Wadie si raddrizzò, sentendo una specie di fastidio al collo.
«… di tradimento contro la Demarchia…»
«Lije!» bisbigliò, incredulo, desiderando che quel volto color mogano si girasse e che quegli occhi pallidi incontrassero i suoi.
«…e così, colleghi demarchi, voglio che voi consideriate l’aspetto basilare della questione, prima di prendere una decisione. Qui non si tratta di un semplice voto di sfiducia nei confronti di un governo che vi ha servito bene; qui è un giudizio sul destino di un uomo che ha tradito le speranze di noi tutti. Chiedo quindi un decreto di confisca dei beni a carico di Wadie Abdhiamal, negoziatore del governo, per tradimento…»
Bastardo… Wadie balzò in piedi e come in un incubo si avvicinò al pannello.
«…che non metta mai più piede su un territorio della Demarchia, pena la morte. Ha tradito tutti noi…»
«Mi faccia parlare.» Allungò una mano verso la pulsantiera.
Il capitano gli bloccò il braccio. «No.»
«…sollecito inoltre l’invio immediato di tutti i vascelli a fusione all’inseguimento della nave aliena; dobbiamo impedire che raggiunga i nostri nemici. Quella nave deve essere nostra!»
Sullo schermo apparve una serie di scritte. PROPOSTA.
DECRETO DI CONFISCA A CARICO DI WADIE ABDHIAMAL, NEGOZIATORE. ACCUSA: TRADIMENTO. PUNIZIONE: MORTE. ANNULLARE ACCUSA PRECEDENTE: NEGLIGENZA DEL GOVERNO.
Wadie indietreggiò, torcendosi impotentemente le mani; poi le lasciò ricadere, ritornò al suo sedile e vi si accasciò, mettendosi a guardare l’inizio delle operazioni di voto. APPROVATA, RESPINTA. E i numeri crescevano col trascorrere dei secondi. Nella parte bassa dello schermo la banda che indicava la percentuale dei votanti trascolorò dal rosso all’arancione, al giallo. Cinquecento secondi ancora prima di diventare viola intenso… cinquecento secondi prima che gli ultimi voti giungessero dagli asteroidi più remoti. Un intervallo insignificante di tempo, secondo i moduli della Cintura prebellica, così come centoquaranta milioni di chilometri costituivano una distanza irrilevante. La loro vicinanza aveva permesso la sopravvivenza degli asteroidi dopo la guerra, e adesso significava la morte per lui, poiché consentiva agli uomini di votare senza esitare, senza riflettere. Attese. Gli altri attesero con lui, senza dire nulla. I motori riempivano il silenzio di vibrazioni quasi concrete, quasi invadenti, l’unica costante nell’improvviso caos dell’universo.
PROPOSTA APPROVATA. Lo avevano ritenuto colpevole, nella proporzione di venti a uno, e lo avevano condannato a morte. Lui vide ripetuta la sentenza di morte che poi, come una cosa già dimenticata, lasciò il posto a un nuovo ciclo di discussioni sull’uso delle navi a fusione. Wadie sollevò le mani pesanti come piombo e le riabbassò subito, voltandosi a guardare gli altri. «Ora finalmente so come ha fatto MacWong a conservare il suo posto così a lungo.»
Il capitano interruppe il collegamento, riempiendo lo schermo con il vuoto del suo futuro.
«Credo di capire la distinzione fra “demarchia” e semplice “democrazia”» disse tranquillamente Welkin.
«Welkin, lei non ha il diritto di emettere giudizi morali sulla Cintura di Paradiso.»
«Ce l’ha, e come, il diritto!» intervenne Shadow Jack. Si mise a sedere, spingendo in avanti i piedi. «L’equipaggio di questa nave… erano…» Cercò affannosamente le parole giuste. «Erano tutti sposati, formavano un’unica famiglia, tutti insieme. E sono morti tutti sugli Anelli, tranne…» Diede un’occhiata a Welkin e a Betha Torgussen, poi guardò Wadie, e infine abbassò gli occhi, tormentandosi le dita. «Sono morti tutti.»
