Raul diede un’occhiata nella galleria, ancora vuota alle sue spalle, e si accorse solo in quel momento che le lampade della volta non rivelavano fiamme. Elettricità… da qualche parte quella gente aveva ancora un generatore funzionante, probabilmente una batteria atomica di prima della guerra, o magari ottenuta più tardi dalla Demarchia a seguito di un accordo commerciale. Raul dovette ammettere che la Grande Armonia non possedeva nulla proprio a causa della Demarchia. Se non fosse stato per l’abbondanza di neve, la Grande Armonia si sarebbe trovata in una posizione peggiore di quella di Lansing… e l’unica posizione peggiore era la morte.
Il pensiero della Demarchia lo indusse a pensare a Wadie Abdhiamal, e al mistero che si nascondeva dietro il loro imminente incontro. Lui aveva visto Abdhiamal in veste di negoziatore su Nevi-della-Salvezza: privo di esperienza, incerto della sua posizione, ma capace di strappare la collaborazione da entrambe le parti in virtù di un istinto all’imparzialità che dissolveva i pregiudizi culturali con la stessa facilità con cui un coltello arroventato taglia un blocco di ghiaccio. E come comandante della nave lui aveva trasportato Abdhiamal a diverse riunioni nell’Armonia Centrale e su metà dei planetoidi disabitati degli Anelli. Aveva visto quell’uomo ignorato, insultato, seriamente minacciato, ma non l’aveva mai visto perdere la pazienza… E aveva provato sorpresa, sospetto e infine piacere quando Abdhiamal gli aveva rivolto delle domande in merito alla politica governativa dell’Armonia. Si era compiaciuto, in fondo, nel constatare che Abdhiamal ascoltava e apprendeva davvero, e faceva uso di ciò che aveva appreso per aiutare tutti loro.
L’unica debolezza che aveva riscontrato in Wadie Abdhiamal era la sua incapacità a trattare un’unica cosa: l’inevitabilità della fine di Paradiso. Abdhiamal riteneva ancora possibile una soluzione; mentre lui, Raul, come il popolo di Lansing, si era già reso conto da lungo tempo che l’unica prospettiva era la morte. Eppure cominciava a sospettare che l’ossessivo ottimismo di Abdhiamal nascondesse una convinzione altrettanto assoluta che Paradiso era condannato… più ancora, nascondeva una paura profonda, patologica: Abdhiamal non era un uomo capace di accettare l’idea che tutto ciò che aveva fatto non avrebbe avuto, alla fine, alcun significato. Né poteva continuare su quella strada sapendo che la fine era ormai prossima; avrebbe perso l’equilibrio e sarebbe caduto, travolto dal fardello della sua stessa consapevolezza. E così una parte della sua mente aveva sostituito la verità con una menzogna che gli permettesse di andare avanti. Raul aveva invidiato ad Abdhiamal la Demarchia, la cui relativa ricchezza lo aveva aiutato a rafforzare le sue illusioni. E si era domandato se qualcosa lo avrebbe mai convinto ad ammettere la verità…
Ma l’astronave… perfino lui, Raul, aveva riscoperto la speranza per ciò che essa poteva offrire a Paradiso… e, in particolare, alla Grande Armonia. Perché Abdhiamal, tutti quanti, si adoperavano con tanto accanimento per evitare che i loro governi mettessero le mani su quella nave? Abdhiamal era un uomo onesto… ma lo era fino al punto della pazzia, o del genocidio? E la donna che guidava la nave… perché doveva correre simili rischi per mantenere una promessa fatta a un angolo di universo come Lansing? Erano impazziti, quei due, o forse tutti? O c’era qualcosa che lui non riusciva a capire?… Troppe erano le cose che lui non riusciva a capire. Ma se quella donna avesse mantenuto la sua promessa, se quella nave gli fosse caduta proprio fra le mani… quella era l’unica risposta di cui avrebbe sempre avuto bisogno. Sempre.
RANGER + 3,09 MEGASECONDI
«Non riesci a contattare Lansing, Pappy?» Betha si alzò rigidamente dal quadro comandi, dove era intenta a seguire il programma per il contatto con l’asteroide.
Clewell si tolse stancamente la cuffia dalla testa. «No. Ho predisposto l’apparecchio per una ricezione lungo l’intera banda dello spettro. Se qualcuno parla, lo sentiremo.»
