Выбрать главу

Era pronto per affrontare di nuovo gli spazi della galassia. Si sarebbe trovato su un piano di parità con tutte le altre specie e avrebbe avuto un posto di primo piano nella storia dell’universo.

Fu così, infatti. A quel periodo, la vera età spaziale, risalivano le leggende dell’Impero. Era stato un Impero di molte specie, durato un milione di anni, ma tutto era stato dimenticato nel dramma, nell’immane tragedia in cui aveva trovato la fine.

L’Impero era durato almeno un milione di anni. Doveva aver conosciuto crisi, e forse anche guerre, ma tutto si era perso nel cammino delle grandi razze verso la maturità.

«Possiamo essere orgogliosi» continuò Callitrax «della parte che i nostri antenati hanno avuto nella storia. Anche quand’ebbero raggiunto una completezza culturale, il loro spirito d’iniziativa non si esaurì. Abbiamo in mano delle congetture, più che delle prove, ma sembra accertato che gli esperimenti che costituirono a un tempo la gloria massima e la catastrofe dell’Impero fossero ispirati e diretti dall’Uomo.»

La filosofia che aveva ispirato gli esperimenti era stata questa.

«Il contatto con le altre specie aveva mostrato all’Uomo fino a che punto una specie dipende dalla sua struttura fisica e dai suoi organi sensoriali nel formarsi una visione delle cose. La conclusione logica era che solo una mente pura, libera cioè da limitazioni fisiche, potesse formarsi un quadro esatto dell’Universo. La concezione era comune a molte antichissime fedi della Terra, ed è strano che un’idea priva di qualsiasi origine razionale dovesse diventare lo scopo massimo della scienza. Nell’universo naturale non si era mai venuti a contatto con un’intelligenza disincarnata; l’Impero si prefisse di crearne una. Abbiamo dimenticato, insieme a molte altre cose, le cognizioni e le capacità che rendevano possibile una simile attuazione.

Gli scienziati dell’Impero si erano impadroniti di tutte le forze della natura, di tutti i segreti del tempo e dello spazio. Si sforzarono di creare un cervello i cui componenti non fossero materiali, come l’intricato sistema di cellule che formano la nostra mente, ma solo schemi modellati nello spazio stesso. Questo cervello, ammesso che si possa chiamarlo così, avrebbe usato forze elettriche o anche più potenti per svolgere le sue operazioni e sarebbe stato assolutamente libero dalla tirannia della materia. Avrebbe funzionato con una velocità enormemente superiore a quella di qualsiasi intelligenza organica; sarebbe durato finché un solo erg di energia fosse rimasto nell’Universo. Una volta creato, avrebbe sviluppato potenzialità che nemmeno i suoi creatori potevano prevedere.

«L’Uomo, dopo l’esperienza guadagnata attraverso la propria rigenerazione, propose la creazione di tali esseri. Era la sfida più grande che fosse mai stata lanciata all’intelligenza nell’intero Universo; dopo secoli di discussione venne accettata, e tutte le specie della galassia unirono i loro sforzi per portare l’opera a compimento. Più d’un milione d’anni separava il sogno dalla realtà. Le civiltà si susseguirono, molte preziose ricerche andarono perdute, ma l’obiettivo non fu mai messo in disparte. Un giorno apprenderemo i particolari di questo sforzo, il più grande che la storia ricordi.

Oggi sappiamo soltanto che il suo raggiungimento si risolse in un disastro che quasi distrusse la galassia.

«La mente di Vanamonde si rifiuta di ricordare quel periodo. C’è un breve spazio di tempo che gli è precluso; pensiamo che questo sia dovuto ai suoi terrori. All’inizio scorgiamo l’Impero al sommo della sua gloria, tutto teso verso l’imminente risultato. Alla fine, dopo un salto di poche migliaia di anni, l’Impero è frantumato e perfino le stelle sono impallidite. La galassia è sovrastata da un funesto manto di terrore. Questo terrore si chiama La Mente Pazza.

«Non è difficile immaginare cos’accadde in quel periodo. La mente pura era stata creata, ma doveva essere folle, oppure, come risulta da altri indizi, implacabilmente ostile alla materia. Per secoli devastò l’Universo, finché cadde sotto il controllo di forze che non abbiamo ancora individuato.

