«No, non pensarci… è passata. Ce la faremo, Pappy; ce la faremo, nonostante tutto. Chiudi gli occhi, non muoverti e non preoccuparti, pensa solo a riposare. Ci prenderemo cura di te.» Si sforzò di sorridere, mentre con la mano gli accarezzava dolcemente il viso. Il sangue riprese a scorrerle sul mento.
«Sarà meglio portarlo in infermeria?» Wadie, in piedi accanto a lei, non sapeva come comportarsi, e dovette fare uno sforzo per parlare.
«No.» Welkin scosse il capo, tenendo gli occhi chiusi. «Non ancora. Finite il vostro lavoro!»
«Ha ragione. E comunque non bisogna muoverlo, per un po’. Grazie a Dio siamo a gravità zero…» Betha estrasse una sciarpa da un ripostiglio sotto il pannello, facendo volar via un fascio di carte. Si deterse il viso e sputò con cautela, sobbalzando. Appena fu uscita dalla visuale di Welkin, Wadie s’accorse che lei perdeva nuovamente il controllo, mentre il dolore riemergeva e il suo corpo si piegava in due. Bird Alyn le si portò a fianco, spalancando la bocca; Betha aggrottò la fronte, si raddrizzò e scosse il capo. «Va tutto bene. L’ha detto Pappy: dobbiamo finire il lavoro. Adesso niente ci fermerà! Io azionerò il verricello. Bird Alyn, torna fuori… e assicurati che il carico sia ben fissato. Shadow Jack, tu traccia una rotta per Lansing, e dimmi cosa hai bisogno di sapere; ricontrolleremo tutto insieme… Abdhiamal…»
Lui la fissò negli occhi, pronto a opporsi a ciò che temeva di vedere. «Devo togliermi di torno?»
Betha sembrò non badargli e gli disse, senza tradire nessuna emozione: «Vada in infermeria e mi porti su una flebo di antidolorifico per Clewell. Sono già pronte e le troverà tra i generi di pronto soccorso.» Si aggrappò allo schienale di una sedia, scuotendo la testa. «Me ne porti su due. E poi…» i suoi occhi cambiarono espressione e divennero aggressivi, «…si tolga di torno, Abdhiamal!»
GRUSINKA-MARU 2,75 MEGASECONDI
«…come intende spiegare ciò che ha fatto il suo uomo, MacWong? Deve aver mostrato agli Esterni il modo per ottenere quell’idrogeno. Ormai deve essere convinto che noi non possiamo impadronirci dell’astronave prima che essa lasci il sistema.» Esrom Tiriki si mosse incautamente nello spazio troppo affollato della sala comandi dell’astronave.
«Non è più il “mio uomo”, Demarca Tiriki. È stato dichiarato un traditore» ripeté stancamente Lije MacWong. È un traditore, con mia grande sorpresa. Perché? Per vendetta? Una supposizione probabile… «In ogni caso non ha nemmeno consegnato la nave agli Anellani.»
«Ma lei ha detto che lo avrebbe fatto.»
«Era una supposizione ragionevole.» MacWong provava una tensione a cui non era abituato e che gli faceva irrigidire i muscoli del collo… non soltanto per il disagio fisico dell’accelerazione, ma anche per gli effetti che esso produceva su tutti gli altri. MacWong maledì in silenzio la cattiva sorte che aveva fatto della Distillati Tiriki una coproprietaria di quella nave a fusione, consentendo così a Esrom Tiriki di essere lì in veste di suo rappresentante. Tiriki e la sua compagnia avevano provato un notevole imbarazzo nell’esporre i loro progetti personali in merito all’astronave; perfino i due colleghi rappresentanti di Tiriki non avevano nascosto la loro disapprovazione, una volta sbollita la loro contrarietà. MacWong rimproverava inoltre a Tiriki di non possedere l’autocontrollo per soffrire in silenzio.
Il rappresentante della Nchibe richiamò di nuovo la sgradita attenzione di Tiriki, e MacWong si dileguò passando accanto a un pubblicitario servile e loquace in divisa Nchibe. Avevano captato la risposta degli Anellani alle minacce del Ranger e l’avevano inviata alla Demarchia, così come avevano fatto e avrebbero continuato a fare nel corso del loro inseguimento. Il popolo, il dio mutevole al quale lui aveva offerto Wadie Abdhiamal e altri agnelli sacrificali, continuava a tenerlo d’occhio perfino a quella distanza. Ma adesso, per una volta, il popolo rimaneva in silenzio, perché qualsiasi replica avrebbe raggiunto anche l’astronave, rivelando così la loro presenza. Forse per la prima volta in tutta la sua carriera lui poteva godere di una certa libertà nel prendere decisioni, e non sapeva ancora con sicurezza fino a che punto poteva permettersi di goderne.
