispensabile che i signori moderni rispettassero i dragonieri oltre che le bestie.
— Abbiamo appena finito di pranzare, nobile F’lar. Se gradisci… — propose Fax, ma la sua voce si spense subito dinnanzi al sorridente diniego di F’lar.
— Presterò i miei omaggi alla tua signora, nobile Fax — rispose, notando con silente soddisfazione che a quella risposta da protocollo la mascella dell’ospite si era irrigidita.