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«Ma è finito,» disse papà. «E tu sei una vecchia pazza a giudicare la bontà di Dio.» Non parlava tanto a lei, quanto a Len, ed era molto in collera. «Una, una soltanto di quelle cose ti aiutò forse a sopravvivere? Quelle comodità aiutarono la gente delle città? Sì o no?»

La nonna girò il capo, e non volle rispondere.

Papà scese il gradino, e si mise davanti a lei.

«Mi hai capito, mamma. Rispondimi. Sì o no?»

Gli occhi della nonna si riempirono di lacrime, e la scintilla si spense, in essi.

«Io sono una vecchia,» disse. «Non è giusto che tu mi parli così.»

«Mamma, rispondi: una soltanto di quelle cose aiutò forse la gente delle città, anche una sola persona, a sopravvivere?»

La nonna lasciò ricadere il capo sul mento, e lo mosse a stento da una parte e dall’altra.

«No,» disse papà. «E lo so, perché fosti tu stessa a raccontarmi che il cibo non giungeva più ai mercati, e tutto aveva smesso di funzionare nelle fattorie, perché non c’era più energia elettrica, non c’era più combustibile, non c’era più niente. E solo coloro che avevano sempre vissuto senza tutti i lussi di quella vita, e avevano fatto da soli, con il lavoro delle loro mani, senza avere alcun commercio con le città, soltanto loro hanno potuto sopravvivere senza danno, guidandoci tutti sul sentiero della pace, dell’abbondanza, e dell’umiltà davanti a Dio. E tu osi deridere i Mennoniti! Colombe di cioccolato,» disse ancora, pestando gli stivali sul terreno, con violenza, «Colombe di cioccolato! C’è da stupirsi se il mondo, quel mondo, è crollato?»

Si volse, per comprendere Len nel proprio sostegno.

«Non avete nessun senso di gratitudine nei vostri cuori, nessuno dei due? Non sapete essere riconoscenti del buon raccolto, e della buona salute, e della casa calda, e dell’abbondanza della mensa? Cosa deve darvi di più Dio perché siate felici?»

La porta si riaprì, e apparve sulla soglia mamma Colter, con il volto roseo e tondo e pieno di rimprovero, incorniciato dalla cuffia bianca.

«Elia! Stai alzando la voce con tua madre, e proprio nel giorno di sabato?»

«Sono stato provocato,» disse il padre di Len, e rimase immobile, respirando forte col naso, per un minuto buono. Poi, più calmo, si rivolse a Len. «Va’ nel fienile.»

Len sentì che il cuore gli scendeva fino alle ginocchia. Cominciò ad attraversare l’aia, con passo lento e pesante. La mamma si fece avanti, minacciosamente:

«Elia, il sabato non è il giorno…»

«È per il bene dell’anima del ragazzo,» disse papà, con una voce che escludeva ogni discussione. «Lascia questo a me, te ne prego.»

La mamma scosse il capo, ma ritornò nella casa. Papà seguì Len, che si avviava verso la porta aperta del fienile, e la nonna rimase seduta sul gradino.

«Non me ne importa,» bisbigliò la vecchia. «Quelle cose erano buone.» Dopo un momento ripeté, fieramente, «Buone, buone, buone!» Lacrime cominciarono a scenderle lentamente sulle guance, cadendo sul suo vestito di stoffa fatto a mano.

Nel fienile caldo, immerso nella penombra, e profumato di fieno, papà prese dal chiodo la cinghia, e Len si tolse la giubba. Aspettò, ma papà rimase fermo, guardandolo e corrugando la fronte, facendo scorrere il cuoio tra le dita. Alla fine egli disse:

«No, non è questo il modo,» e riappese la cinghia alla parete.

«Non intendi frustarmi?» bisbigliò Len.

«Non per la pazzia di tua nonna. È molto vecchia, Len, e i vecchi sono simili ai bambini. E poi, ha vissuto anni terribili, e ha lavorato duramente e sempre senza lamentarsi, per una lunga vita… forse non dovrei biasimarla troppo, se rimpiange le cose comode della sua infanzia. E suppongo che non sia possibile pretendere che un ragazzo non ascolti quelle parole.»

Voltò le spalle a Len, camminando su e giù tra i sostegni, e quando si fermò, continuò a voltare le spalle al ragazzo.

«Tu hai visto morire un uomo,» disse. «È questo il tuo problema, vero? È per questo che ti tormenti, e che hai cominciato a fare tutte quelle domande?»

«Sì, papà. Proprio non riesco a dimenticarlo.»

