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Lui si lasciò cadere al suo fianco sulla panchina, e le allontanò dal volto le mani, una deforme e l’altra perfetta. «Bird Alyn, tu non sei brutta! Sei… bellissima!» Lei si vide riflessa nei suoi occhi e capì che diceva la verità. «Ma… non puoi amarmi.»

«Non posso farci niente… come potrei?» Lei allungò una mano e con le dita umide gli sfiorò il volto. «Io ti amo.»

Shadow Jack l’afferrò bruscamente, cingendola con le braccia, e l’attirò a sé. Colta di sorpresa, la ragazza si divincolò, ma la bocca di lui fermò il suo pianto e infine vinse la sua resistenza. «… amo, Bird Alyn… da sempre… non lo capisci?»

Le braccia allargate di Bird Alyn si sollevarono e si aggrapparono alle spalle di lui, e lo trascinarono dentro i suoi sogni, mentre la felicità la riempiva come una canzone…

Lascia che io fiorisca per te, Lascia che spenga la tua sete…

«No…» All’improvviso lui si ritrasse, lasciandola, poi si chinò ansimante sulle fredde piastrelle. «No. No. Non possiamo.» Strinse le mani a pugno.

«Ma… tu mi ami…» Bird Alyn protese una mano, stupita e sgomenta. «Perché non possiamo? Ti prego, Shadow Jack… ti prego. Io non ho paura.»

«Cosa vuoi che faccia, che ti metta incinta?»

La ragazza indietreggiò, scuotendo il capo. «Non deve succedere.»

«Deve, lo sai.» Lui si piegò in avanti. «Vuoi sentire il bambino che cresce dentro di te e vederlo nascere… senza mani né braccia, senza gambe o… vederlo portare Fuori, come mia madre? Noi siamo imperfetti! E non permetterò mai che per causa mia ti succeda una cosa del genere.»

«Ma non succederà. Shadow Jack, qui sulla nave è tutto diverso. Hanno la pillola, e non sono mai costretti ad accettare gravidanze indesiderate. Ci farebbero…» Gli si avvicinò, e gli scompigliò i capelli neri come la notte. «Anche una sola pillola è sufficiente per lungo tempo.»

«E cosa succederà quando se ne saranno andati?»

«Noi… noi avremo sempre… i ricordi. Sapremo, ricorderemo ciò che abbiamo provato, e cosa significa toccarsi, baciarsi e… e stringersi…»

«Come potrei non toccarti, non baciarti, non stringerti più, dopo aver provato cosa significa?» I suoi occhi si chiusero per la disperazione. «Non ne sarei capace. Se almeno non ti vedessi mai più… ma non sarà così. Ti vedrò ogni giorno per il resto della mia vita, e come potrei evitarlo, allora? Come potresti tu? Succederebbe.»

Lei scrollò la testa, supplichevole, con il volto in fiamme e le lacrime ardenti, inutili, che le torturavano gli occhi.

«Non posso permetterlo, Bird Alyn. Non adesso. Né mai. Non potrei sopportarne le conseguenze su di me… e su di te. Perché mai abbiamo incontrato questa nave? Perché ci è successo questo? Andava tutto bene fino a… fino a…» Si strinse le mani e fece scrocchiare le nocche.

Dolcemente Bird Alyn allungò la sua mano, afferrando quella di lui; le sue dita scure si intrecciarono con quelle bronzee del ragazzo. A causa di quella nave il loro mondo sarebbe sopravvissuto… e sempre a causa di essa le loro vite erano sconvolte per sempre. Udì da qualche parte l’acqua che sgocciolava, come lacrime; un germoglio morto cadde in mezzo a loro, e colpì le piastrelle con un rumore secco.

Betha oltrepassò silenziosamente la porta, così come era venuta, e in silenzio risalì le scale.

