Nakamore alzò le spalle. «Ragazzo, per me siete tutti dei pirati. Ma non abbiamo poi preso così tanto. Consideralo un risarcimento per l’idrogeno che avete rubato alla Grande Armonia.»
«Dov’è mia madre?» gridò all’improvviso Bird Alyn, con voce stridula per l’angoscia. «Cosa avete fatto a mia madre?»
Nakamore le rivolse un’occhiata inespressiva; Betha vide che in lui stava nascendo un po’ di comprensione. «Ecco… tua madre avrà la mascella dolorante per qualche centinaio di chilosecondi. Ma a parte ciò sta meglio di te — o di noi — in questo momento. A proposito: capitano Torgussen, lei ha il mio permesso di scaricare quei contenitori di gas in un’orbita bassa attorno a Lansing. Quindi raccomanderei di fare spostare tutte le nostre navi di qualche centinaio di chilometri nello spazio. Quando arriveranno le forze della Demarchia, ci saranno dei fuochi d’artificio che avveleneranno una buona porzione di spazio; non vedo perché debba andarci di mezzo Lansing. Se qualcuno può rimanere fuori da questa storia, tanto meglio.» Si girò di lato, impartendo degli ordini inaudibili.
«Grazie» disse Betha, e notò che Wadie sorrideva ancora in quel modo strano, mentre osservava lo schermo. «Com’è fatto quell’uomo? Non riesco a capirlo.»
Wadie si voltò verso di lei, e il suo sorriso divenne più dolce. «La ragionevolezza non è del tutto scomparsa da Paradiso, Betha. Nemmeno dagli Anelli… Raul è un uomo onesto; ma soprattutto non è stupido. Le ho già detto che suo fratello non ha mai vinto una partita a scacchi con me. In tutto il tempo che ho trascorso sugli Anelli, ho vinto solo due partite con Raul. Forse può ancora riservarci delle sorprese.»
Betha si strofinò le braccia. «So soltanto che ha intenzionalmente provocato la Demarchia al punto che non saranno soddisfatti finché non ci vedranno tutti all’inferno. Qualsiasi cosa abbia in mente di fare, non mi piace essere una sua pedina.»
Il Ranger si allontanò lentamente da Lansing. Betha lo vide diventare sempre più piccolo sotto di loro: un mondo di maliziosa bellezza, che saliva e scendeva in morbide oscillazioni sotto il velo di plastica trasparente chiazzato di lattei rattoppi. Gli alberi si protendevano in alto verso la tenda protettiva come spruzzi di merletto, fragili fontane di foglie che si spandevano su campi di grano maturo… e su campi di erba morente. Vide il verde vellutato dei parchi, ancora bene innaffiati… e il nudo fango delle paludi rinsecchite. Al disotto la gente si muoveva in un balletto di sogno tra slanciati minareti e palazzi governativi con colonne, sul mondo che una volta era stato il simbolo della sfarzosa prodigalità di Paradiso. L’ultimo mondo che avrebbe mai visto… diede un’occhiata al volto impassibile di Clewell il quale, con gli occhi chiusi, andava alla deriva sul sedile mentre ascoltava la risposta della Demarchia. Non sopportando la sua impassibilità, lei distolse lo sguardo e accarezzò il corpo sinuoso di Rusty, cercando nel contempo di richiamare alla mente gli altri volti amati ormai perduti e quel mondo natale che nessuno di loro avrebbe mai più rivisto. Adesso non c’era conforto, né soddisfazione, in quell’ultima vendetta che Paradiso avrebbe inflitto a se stesso come punizione per le loro morti e per la sua. Era oppressa da una tremenda stanchezza, dalla futilità di quelle ultime poche settimane, degli ultimi quattro anni.
«Betha…» Wadie continuava a tenere fissi gli occhi sullo schermo. «Non so come salvare questa nave, ma credo di conoscere il modo per salvare le nostre vite. Possiamo lasciare il Ranger e servirci del Lansing 04 per scendere su Lansing. In fondo ciò che preme a Nakamore è la nave, non le nostre vite. Se usiamo le tute possiamo farcela tutti.»
«No.» Betha si strinse le braccia sui muscoli doloranti dello stomaco. «Io non lascerò il Ranger. Ma voialtri infilatevi pure nelle vostre tute e andatevene. Non c’è nessun motivo perché restiate; almeno, salvatevi voi.»
«Cosa intende dire: che non lascerà questa nave?» Wadie si allontanò dallo schermo e afferrò il bracciolo della sedia di lei. «È soltanto una nave, Betha; non comanda la sua vita, e lei non è legata ad essa.»