Poiché la prossima decisione da prendere — nonché la risposta che in seguito avrebbe dovuto dare — era se continuare l’inseguimento dell’astronave oppure fare ritorno alla Demarchia. E la decisione non era così ovvia come sembrava… L’astronave si era impadronita di mille tonnellate di idrogeno… a detta di Osuna ben più di quanto ne sarebbe occorso per abbandonare il sistema. Ma anche abbastanza da ridurre in modo critico la sua velocità e la sua manovrabilità. Avevano fatto anche quello per vendetta? In qualche modo lui ne dubitava. Avevano già distrutto una nave; stavolta avrebbero potuto distruggere molto di più… avrebbero potuto distruggere la distilleria più importante. Ma non lo avevano fatto. MacWong provava una strana mescolanza di attrazione e di sollievo.
Ma la prima volta che era penetrata nel sistema, l’astronave si era recata su Lansing; e su Mecca quella donna era stata accompagnata da uno di Lansing. Se dunque il suo equipaggio aveva stretto un qualche patto con Lansing, ciò poteva spiegare molte cose. E poteva anche voler dire che l’astronave non avrebbe puntato direttamente fuori dal sistema; e che quindi c’era ancora una possibilità, per la Demarchia, di impadronirsene.
MacWong si voltò a guardare quando il pilota della nave si avvicinò a Tiriki e agli altri, interrompendoli con deferenza. E cosa sarebbe successo se avessero catturato l’astronave? Diede un’occhiata dall’oblò accanto a lui, e scorse la lunga scia color lavanda intenso di una seconda nave che tagliava la notte. Per allora sarebbero stati a milioni di chilometri di distanza dalla Demarchia… quelle tre navi armate e gli uomini che le governavano: uomini ambiziosi, uomini che amavano il potere, uomini come Esrom Tiriki. Qualunque cosa il popolo avesse deciso di fare di quell’astronave, a quel punto la Demarchia non avrebbe più avuto nessun modo di farsi obbedire da quegli uomini… ed essi non avrebbero tardato a rendersene conto. La sua vicinanza a Tiriki e l’isolamento dal popolo gli avevano fatto capire ciò che Abdhiamal aveva saputo istintivamente fin dall’inizio: l’astronave che poteva essere la loro salvezza, poteva anche diventare l’esca per una trappola mortale.
Sospirò. Sei sempre stato migliore di me, Wadie; e il tuo problema era tutto lì… E forse questo spiegava il tradimento di Abdhiamal meglio di qualsiasi congettura di vendetta. Gli era dispiaciuto non poco fare di Abdhiamal un uomo senza patria… ma forse alla fine quella si sarebbe rivelata la sua migliore mossa. E forse adesso lui aveva la possibilità di ripagare in parte Abdhiamal di ciò che gli avevano fatto, nella sua veste di portavoce del popolo… tenendo la bocca chiusa su ciò che sapeva.
«Demarchi…» I tre uomini delle compagnie e il pilota alzarono contemporaneamente lo sguardo; lui vide un pubblicitario che regolava gli obbiettivi della telecamera. «Credo che a questo punto tutti noi ci rendiamo conto del fallimento del nostro tentativo di impadronirci dell’astronave. Ma almeno non è caduta in mani nemiche. Sta abbandonando il sistema; tanto vale che anche noi risparmiamo almeno una parte delle nostre risorse e ce ne torniamo a casa…»
«Forse non abbiamo ancora perso, Demarca MacWong.» Tiriki gli rivolse un sorriso di porcellana che in un certo senso era ancora più sgradevole della sua precedente petulanza.
«Abbiamo appena ricevuto nuove notizie a proposito dell’astronave.» Il nipote di Estevez indicò con un cenno della testa il pilota della nave. «Lin-piao dice che la nave non sta lasciando il sistema; è ritornata indietro e si dirige di nuovo verso la Cintura Principale.»