Lo presentai comunque agli altri, chiamandolo Miles, dato che non mi riuscì di pensare a nulla di meglio. Non conoscevo neppure il nome dell’Asciano, e scoprii che nessuno lo sapeva, neppure Foila. Quando gli chiedemmo come si chiamava, rispose soltanto:
— Io sono Leale al Gruppo del Diciassette.
Per qualche tempo, Foila, Melito, il soldato ed io chiacchierammo fra noi. Melito sembrava avere molta simpatia per il soldato, anche se forse ciò era dovuto soltanto al fatto che il nome da me attribuitogli somigliava molto al suo. Poi il soldato mi aiutò ad issarmi a sedere, e, abbassata la voce, mi sussurrò:
— Adesso ti devo parlare in privato. Come ti ho detto, me ne andrò di qui domattina. A giudicare dalle tue condizioni, credo che tu invece non te ne andrai di qui per parecchi giorni… forse anche per un paio di settimane. Può darsi che non ti riveda mai più.
— Speriamo che non sia così.
— Lo spero anch’io. Ma, se riesco a trovare la mia legione, può darsi che sia già morto quando tu ti sarai ristabilito. E, se non riesco a trovarla, probabilmente mi unirò ad un’altra, per evitare di essere arrestato come disertore. — Fece una pausa.
— Ed io potrei morire qui, per la febbre — aggiunsi, con un sorriso. — Non lo volevi dire. Ho un aspetto tanto brutto, come quello del povero Melito?
— No, non così brutto — replicò, scuotendo il capo. — Penso che tu ce la farai…
— Questo è ciò che disse il tordo mentre la lince inseguiva la lepre intorno all’albero di lauro.
— Hai ragione. — Adesso fu il soldato a sorridere. — Stavo per dirlo io.
— È un’espressione comune in quella parte della Repubblica in cui sei cresciuto?
— Non lo so. — Il sorriso svanì. — Non riesco a ricordare dove sia la mia casa, e questo è in parte il motivo per cui ti devo parlare adesso. Ricordo di aver camminato con te di notte lungo la strada… quella è la sola cosa che ricordo, prima di arrivare qui. Dove mi hai trovato?
— In un bosco, suppongo a cinque o dieci leghe a sud di qui. Ricordi quel che ti ho raccontato a proposito dell’Artiglio, mentre camminavamo?
— Mi pare di rammentare che tua bbia menzionato qualcosa del genere, ma non ricordo le tue parole — replicò, scuotendo il capo.
— Cosa ricordi? Dimmi tutto, ed io aggiungerò quello che so e quello che posso indovinare.
— Camminavo con te. Era molto buio… Sono caduto, o forse volato in esso. Ho visto la mia faccia moltiplicata molte volte. Ed una ragazza, con capelli simili ad oro rosso ed occhi enormi.
— Una bella donna?
— La più bella del mondo — annuì.
Alzando la voce, chiesi se qualcuno aveva uno specchio da prestarci per un momento. Foila ne prese uno da sotto il suo letto ed io lo tenni sollevato davanti al soldato.
— È questo il volto?
— Credo di sì — rispose, esitando.
— Occhi azzurri?
— … Non ne posso essere certo.
Restituii lo specchio a Foila.
— Ti ripeterò quello che ti ho detto lungo la strada, e vorrei che disponessimo di un luogo più appartato in cui parlare. Qualche tempo fa, un talismano è finito nelle mie mani. Vi è giunto in maniera innocente, ma comunque non mi appartiene, ed ha un grande valore… certe volte, non sempre, ma certe volte… esso ha il potere di guarire i malati e perfino di far rivivere i morti. Due giorni fa, mentre viaggiavo verso nord, mi sono imbattuto nel corpo di un soldato morto. Si trovava in una foresta, lontano dalla strada, ed era morto da meno di un giorno: direi che probabilmente era morto durante la notte precedente. In quel momento, ero molto affamato, quindi ho tagliato le cinghie del suo zaino ed ho mangiato la maggior parte del cibo che aveva con sé. Poi mi sono sentito colpevole per quello che avevo fatto, ho preso il talismano ed ho cercato di riportarlo in vita. Aveva fallito altre volte in passato, e per un po’ ho pensato che avrebbe fallito anche questa volta. Ma non è stato così, anche se il soldato è tornato in vita lentamente e, per molto tempo, ha dato l’impressione di non sapere chi fosse né cosa gli stesse accadendo.