Betha scosse la testa. «Ancora non capisce, non è vero? Dopo tutto questo tempo. Questa è la mia nave. Io ho partecipato alla sua progettazione e costruzione. Il suo equipaggio era formato da persone che ho amato; questo viaggio significava tutto per noi, il futuro del nostro mondo… Ogni sua parte mi lega al mio popolo, al mio passato, alla mia casa. Non posso lasciarla. Non voglio perdere ogni cosa, non voglio vivere per sempre nel posto in cui è avvenuto. Non voglio vivere così.»
«E adesso chi è che indulge al pessimismo?»
Betha strinse le labbra. «Non farà male che a me…» Ma si rese conto, nel guardare la faccia di Wadie, che non era così.
«Be’, cosa… cosa sarà di Clewell?»
«Di me?» Clewell aprì gli occhi, irritato, fissando il quadro comunicazioni. «Io non ho nessuna intenzione di lasciare il Ranger per quella grossa palla di fango.»
«Dannazione, così non fa che renderla più ostinata. Perché diavolo non le dice che sta commettendo un errore?»
«Lei è mia moglie, non mia figlia. Ha il diritto di scegliere in piena libertà. E anch’io… Ho già vissuto troppo a lungo, se sono arrivato a vedere questo giorno. Il mio corpo conosce la verità.» Tornò a chiudere gli occhi. «E adesso mi lasci svolgere il mio lavoro; controllare la Demarchia è già abbastanza difficile, a questa distanza.»
«Speriamo che serva a qualcosa.» Wadie si portò di nuovo verso il quadro comandi, massaggiandosi i muscoli indolenziti del collo. «Va bene, allora… resterò anch’io. Credo di essermene guadagnato il diritto. A causa di questa nave ho perduto tutto ciò che ritenevo importante.»
Betha si raggelò, cercando di non tradire l’emozione con la voce. «Non mi farà cambiare idea ricattandomi, Wadie.»
Lui fece un inchino compito. «Non ne ho la minima intenzione. Mi conceda il privilegio di prendere da solo le mie decisioni, visto che lei si aspetta che io rispetti le sue. Preferisco morire da martire piuttosto che da traditore.»
Lei sospirò, affondando le unghie nelle palme delle mani. Grazie. «Allora d’accordo. E così solo due di noi andranno su Lansing.»
Bird Alyn sollevò la testa dalla spalla di Shadow Jack, e gli si rannicchiò fra le braccia. «No, Betha, noi non abbiamo intenzione di andare.»
«Ora, statemi a sentire…»
«No» la interruppe Shadow Jack. «Abbiamo fatto ciò che volevamo fare per Lansing. Ma nessuno può far nulla per noi. Preferiamo stare insieme adesso, per un po’, piuttosto che essere separati per sempre.» Guardò la porta.
«Capisco.» Betha annuì, udendo appena la propria voce. «Allora venite qui tutti e due.» Scivolarono obbedienti verso di lei. Betha si tolse un anello d’oro da un dito di ciascuna mano, poi prese le loro sinistre, una per volta, e infilò un anello in un dito lungo e magro, e l’altro in un dito esile e deforme. Dovette unire le due mani per impedire che gli anelli scivolassero via. «In virtù della mia autorità come comandante di questa nave, vi dichiaro marito e moglie… possa il vostro amore essere profondo come l’oscurità, costante come il sole.»
Le loro mani si strinsero per un attimo alla sua, e lei sentì Shadow Jack tremare. Allora distolse lo sguardo, mentre essi lasciavano la sala. Gli occhi di Clewell la fissarono, poi, accarezzandole il volto. «Abbandona per un minuto la radio. Dobbiamo lasciare un po’ di idrogeno a quella gente…»
Mancavano millesettecento secondi all’incontro.
Lontano ormai trecento chilometri, Lansing era una mezzaluna verdastra e chiazzata che si stagliava contro il buio. Abbastanza lontano, sperava Betha, per sopravvivere ai fuochi che potevano bruciare Paradiso. Il vuoto era dappertutto, e riempiva gli anni luce che li separavano dalle stelle remote. E il Ranger era stato costruito per coprire e annullare quelle distanze, a velocità prossime a quelle della luce stessa. Invece non avrebbe più attraversato quelle distanze… giaceva immobile come un cetoide arenato sulle desolate spiagge di Paradiso, intrappolato da navi primitive con armi primitive, nell’estrema ironia della sconfitta.