Wadie osservò il capitano, che teneva il braccio appoggiato sulla spalla del vecchio. «Io non sono sposato» disse, con voce piatta. «E ormai non lo sarò più.» Lei lo fissò senza capire, con negli occhi un’inutile espressione di scusa e un sorprendente dolore. Lui si alzò, risentito per l’intrusione dell’inaspettata e indesiderata simpatia di Betha. «Bene, capitano, lei ha sprecato la sua ultima possibilità di un accordo costruttivo con la Demarchia. Per il mio bene, spero che lei abbia più fortuna con gli Anellani di quanta ne ha avuta l’ultima volta.» Uscì dalla sala e scese lungo la scala a spirale. Nessuno lo seguì.
RANGER 2,40 MEGASECONDI
Betha sedeva da sola davanti al quadro comandi nella semioscurità carezzevole, fissando la luminosa, ininterrotta corrente di traffico televisivo della Demarchia, silenziosa per sua stessa scelta, che ancora li inseguiva, lontana duecento milioni di chilometri. Presa nell’incantesimo di una reazione ipnotica, si stupiva per il moto perpetuo dei mezzi di comunicazione della Demarchia, domandandosi come potesse ciascun cittadino — demarca? — prendere una sana decisione sotto lo strepito costante di un centinaio di diverse distorsioni della realtà. Ricordando i pubblicitari incontrati sul campo d’atterraggio di Mecca, lei avrebbe dovuto saperne abbastanza da prestare fede a Wadie Abdhiamal e lasciarlo parlare…
All’improvviso interruppe la trasmissione e fece apparire sullo schermo la mezzaluna di Discus. Vide con gli occhi della mente il Ranger, un minuscolo puntolino, solo in mezzo ai cinquecento milioni di chilometri di sterile oscurità, che ripercorreva a ritroso l’itinerario di Discus intorno al sole da quell’isolato sciame di rocce che era la Demarchia. Poi si ricordò che non erano del tutto soli. Ampliando la sua visione mentale, vide le grottesche e ponderose navi da carico ripiene di minerali o di gas volatili che annaspavano nel mezzo della desolazione, navi che impiegavano cento giorni per coprire un percorso che il Ranger copriva in sei giorni. Si trattava ormai di un abisso difficilmente colmabile; e da ciò dipendeva la sopravvivenza della Demarchia, e degli Anelli. E un giorno non ci sarebbero state più navi…
Ma adesso, seguendo la nebbiolina violetta dei gas di scarico del Ranger, lei individuò a fatica sui più sensibili strumenti della nave quelle che avrebbero potuto essere tre navi a fusione.
Maledì la Demarchia, l’ossessiva maschera della sofisticazione, l’allegria artificiale, l’inutile spreco delle trasmissioni informative. Erano degli sciocchi, che si trastullavano con la loro fanatica indipendenza quando avrebbero dovuto lavorare tutti insieme, che tendevano a un’egoistica autosufficienza senza un governo stabile che li tenesse a freno, senza onesti legami di parentela, ma con l’anonimo individualismo di ciascun cittadino… E le loro donne: inutili, frivole, vistose, lo spreco finale in una società che aveva un disperato bisogno di ogni risorsa, comprese quelle dell’uomo.
Frammenti di conversazione si ricomposero nella sua mente, e lei ricordò all’improvviso quello che aveva detto Clewell a proposito di Bird Alyn e della sua deformità. Forse in un certo senso esse costituivano una risorsa, donne sane e fertili che dovevano essere protette, in una società dove i livelli di radiazioni erano sempre alti in modo anormale; donne che avevano fatto della protezione un modo di vita artificiale come ogni altra cosa nel loro mondo… Forse il rischio del danno genetico era alla radice di tutte le incomprensibili involuzioni delle loro abitudini sessuali. La gente disperata fa cose disperate; anche il popolo di Mattino, all’inizio…
Si girò leggermente sul sedile per osservare Shadow Jack che giaceva addormentato sul pavimento, perduto in un sogno sereno, con un libro illustrato di Mattino aperto accanto a lui. Se quelle erano misure disperate, per la Demarchia; si domandò Betha, come si sarebbe comportato Lansing? Con la mano si carezzò nervosamente gli anelli, mentre Wadie Abdhiamal entrava nella sala.