«Forse la trasmittente si è rotta» disse Shadow Jack. «Pare che per la metà del tempo sia fuori uso. Hanno il loro da fare per rimetterla in sesto.» Bird Alyn fluttuò accanto a lui sfiorando la testa di Betha e fissando sullo schermo l’immagine amplificata di Lansing. Betha osservò la morbidezza nuvolosa e gelatinosa della tenda protettiva che passava sotto di loro: uno scudo per un popolo moribondo, che avrebbe vissuto un po’ di più grazie al Ranger.
Discus incombeva sopra di loro e sulla sinistra, vago e indistinto, un gioiello da portare al mignolo. E da qualche parte, nell’oscurità più vicina, c’erano tre navi a fusione inviate dalla Demarchia. Nessuna di esse aveva incominciato a decelerare per adeguarsi alle velocità di Lansing e del Ranger. La loro era una missione omicida… Betha controllò l’ultima rilevazione aggiornata: mancavano meno di dieci minuti al momento in cui avrebbero dovuto scaricare l’idrogeno.
«Be’, il nostro tempo è un po’ limitato… sono sicura che Lansing non se ne avrà a male se lasciamo voi e i contenitori in un’orbita bassa e poi ce la filiamo da qui.» Sorrise ai due ragazzi, sforzandosi di mettere un po’ di calore nella sua voce. «Dovrebbero essere contenti di vedervi ritornare a casa con ottocento tonnellate di idrogeno.»
«Lo saranno» ribatté Shadow Jack. Entrambi fecero un cenno affermativo con la testa, i volti lucidi e sorridenti al disopra del collo delle tute a pressione. «Ma… è sicura di cavarsela, quando ce ne saremo andati?» Nella sua voce c’era una strana sfumatura di desiderio, e un senso nascosto di pudore. «Solo… solo voi due?» Guardò il volto tirato di Clewell, facendo scrocchiare le nocche.
Con la coda dell’occhio Betha si accorse che Wadie la stava fissando… l’impeccabile Abdhiamal, con la giacca ricamata e la tuta da lavoro scolorita. Suo malgrado, lei sorrise. «Andrà tutto bene» disse poi, simulando una fiducia che il suo corpo martoriato e dolorante era ben lungi dal provare; il tutto a beneficio di lui. Non aveva intenzione di giocare sul suo senso di colpa per fargli cambiare idea. Erano giunti a quel punto, e in qualche modo sarebbero riusciti ad arrivare fino in fondo. Più tardi… ci avrebbe pensato più tardi. «Non farti scrocchiare le nocche, Shadow Jack, o ti rovinerai le falangi.»
Shadow Jack sorrise debolmente e si infilò le mani nei guanti.
Wadie le toccò una spalla. «Guardi.»
Mentre parlavano, il Ranger aveva percorso un quarto del cammino che lo separava da Lansing. Essi videro all’orizzonte una protuberanza smussata di nuda pietra, sui cui fianchi in pendio la tenda protettiva sventolava come un banco di nuvole attorno alla cima di una montagna.
«La Montagna» disse Bird Alyn. «Ecco le antenne radio… e la zona di ormeggio… ed ecco una delle nostre…»
«Ehi.» Shadow Jack la prese per un braccio. «Quella non è una delle nostre navi! Non ne ho mai vista una simile. Da dove verrà?»
«Forse è un relitto di recupero.»
«No, ecco, ce n’è un’altra.»
Betha aumentò l’ingrandimento. «Pappy, quelli sembrano…»
«… Anellani! Anellani! Indietro, è una trappola, una…» La voce di una donna esplose dall’altoparlante, ma venne subito soffocata.
«Madre!» Bird Alyn si lasciò sfuggire un gridolino.
«Quelli laggiù sembrano razzi a propellente chimico.» Clewell terminò la frase, con una voce simile al frusciare di foglie secche.
Wadie strinse la mano sulla spalla di Betha. «Mio Dio, quelle sono navi Anellane, a cinquanta milioni di chilometri da Discus…» La sua voce divenne stridula per l’incredulità. «La Demarchia sapeva che l’Armonia possiede un paio di unità d’assalto ad alto rapporto di massa,[6] ma non immaginava niente del genere. Per trovarsi qui adesso, con dei semplici razzi chimici, devono essersi mossi subito dopo avervi attaccato la prima volta. E anche in tal caso sarebbe necessario avere un rapporto di massa di mille a uno…»
6
Rapporto di massa quantità di propellente che un razzo può portare in rapporto al suo peso totale