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«Verso Lansing» aggiunse Tiriki. «Stanno tornando su Lansing.»

«Abbiamo ancora la possibilità di catturarla; Lin-piao afferma che adesso va soltanto a un quarto di gravità.»

MacWong esitò, vedendo quei tre uniti fra loro, alla fine, con l’intento di portare a termine la loro missione. E dietro di loro l’intera Demarchia stava a guardare, giudicando in silenzio. La Demarchia sapeva ciò che sapevano loro, e sapeva anche che lui, Lije MacWong, aveva insistito per quell’inseguimento. Il popolo non sapeva tutto… ma aveva già imparato troppo, forse? Lui poteva ancora fare pressione perché si ritirassero… ma a questo punto lo avrebbero accettato? «Se il popolo sente che un ulteriore sforzo di inseguire la nave non è nell’interesse della Demarchia, spero che ce lo farà sapere.» Pronunciò le parole con voluta enfasi davanti alle telecamere in attesa. «Nel frattempo…» Lui avvertì l’intensità nelle sette paia di occhi, e la pressione di un altro migliaio dietro di essi. «In considerazione di questa nuova notizia, io credo che dobbiamo continuare la nostra missione. Ho dei dati personali riguardo all’ingresso dell’astronave nel sistema e alle sue esigenze in fatto di carburante, ed essi confermano la teoria che l’astronave in questo momento stia puntando su Lansing.» Scusami, Wadie. Vide i volti rilassarsi, soddisfatti e compiaciuti. Ma è mio compito dare al popolo ciò che il popolo vuole. Li affrontò, opponendo sorriso a sorriso, soddisfazione a soddisfazione.

«Demarchi…» Il pilota, impacciato, si tirò il bordo della giacca dorata della compagnia. «Quando avremo cambiato rotta, potremmo non essere in grado di raggiungerla. Anche se quell’astronave può andare a solo un quarto di gravità, quando avremo decelerato a nostra volta per dirigere su Lansing…»

Il pilota si interruppe, mentre la disapprovazione si faceva strada sui volti dei presenti come una malattia. MacWong ne pesò il significato, e da buon medico prescrisse il rimedio che sapeva idoneo a guarire ogni eventuale danno alla sua stessa credibilità. «Io penso che questo possa non rivelarsi un problema, demarchi. Se vorrete prendere in considerazione il seguente piano di azione…»

RANGER 2,96 MEGASECONDI

(IN TRANSITO DA DISCUS A LANSING)

Wadie percorreva il corridoio in direzione della stanza privata di Betha Torgussen, rallentato dal quarto di gravità e dalla stanchezza del lavoro svolto nello spazio… e da quello stesso groviglio di emozioni che lo spingeva ad affrontarla. Il ricordo del cielo discano costellato di relitti scintillanti e di mezzelune lo perseguitava: la consapevolezza di una preziosa vittoria conquistata e per poco perduta di nuovo a causa delle sue azioni; due vite (ciò che rimaneva dell’equipaggio di Mattino) quasi perdute, e insieme a esse la parte di se stesso che aveva appena cominciato a scoprire…

Raggiunse la porta aperta, si fermò un attimo, poi entrò.

La testa di Rusty sbucò all’improvviso da un bozzolo di lenzuola e l’osservò con aria amichevole, mentre lui dava un’occhiata nella stanza. Il capitano era seduto alla sua scrivania, voltandogli le spalle, e la sua attenzione era rivolta ai fogli e alle fotografie sparpagliate davanti. Il piano del tavolo era pieno di tazze vuote di caffè, e sopra la sua testa, sulla parete, c’era una scritta: DIECI ANNI FA’ NON SAPEVO NEMMENO COME SI SCRIVEVA “INGEGNERE”, E ADESSO LO SONO. Sorrise di sfuggita finché la udì emettere un sospiro che era quasi un gemito. Nei suoi occhi si formò la visione delle costole di lei, fratturate e bendate, una contusione larga come il suo braccio.

Si voltò all’improvviso per lasciare di nuovo la stanza, ma vide una fotografia sulla parete, all’interno di una larga freccia verde con su scritto GIÚ: vi erano ritratti Betha Torgussen, Welkin e… Eric, barbuto e sorridente. Insieme a loro altre due donne, due uomini e sette bambini infagottati in abiti pesanti; tutti pallidi, ridenti, che agitavano le mani, allegri e scarmigliati contro il sottofondo nevoso. Una famiglia che sapeva come dividere… e in un certo senso, con quella febbre di futile ingordigia che stava bruciando Paradiso, ora la loro comunione non sembrava più così aliena o bizzarra…

Rusty si agitò sul letto, sbattendo gli occhi, e facendo le fusa con aria interrogativa. Betha si voltò, soffocando una smorfia di dolore, gli occhi improvvisamente vivaci e nervosi, quasi a chiedergli ragione della sua presenza.