L’arma ignota che l’Impero usò per difendersi fece scempio delle energie stellari; dai ricordi di quel combattimento hanno origine alcune delle leggende sugli Invasori. Ma di questo parleremo in seguito. Distruggere la Mente Pazza era impossibile; essa era immortale. Fu trascinata fino all’orlo della galassia e là imprigionata con uno stratagemma che non riusciamo a comprendere. La prigione era una stella artificiale chiamata il Sole Nero.

La Mente Pazza è tuttora in prigionia; quando il Sole Nero morrà, resterà libera di nuovo. Non è possibile dire quanto sia lontano nel futuro questo momento.»

Callitrax tacque, come smarrito nei propri pensieri, dimentico che gli occhi del mondo erano fissi su lui. Nel silenzio che seguì, Alvin guardò la moltitudine che gli si affollava intorno, cercando di cogliere la reazione delle menti messe di fronte a una simile rivelazione, a un nuovo pericolo che veniva a prendere il posto del mito degli Invasori. Le facce dei concittadini esprimevano incredulità; tutti si sforzavano di dimenticare il passato, ma stentavano ad abituarsi alla strana realtà che ne aveva preso il posto.

Callitrax riprese a parlare; la sua voce, nel descrivere gli ultimi giorni dell’Impero, si fece più calma, più sommessa. In quei giorni, pensava Alvin mentre il quadro gli passava davanti agli occhi, vivere doveva essere stato meraviglioso. C’erano certamente state molte avventure, e un coraggio indomito, intrepido… Il coraggio che riesce a strappare la vittoria dai denti della disfatta.

«La Mente Pazza aveva messo a soqquadro la galassia; ma le risorse dell’Impero erano ancora enormi, il suo spirito non era ancora piegato. Con un coraggio del quale non possiamo che meravigliarci, il grande esperimento venne ripreso, e si fecero ricerche per individuare l’errore che aveva provocato la catastrofe. Molti, si capisce, si opponevano a quelle ricerche e predicevano ulteriori disastri, ma non ebbero voce in capitolo. Il progetto fu proseguito e, grazie all’esperienza così amaramente acquisita, questa volta fu coronato dal successo.

«La nuova entità ottenuta aveva un intelletto potenziale che non era possibile misurare. Ma era completamente infantile. Non sappiamo se i creatori se l’aspettassero; probabilmente sapevano, però, che il fatto era inevitabile. Perché l’entità maturasse occorrevano milioni di anni, e nulla poteva affrettare il processo. Vanamonde fu la prima di queste menti. Ce ne devono essere altre in qualche punto della galassia; non molte, però. Vanamonde non ha mai incontrato alcuno dei suoi simili.

«La creazione della mente pura fu la più grande conquista della civiltà della galassia. In essa l’Uomo ebbe una parte di primo piano, forse dominante. Non ho fatto riferimenti alla Terra, poiché la sua storia non è che un filo in un enorme tappeto. Lo spirito avventuroso vi era altamente scemato, il nostro pianeta divenne allora inevitabilmente conservatore, e alla fine ripudiò gli scienziati che avevano creato Vanamonde. Siamo certi che la Terra non ebbe alcuna parte nell’ultimo atto. L’opera dell’Impero era compiuta. Gli individui di quell’epoca portarono la loro attenzione sulle stelle che avevano terribilmente danneggiato per far fronte allo spaventoso pericolo e presero una decisione: avrebbero lasciato l’Universo a Vanamonde.

«A questo punto c’è un mistero… Un mistero che forse non risolveremo mai, perché Vanamonde non può aiutarci. Tutto ciò che sappiamo è che l’Impero venne in contatto con… qualcosa… qualcosa di molto strano e di molto grande, qualcosa che si trovava molto lontano, oltre la curva del Cosmo, all’altra estremità dello spazio stesso. Cosa fosse possiamo immaginarlo, ma il suo richiamo doveva essere pieno di urgenza e pieno di promesse. Poco tempo dopo i nostri antenati e le altre specie partivano per un viaggio che non riusciamo a seguire. I pensieri di Vanamonde si arrestano ai confini della galassia, ma attraverso la sua mente abbiamo potuto osservare gli inizi di questa grande e misteriosa avventura. Ecco l’immagine che abbiamo ricostruito; ora guarderete nel passato, a un miliardo di anni di distanza…