— Posso capire perché tu abbia obiezioni da muovere a questo — dissi, ricordandomi del figlio di Casdoe.
— Noi non obiettiamo… sicuramente non a questo e neppure a cose che sono molto meno naturali. Io sto solo parlando dell’istinto di esercitare autorità. Nello zio cattivo, tale istinto lo ha spinto ad amare una donna, e specificatamente una donna che aveva già un bambino, cosicché ci sarebbe stata per lui una famiglia ancora più grande non appena si fosse formato una famiglia. In quel modo, vedi, avrebbe riguadagnato parte del tempo che aveva perduto.
La Pellegrina fece una pausa, ed io annuii.
— Ma era già stato perso troppo tempo. L’istinto si è manifestato anche in un altro modo, e Gundulf si è visto come il padrone di diritto delle terre che amministrava per conto di un fratello e come il padrone della vita dell’altro fratello. Era una visione ingannevole, non ti pare?
— Suppongo di sì.
— Altri possono avere visioni altrettanto ingannevoli, per quanto meno pericolose. — La donna mi sorrise. — Tu ritieni di possedere una qualche speciale autorità?
— Io sono un artigiano della corporazione dei Cercatori della Verità e della Penitenza, ma tale posizione non implica alcuna autorità. Noi della corporazione obbediamo soltanto alla volontà dei giudici.
— Pensavo che la corporazione dei torturatori fosse stata abolita molto tempo fa. È divenuta allora una sorta di confraternita per i littori?
— Essa esiste ancora.
— Senza dubbio. Ma, alcuni secoli fa, era una vera corporazione, come quella dei lavoratori dell’argento. Almeno, così ho letto in certi testi storici conservati dal nostro ordine.
Nell’ascoltarla, provai un momento di selvaggia esaltazione. Non perché supponessi che la donna potesse avere in qualche modo ragione. Io sono, forse, pazzo sotto certi aspetti, ma so quali sono questi aspetti, e l’ingannare me stesso non rientra nella categoria. Nondimeno, mi sembrava una cosa meravigliosa… anche solo per un momento… che potesse esistere un mondo in cui fosse possibile una simile convinzione. Mi resi conto allora, forse per la prima volta, che nella Repubblica c’erano milioni di persone che non sapevano nulla delle più elevate forme di giustizia e delle punizioni relative, che non sapevano nulla dei cerchi concentrici d’intrigo che circondavano l’Autarca. E quello era vino per me, o piuttosto brandy, e mi lasciò ubriaco di gioia.
— Non c’è nessun’altra speciale forma di autorità che tu sei convinto di possedere? — chiese ancora la Pellegrina, non accorgendosi di tutto questo, ed io scossi il capo.
— Miles mi ha riferito che sei convinto di possedere l’Artiglio del Conciliatore, che gli hai mostrato tu stesso un piccolo artiglio nero, quale poteva provenire da un ocelot o da un caracal, e che gli hai rivelato di aver risuscitato molte persone dalla morte con l’aiuto di quell’artiglio.
Era dunque giunto il momento, il tempo in cui avrei dovuto rinunciare all’Artiglio. Fin da quando eravamo arrivati al lazzaretto, avevo saputo che quel momento sarebbe venuto, presto o tardi, ma avevo sperato di riuscire a rimandarlo fino a quando fossi stato pronto a partire. Trassi fuori l’Artiglio per quella che pensavo essere l’ultima volta e lo posai nella mano della Pellegrina, dicendo:
— Con questo puoi salvare molte persone. Non l’ho rubato io, ed ho sempre cercato un modo per restituirlo al tuo Ordine.
— E con esso — mi chiese gentilmente, — avresti resuscitato molta gente dalla morte?
— Io stesso sarei morto, parecchi mesi fa, senza di esso — le spiegai, e cominciai a raccontare la storia del mio duello con Agilus.