RANGER 2,70 MEGASECONDI

(SPAZIO DI DISCUS)

Discus, una cornalina striata grossa come un pugno, spiccava sulla superficie argentea. Gli Anelli, quasi di profilo, erano una scia di luce diffusa attraversata da venature di giaietto che si precipitava verso di loro sullo schermo, allargandosi. Wadie galleggiava nel centro della sala comandi, concentrando i suoi pensieri sulla figura che spezzava quel primo piano di lucentezza: Nevi-della-Salvezza, orbitante a una distanza di trenta raggi discani, oltre l’abisso del pozzo di gravità. Nevi-della-Salvezza, che sulle mappe di navigazione prebelliche si chiamava Bangkok, la maggiore distilleria degli Anelli. Era solo una delle cinque distillerie, ma quanto a produzione superava le altre nel rapporto di oltre dieci a uno; in parte perché era alimentata da una batteria nucleare costruita nella Demarchia, in parte perché era in grado di inviare i carichi usando un acceleratore lineare; anche quest’ultimo era opera della Demarchia, ma risultava estremamente più utile lì dove le distanze di trasporto erano più brevi. Gli stessi primitivi razzi ossidrici degli Anellani fungevano da navi cisterna penosamente inefficienti.

Wadie ricordava com’era Nevi-della-Salvezza quando vi era giunto insieme agli ingegneri della Demarchia: grigiore infinito che crivellava il ghiaccio e la pietra, un gelo che penetrava fin dentro le ossa facendo dimenticare cosa fosse il calore, una popolazione anch’essa sparuta e grigia che aveva preso in affitto lo spazio in purgatorio. Una popolazione fanatica al punto da essere pazza, agli occhi della Demarchia. Lui era stato mandato per impedire che demarchi e anellani si saltassero alla gola… anche perché nessun altro più qualificato di lui aveva accettato quella missione. Aveva provveduto a far sì che due gruppi incompatibili e sospettosi non dimenticassero mai il loro obiettivo comune di accrescere la provvista di gas volatili. E nei cinquanta megasecondi che lui aveva trascorso nel suo tetro e solitario esilio, aveva avuto modo di conoscere un certo numero di uomini che poteva definire solamente amici, e aveva visto della Grande Armonia degli Anelli più di chiunque altro nella Demarchia. Era riuscito a capire la vita cronicamente marginale che dovunque gli Anellani erano costretti a vivere, e aveva anche compreso, non senza dolore, cosa li induceva a sopportare l’opprimente ideologia collettivista: la consapevolezza di dover sempre operare in armonia, altrimenti non sarebbero sopravvissuti…

La voce del capitano lo riportò alla realtà. I suoi occhi si fissarono su di lei, che se ne stava sospesa davanti allo schermo, con i capelli che galleggiavano morbidamente, liberi dalla gravità, e le maniche arrotolate fino ai gomiti. La fissò; il presente era soltanto una copertura del passato. Il nitido, colorato calore della sala comandi emanava un senso di triste povertà che all’improvviso faceva sembrare frivola la semplicità di Mattino.

Mattino… sarebbe mai riuscito a vedere la sua gente con la stessa chiarezza con cui aveva visto gli Anellani? Quanto tempo ci voleva per sentirsi a proprio agio con un popolo che offendeva in tutti i modi immaginabili il senso della proprietà? Il cui comportamento frustrava ogni tentativo di ridurlo in categorie, così come l’acqua scivola fra le dita… Quattro chilosecondi prima lui si era recato al livello superiore per procurarsi un po’ di cibo, e vi aveva trovato il capitano e Welkin già in sala da pranzo, e Bird Alyn che suonava la chitarra. Cantavano tutti, non preoccupandosi se entro i successivi quattromila secondi avrebbero dovuto commettere un atto di pirateria o affrontare un altro processo il cui esito poteva significare la libertà e la vita per tutti loro…

Insieme troviamo coraggio, Il nostro canto non finirà…

O forse, si rese conto a un tratto, cantavano perché sapevano e temevano fin troppo quella verità. Non ciò che canti, o come lo canti, aveva detto Welkin, ma come ti fa sentire. Improvvisamente consapevole del suo ruolo in quel processo imminente, lui era stato attratto in quella stanza per unirsi a loro da qualcosa di più forte della curiosità… solo per avere vicino il volto di Betha Torgussen, per poi perderlo appena lei lo aveva visto; solo per farla alzare dal tavolo, interrompendo il canto e andandosene via bruscamente.

«… non riesco a credere a questa lettura, Pappy. Dovrebbero friggere, laggiù, e invece non è così. Non c’è magnetosfera, né campo di radiazioni interne… Ne sa niente, Abdhiamal?» Il capitano lo guardò girando la testa al disopra della spalla, ma senza incontrare direttamente i suoi occhi.