«Fuori per sempre dal nostro sistema. E saremo…» Guardò il volto di lei, forte e delicato, domandandosi come avesse mai potuto giudicarlo anonimo. Le sue mani si strinsero su un improvviso desiderio di toccarlo.
Betha sembrò accorgersene, e arrossì. Lo guardò allora in modo strano, quasi accogliente, e sollevò una mano. «Si sieda, Abdhiamal… Wadie Abdhiamal. Lei starà meglio senza di noi, sì.»
Lui si lasciò cadere sul divanetto a parete imbottito, scansando i mucchi di abiti. «Betha, non ci sono parole per scusarci di quello che vi abbiamo fatto. E per quanto io ho fatto a lei, a causa della mia stupidità… mio Dio, poco c’è mancato che la uccidessi. Tutto ciò che ho detto, non intendevo…»
Betha agitò la mano, imponendogli il silenzio. «Non ho mai avuto intenzione di distruggere la sua vita, Wadie… le devo delle scuse, almeno quante lei ne deve a me. Anzi, di più. È troppo tardi per cancellare tutto?»
Lui si appoggiò all’indietro, poggiando la testa contro la parete, gli occhi fissi su di lei. «Non è mai troppo tardi. Ma io non sono… molto bravo nell’esprimere le mie emozioni, Betha. Non sono nemmeno bravo nel riconoscerle a me stesso.» Trasse un profondo sospiro. «Tutt’a un tratto ci sono un mucchio di cose che vorrei cambiare. Ma c’è così poco tempo…» S’interruppe, avvertendo la presenza dei fantasmi. «Quella fotografia dall’altra parte della stanza… vicino a lei… è Eric?»
Betha ne fu sorpresa. Annuì, composta in volto. «Era il mio primo marito. Anche lui era… una specie di negoziatore, un rappresentante. Siamo stati monogami per otto anni prima di unirci in matrimonio con la famiglia di Clewell.»
«E avete bambini?»
«I gemelli, Richard e Kirsten; il ragazzo e la ragazza che stanno davanti a me. Adesso hanno circa undici anni…» Sorrise. «Sono tutti miei figli. Ma i gemelli sono nati da me, hanno il mio nome. Tutti i nostri sette figli che ancora vivono in casa stanno con la mia famiglia.»
«Lei ha lasciato i suoi figli…» Si fermò prima di ferirla di nuovo. Noi cambiamo, certo, ma il cambiamento avviene sempre troppo rapidamente… e troppo tardi. E rimanevano solamente cento chilosecondi, prima di raggiungere Lansing.
Lei lo guardò, perplessa. «Sì. Li abbiamo lasciati con i miei genitori, nella loro fattoria arboricola.» Poi, comprendendo: «Su Mattino, quando si cresce, la metà del mondo è la famiglia. Ti abbraccia, ti racconta storie, ti crea i giocattoli… c’è sempre qualcuno che è felice di vederti. Noi non abbiamo abbandonato i nostri figli. Ma è stato duro rinunciare per così tanto tempo a vederli crescere. Almeno Clewell e io potremo vedere come sono diventati…» Betha abbassò gli occhi, scompigliando le carte, e lui si accorse che più di un dolore stava ritornando a galla.
«Shadow Jack e Bird Alyn… è per loro che sta rischiando tutto, per donare a un mondo morente qualche altro secondo di vita?»
Lei esitò. «Non lo so. Non ci avevo pensato… ma immagino che sia così. Vorrei… vorrei sapere come poter fare di più.»
«Allora lei sa com’è la vita per loro, su Lansing.»
Betha annuì.
«Per quanto mi riguarda devo ammettere che non ho molta fretta di arrivarci. Ma mi sono ben guardato dal fare qualcosa di meglio… letteralmente.» Sorrise. «Non ho rimpianti. È stato per una buona causa.»
Lei sollevò una tazzina, poi la posò di nuovo, distrattamente. «Cosa farà su Lansing, Wadie?»
Lui sorrise ancora, udendo il suo nome, ma il sorriso gli morì sulla bocca nel momento in cui ricordò. «Mi metterò a sedere e guarderò il mondo che finisce, probabilmente. Tutti i mondi. Non con un’esplosione ma con un rantolo.»