«Non dimenticarlo,» disse papà, con veemenza improvvisa. «Poiché l’hai visto, ricordalo sempre. Quell’uomo ha scelto di seguire un certo sentiero, e quel sentiero lo ha portato a una certa fine. La strada del trasgressore non è mai stata facile, Len. Non sarà mai facile.»

«Lo so,» disse Len. «Ma solo perché è venuto da un posto che si chiama Bartorstown…»

«Bartorstown è molto più di un posto, come tu dici. Non so se esista oppure no, se sia reale come Pipers’s Run, e, anche se esiste, non posso neppure immaginare se una o tutte le cose che si narrano sul suo conto siano vere. Che siano vere o false, in realtà, non ha alcuna importanza. Gli uomini credono che siano vere. Bartorstown è un modo di pensare, Len. Il mercante è stato lapidato a morte perché aveva scelto quel modo di pensare.»

«Il predicatore ha detto che voleva far tornare le città. Bartorstown è una città, papà? Ci sono delle cose simili a quelle che aveva la nonna quando era bambina?»

Papà si voltò, e posò la mano sulla spalla di Len.

«Molte, moltissime volte, Len, in questo stesso posto, mio padre mi ha picchiato, per avere rivolto delle domande simili a questa. Era un bravissimo uomo, ma era simile a tuo zio David, più svelto con la cinghia che con la parola. Ho sentito tutte le storie, da mia madre e da tutti i vecchi della generazione precedente a quella di mia madre, che allora erano ancora vivi e ricordavano il passato assai meglio di lei. E pensavo che tutte quelle cose comode dovevano essere state belle, e mi chiedevo per quale motivo fossero state peccaminose. E mio padre mi diceva che ero destinato all’Inferno, e mi frustava, tanto che neppure riuscivo a rimettermi in piedi. Lui aveva vissuto i tempi della Distruzione, e il timor di Dio era più forte nel suo cuore di quanto non fosse nel mio. È stata una medicina amara, questa, Len, ma forse mi ha salvato. E se ci sarò costretto, ti tratterò allo stesso modo, anche se preferirei che tu non mi costringessi a farlo.»

«Cercherò di non costringerti, papà,» si affrettò a dire Len.

«Spero di no. Perché vedi, Len, è tutto così inutile. Dimentica, per un momento, il fatto che sia o non sia un peccato, e pensa soltanto ai fatti concreti. Tutte le cose di cui parla tua nonna, la tivù, le automobili, le ferrovie, e gli aeroplani, e perfino i missili, tutte quelle cose dipendevano dalle città.» Corrugò la fronte, e gesticolò un poco, cercando di spiegare il concetto. «Concentrazione, Len. Organizzazione. Come il funzionamento di un orologio, ogni rotellina dipende da ogni altra rotellina, per andare avanti. Un uomo non può costruire un’automobile, come un buon lavoratore può costruire un carro solido e funzionante. Ci volevano migliaia di uomini, che lavoravano insieme, in perfetto accordo, e che dipendevano da migliaia di altri uomini che lavoravano in altri posti, per preparare il carburante e gli pneumatici di gomma, affinché le automobili potessero camminare, dopo essere state costruite. Erano le città che rendevano possìbili tutte queste cose, Len, e quando le città scomparvero, tutte quelle cose non furono più possibili. Così non le abbiamo più. E non le avremo mai più.»

«Mai più, fino a quando durerà il mondo?» domandò Len, con la sensazione dolorosa di chi ha perduto qualcosa definitivamente.

«Questo è nelle mani di Dio,» disse il padre di Len. «Ma noi non dureremo quanto il mondo. Len, tanto varrebbe piangere sulla perdita dei Faraoni d’Egitto, che sono lontani da noi come tutte le cose perdute durante la Distruzione.»

Len annuì, pensieroso:

«Però ancora non riesco a capire, papà… perché hanno ucciso quell’uomo?»

Papà sospirò.

«Gli uomini fanno ciò che ritengono giusto, o ciò che ritengono necessario per proteggersi. Una piaga terribile è calata sul mondo. Quelli tra noi che sono riusciti a sopravvivere, hanno lavorato, e lottato, e sudato, per due generazioni, per riprendersi dalla catastrofe. Ora siamo di nuovo prosperi e in pace, e nessuno vuole che quella maledizione ritorni ad abbattersi sulle nostre teste. Quando scopriamo degli uomini che, apparentemente, ne portano il seme, decidiamo di agire contro di loro… secondo le maniere che ci sono proprie, e che sono differenti per ciascuno di noi. Alcuni, lo sai bene, seguono la via della violenza.»