— Ed ero io quel soldato?
Annuii, fissando i suoi onesti occhi azzurri.
— Posso vedere il talismano?
Lo tirai fuori e lo tenni sul palmo della mano. Egli lo prese, lo esaminò attentamente da tutti i lati e ne provò la punta contro il polpastrello.
— Non ha l’aria magica — osservò poi.
— Non sono sicuro che magico sia il termine giusto per definirlo. Ho incontrato alcuni maghi, e nulla in loro mi ha fatto pensare al modo in cui il talismano agisce. Qualche volta splende di luce… anche se adesso essa è molto debole e dubito che tu la possa vedere.
— Non ci riesco. Non mi sembra che ci sia alcuna scritta su di esso.
— Vuoi dire un incantesimo, oppure una preghiera. No, non ne ho mai notata nessuna, e l’ho portato con me per molto tempo. In effetti, non so nulla su di esso salvo che agisce talvolta, ma credo si tratti del tipo di oggetto con cui si fanno incantesimi e preghiere, e non un oggetto che derivi da essi.
— Hai detto che non ti appartiene.
— Appartiene a queste sacerdotesse — annuii, — alle Pellegrine.
— Tu sei appena giunto qui, due notti fa, come me.
— Sono venuto a cercare le Pellegrine, per restituirlo. È stato sottratto loro… ma non da me… molto tempo fa, a Nessus.
— E tu hai intenzione di restituirlo? — Mi guardò come se ne dubitasse in qualche modo.
— Alla fine, sì.
Si alzò in piedi, lisciandosi la tunica con le mani.
— Tu non mi credi, vero? — gli chiesi. — Non credi neppure ad una parola.
— Quando sono venuto qui, tu mi hai presentato agli altri, quelli con cui avevi parlato mentre giacevi sul tuo letto. — Si espresse lentamente, e parve riflettere su ogni parola. — Naturalmente, anch’io ho conosciuto alcune persone, là dove mi hanno sistemato. Ce n’è uno che non è ferito in modo molto grave. È solo un ragazzo, un giovane di qualche piccolo villaggio lontano da qui, e per lo più se ne sta seduto sulla sua branda a fissare il pavimento.
— Nostalgia di casa? — chiesi.
— Aveva un’arma ad energia — aggiunse il soldato, scuotendo il capo. — Un korseke… questo è quello che qualcuno mi ha detto. Hai familiarità con quelle armi?
— Non molta.
— Proiettano un raggio in avanti, ed allo stesso tempo due raggi laterali, avanti a sinistra ed avanti a destra. Non hanno un grande raggio di tiro, ma si dice che servano ottimamente per respingere un attacco in massa, e suppongo che sia vero.
Si guardò intorno per un momento, per verificare se qualcuno stesse ascoltando, ma nei lazzaretti è un punto d’onore trascurare completamente una conversazione che non è diretta a te: se così non fosse, i pazienti finirebbero ben presto per prendersi vicendevolmente per la gola.
— La sua centuria venne presa di mira da uno di quegli attacchi di massa e la maggior parte dei suoi compagni cadde in preda al panico e fuggì, ma lui non lo ha fatto, e non lo hanno abbattuto. Un altro uomo mi ha raccontato che alla fine c’erano tre muri di cadaveri davanti a lui. Li aveva abbattuti a mucchi fino a che gli Asciani non avevano dovuto arrampicarsi sui cadaveri per saltargli addosso. Allora è indietreggiato ed ha ripreso ad abbatterli.
— Suppongo abbia avuto una medaglia ed una promozione — osservai. Non potevo essere certo se era la febbre che stava tornando oppure il caldo del giorno, ma mi sentivo appiccicoso e come soffocato.
— No, lo hanno mandato qui. Ti ho detto che era solo un ragazzo di campagna. Ha ucciso in quel solo giorno più persone di quante ne avesse mai viste fino a quando si era arruolato nell’esercito, pochi mesi prima. Non è riuscito a superare la cosa, e forse non ci riuscirà mai.