— Aspetta — mi fermò. — Lo devi conservare. — E mi restituì l’Artiglio. — Io non sono più giovane, come vedi. L’anno prossimo, celebrerò il mio trentesimo anniversario come membro a pieno titolo dell’Ordine. Durante ciascuna delle cinque principali festività dell’anno, fino alla primavera passata, ho visto l’Artiglio del Conciliatore quando veniva elevato perché lo adorassimo. Era un grande zaffiro, dal diametro pari a quello di un oricalco. Doveva valere più di molte ville, e senza dubbio è stato per questo motivo che i ladri lo hanno portato via.
Cercai d’interromperla, ma la donna mi zittì con un gesto.
— Quanto al fatto che esso sia in grado di curare miracolosamente e perfino di ridare la vita ai morti, credi forse che il nostro Ordine accudirebbe tanti malati se fosse davvero così? Noi siamo poche… troppo poche per il lavoro che dobbiamo svolgere. Ma, se nessuna di noi fosse morta la primavera scorsa, saremmo di più. Molte fra coloro cui volevo bene, le mie insegnanti e le mie amiche, sarebbero ancora fra di noi. La gente ignorante deve avere i suoi portenti, anche se questo significa inghiottire il fango grattato dalla suola di qualche stivale di un epopta. Se, come noi speriamo, l’Artiglio del Conciliatore esiste ancora e non è stato tagliato per ricavarne gemme più piccole, allora esso è l’ultima reliquia che possediamo ancora di quello che è stato il più grande fra tutti gli uomini buoni, e noi lo custodiamo con amore, perché ancora custodiamo con amore la sua memoria. Se esso fosse davvero stato la cosa che tu credi di possedere, allora sarebbe stato prezioso per tutti, e gli autarchi ce lo avrebbero tolto molto tempo fa.
— Ma è un artiglio… — cominciai a dire.
— Quello era solo un difetto nel cuore del gioiello. Il Conciliatore era un uomo, Severian il Littore, e non un gatto o un uccello. — Si alzò.
— Ha sbattuto contro le rocce quando il gigante lo ha gettato giù dal parapetto…
— Speravo di calmarti, ma vedo che ti ho soltanto eccitato — osservò.
Inaspettatamente, sorrise e si chinò a baciarmi. — Qui, ci capita di incontrare molti che credono in cose inesistenti. Pochi hanno convinzioni che fanno loro tanto onore quanto la tua ne fa a te. Tu ed io parleremo ancora di questo, una volta o l’altra.
Osservai la sua minuta sagoma vestita di scarlatto fino a che scomparve nell’oscurità e nel silenzio delle file di letti. Mentre parlavamo, la maggior parte dei malati si era addormentata, e qualcuno gemeva nel sonno. Entrarono tre schiavi, due che trasportavano un ferito su una lettiga ed un terzo che sorreggeva una lampada perché potessero vedere la strada. La luce brillava sulle loro teste rasate, che erano coperte di sudore. Deposero il ferito su un letto, gli sistemarono gli arti come se fosse già morto e se n’andarono.
Osservai l’Artiglio: era nero ed inerte quando la Pellegrina lo aveva visto, ma ora piccole scintille di fuoco bianco scorrevano dalla base alla punta. Mi sentii bene, al punto di chiedermi come avessi sopportato di rimanere sdraiato tutto il giorno sullo stretto materasso, ma, quando tentai di alzarmi, le gambe mi sorressero a stento. Timoroso di cadere ad ogni passo su uno dei feriti, barcollai attraverso i venti passi circa che mi separavano dall’uomo che avevo appena visto portare dentro.
Era Emilian, che avevo conosciuto come uno dei galanti gentiluomini della corte dell’Autarca. Fui così stupito di vederlo là che lo chiamai per nome.
— Thecla — mormorò, — Thecla…
— Sì. Thecla. Ti ricordi di me, Emilian. Ed ora, guarisci. — E lo toccai con l’Artiglio.
L’uomo spalancò gli occhi ed urlò. Fuggii, ma, quando ero a metà strada dal mio giaciglio caddi. Ero così debole che non credo avrei potuto raggiungerlo strisciando, ma riuscii a riporre l’Artiglio ed a rotolare sotto il letto di Hallvard, nascondendomi alla vista.