«Non è costretto a farlo, lo sa.»
Ebbe l’impressione che lei lo toccasse, come se avesse alzato la mano. «Forse sì. Forse questa è la mia punizione per aver affermato che non c’era domani.»
«Non ci crede?»
«Non lo so.» Si strinse nelle spalle. «Non so più quello che credo e quello che non credo.» Sapeva solo che era vivo in un enorme mausoleo e che aveva paura di guardare in faccia la morte. «Ma appartengo a questo mondo, a Paradiso; se ciò ha ancora un senso. Mi spaventa dannatamente, ma devo andare fino in fondo. Comunque, grazie.» La vide sorridere, e la cosa lo sconcertò.
«Io posso farle cambiare idea.»
«Più presto di quanto io potrei cambiare Paradiso… Che ironia, vero? Noi abbiamo cominciato con tutto, Mattino con niente… e guardi chi esce sconfitto.»
«Per poco non siamo usciti sconfitti anche noi… più di una volta.» Betha fissò la parete, guardando attraverso il tempo. «E così Uhuru, e Buco d’Inferno, e Lebensraum. Ma noi avevamo un aiuto.»
«Da dove?»
«Da tutti. I pianeti come Mattino sono così marginali che ogni minimo regresso diviene un disastro… ma sono anche i pianeti del tipo più comunemente abitabile; nella nostra zona di spazio sono tutti come Mattino, e sono tutti raggiungibili l’uno dall’altro. Abbiamo impiantato una catena commerciale, e quando uno di noi si accascia, gli altri lo risollevano e lo rimettono in sesto. È così che sopravviviamo. È tutto ciò che facciamo: sopravvivere. Ma è abbastanza… e dovrà essere abbastanza per sempre, adesso che il nostro viaggio qui è fallito.»
«Abbiamo anche noi le nostre ironie, sa… Mattino fu colonizzato dopo un grosso sconvolgimento politico sulla Terra. Il nostro vicino più prossimo, Uhuru, fu colonizzato da alcuni dei nostri antichi “nemici”, dopo il crollo del loro impero sulla Vecchia Terra. Le necessità accomunano gli stranieri più della politica.»
Improvvisamente Wadie scoppiò a ridere. «Come noi cinque dovremmo ben sapere.»
«Sì.» Lo inchiodò con lo sguardo, passandosi le dita sulle labbra.
«Se voi foste venuti prima della guerra, Betha, forse noi cinque saremmo riusciti a combinare qualcosa di buono. Paradiso avrebbe potuto imparare qualcosa, sulla comunione. Ora è troppo tardi; non c’è rimasto più niente da mettere in comune.»
Lei cambiò posizione di nuovo, trasalendo. «Wadie… lei ha affermato che è ancora intatta la conoscenza che ha portato la tecnologia di Paradiso ai livelli a cui è arrivata. Che se voi poteste rimettere in piedi la vostra industria più importante, sareste in grado di ricreare la Cintura, e tutto sarebbe come una volta. Lei ha detto che perfino il Ranger sarebbe sufficiente per questo salto di qualità… E se… se vi includessimo nella nostra rete commerciale? La cosa è fattibile; la distanza da qui a Mattino non è poi molto più grande di quelle a cui siamo abituati. Se vi fornissimo i mezzi per riprendervi, voi potreste darci ciò che abbiamo sempre voluto, una vita più ricca per tutti i nostri mondi… e non vedreste mai più accadere una cosa del genere!»
Lui sentì la voce di Betha ravvivarsi per l’entusiasmo, e all’improvviso ebbe la sensazione che il dolore e l’amarezza avessero abbandonato la mente di lei, solo per trasferirsi nella sua. «È quello che dicevo io. Ma mi sbagliavo.»
«Si sbagliava?»
«Siamo scesi troppo in basso, e non possiamo più riprenderci. La morte è una malattia che ci ha infettati tutti. Non lavoreremo mai più insieme, nemmeno per salvare noi stessi.»
«Ma se riuscissero a capire che c’era una speranza per tutti loro…»