«Betha… vorrei vederla, se non le dispiace. Ci sono delle cose che credo di doverle dire.» Attraversò la stanza.

«D’accordo, Abdhiamal.» I suoi occhi corsero al polso di Wadie, al bracciale che gli aveva dato Clewell. «Sì, forse è opportuno.» L’espressione di Betha mutò. «Ma per prima cosa, mi dica come sta Clewell. Sopporta bene l’accelerazione?»

«Direi di sì. È molto debole, ma non è uno sciocco…» E nessuno è uno sciocco. A un tratto provò una forte ammirazione per il vecchio. «Non credo che avrei il coraggio di stare qui se non fossi convinto che è in via di miglioramento… Ma lei, invece? Cosa vuole dimostrare? Perché diavolo non si prende un po’ di riposo…» Si interruppe, non sapendo con precisione con chi ce l’avesse.

Betha strinse la bocca contusa. «Perché preferisco il dolore alla morte. E sì, voglio dimostrare qualcosa.» Indicò con un cenno della mano il terminale del calcolatore, mentre la sua espressione si addolciva. «Io… non sapevo se informarla di questo, ma… abbiamo individuato una chiazza di idrogeno ed elio, con variazione di frequenza verso il rosso; credo si tratti di una torcia a fusione all’idrogeno puntata in direzione opposta alla nostra. In questo momento si trova a trenta milioni di chilometri… ma ci stanno seguendo.»

«Lei può individuare una torcia indiretta entro un simile raggio? I suoi strumenti sono migliori dei nostri.» Era nuovamente impressionato.

«Davvero? Bene… Ma con questi contenitori di carburante fissati allo scafo, ci muoviamo più lentamente di quelli che ci inseguono. Ciò che devo sapere è se quelle navi provengono dalla Demarchia o da Discus; e, se provengono dalla Demarchia, quale missione lei ritiene che possano avere. Vogliono ancora impadronirsi della nostra nave, oppure hanno intenzione di distruggerci?»

Lui si chinò sulla scrivania, mentre i tendini del suo braccio si irrigidivano leggermente. «Giusta domanda. Le navi provengono dalla Demarchia. Nessun altro possiede più navi del genere; gli Anellani hanno soltanto razzi a combustione ossidrica. Le nostre navi a fusione — quelle della Demarchia — sono proprietà delle più potenti compagnie commerciali, ma nei momenti di “emergenza nazionale” la Demarchia la requisisce. Il che significa che la storiella di MacWong sul fatto che vi avrei consegnato agli Anellani deve essere stata assimilata bene…» Si interruppe. «Lui sa che era una maledetta bugia; e, conoscendolo, direi che l’ha fatto perché vuole ancora questa nave, e quello è stato l’unico sistema che gli è venuto in mente per lanciare le navi al nostro inseguimento.»

«Ma poi deve essersi reso conto che siamo ancora più veloci di loro, adesso che abbiamo ottenuto il carburante, anche se ci fermiamo a Lansing. Se devono compiere una rotazione per eguagliare la nostra decelerazione, noi saremo sfuggiti prima ancora che possano raggiungerci. Se non rallentano andranno fuori rotta… e allora potranno solamente distruggerci nel passarci accanto.» Betha picchiettava nervosamente con le dita.

Wadie annuì. «Deve essersi reso conto anche di questo. Ma lui vuole la nave intatta per la Demarchia, e non è il tipo da scavare quarzo scambiandolo per ghiaccio. Deve avere qualcosa in mente, ma non riesco a capire cosa.»

«Almeno sappiamo dove si trovano, e loro ignorano che noi ne siamo a conoscenza. Se dovessero contare sulla sorpresa per venirci addosso, avrebbero già perso.» La donna cambiò posizione sulla sedia, piegandosi non senza fatica sopra il piano della scrivania. «Immagino che ne sapremo di più quando incominceremo a decelerare e vedremo se faranno lo stesso. Anche se non rallentano… be’, a giudicare da quello che lei può dirmi sulla portata delle loro armi, penso che possiamo ancora fermarci su Lansing per il tempo sufficiente a liberarci del carico di idrogeno in eccedenza… e poi accelerare ad angolo retto rispetto a loro, avendo tutto il tempo di sfuggire. Quando avranno cambiato rotta, noi saremo fuori per sempre da questo sistema.»