«Ero arrabbiato perché ero il più anziano eccetto Drotte e Roche, e ritenevo che quel lavoro avrebbe dovuto essere affidato ad apprendisti più giovani. Stavo cercando di smuovere l’intasamento con un bastone quando lo vidi, dall’altra parte del Vecchio Cortile. I Custodi della Torre dell’Orso avevano tenuto un combattimento privato la notte precedente, credo, e le bestie morte giacevano fuori dal loro portone in attesa del becchino. C’erano un arsinottero ed uno smilodonte e parecchi lupi. Il cane era steso in cima al mucchio. Suppongo fosse stato l’ultimo a morire, e, a giudicare dalle sue ferite, era stato un lupo ad ucciderlo. Naturalmente, non era veramente morto, ma lo sembrava.
«Mi avvicinai per guardarlo… una scusa per smettere quello che stavo facendo in quel momento e per soffiarmi sulle dita. Era rigido e freddo come… ecco, come qualsiasi cosa avessi mai visto. Una volta ho ucciso un toro con la mia spada, e, quando giaceva morto nel suo sangue, sembrava ancora leggermente più vivo di quanto mi fosse apparso Triskele. Comunque, protesi una mano e gli accarezzai la testa. Era grossa come quella di un orso, e gli avevano tagliato gli orecchi in modo che rimanevano solo due piccole punte. Quando lo toccai, aprì gli occhi. Balzai di nuovo dal lato opposto del cortile, e conficcai con tanta forza il bastone nell’intasamento da farlo passare dall’altra parte, perché temevo che Drotte mandasse Roche a vedere cosa stavo facendo.
«Se ci ripenso, era come se avessi già posseduto l’Artiglio, più di un anno prima di averlo veramente. Non posso descrivere l’aspetto di Triskele quando i suoi occhi mi fissarono. Mi toccò il cuore. Non ho mai fatto rivivere gli animali, quando possedevo l’Artiglio, ma del resto non ci ho mai provato. Quando mi trovavo in mezzo a loro, di solito desideravo riuscire ad ucciderne uno in modo da avere qualcosa per mangiare. Adesso non sono più tanto sicuro che uccidere gli animali per mangiare sia una cosa che si debba fare. Ho notato che tu non avevi carne fra le provviste… solo pane, formaggio, vino e frutta secca. Forse che anche il tuo popolo, su qualsiasi mondo esso viva, la pensi alla stessa tua maniera?
Feci una pausa, sperando in una risposta, ma non ne giunse nessuna. Tutte le cime montane erano adesso illuminate dal sole, e non ero più certo se una qualche lieve presenza di Mastro Ash fosse ancora con me o se si trattasse solo della mia ombra.
— Quando avevo l’Artiglio — continuai, — ho scoperto che esso non faceva rivivere coloro che erano morti a causa di azioni umane, anche se è parso che curasse l’uomo scimmia cui avevo tagliato la mano. Dorcas riteneva che fosse perché ero stato io a ferirlo. Non saprei… non ho mai pensato che l’Artiglio sapesse chi era a possederlo, ma forse lo sapeva.
Una voce… non quella di Mastro Ash, bensì una voce che non avevo mai udito prima, mi gridò:
— Buon anno nuovo a te!
Sollevai lo sguardo e vidi, forse a quaranta passi di distanza, un ulano simile a quello che le notule di Hethor avevano ucciso sulla strada della Casa Assoluta. Non sapendo che altro fare, agitai una mano e gridai:
— Allora è Capodanno?
Spronò il suo destriero e mi si avvicinò al galoppo.
— Oggi è mezza estate, l’inizio del nuovo anno. Un anno glorioso per l’Autarca.
Tentai di ricordare una delle frasi che piacevano tanto a Jolenta.
— Il cuore è lo scrigno dei suoi sudditi.
— Ben detto! Io sono Ibar, della Settantottesima Xenagia, e pattuglio questa strada fino a sera, per mia sfortuna.
— Certo è legale usare questa strada.
— Assolutamente. A patto, naturalmente, che tu sia in grado d’identificarti.
— Sì — risposi, — naturalmente. — Mi ero quasi dimenticato il salvacondotto che Mannea aveva scritto per me, ma adesso lo presi e glielo porsi.
Quando ero stato fermato lungo il cammino verso l’Ultima Casa, non ero affatto certo che i soldati che mi avevano interrogato sapessero leggere. Ciascuno di essi aveva fissato il foglio con aria competente, ma poteva darsi che fosse bastato loro il sigillo dell’Ordine e la scrittura chiara e vigorosa, anche se leggermente eccentrica, di Mannea. L’ulano sapeva senza dubbio leggere: potevo scorgere i suoi occhi spostarsi lungo le righe, e, credo, li vidi perfino soffermarsi alle parole “onorevole ricovero”.
Ripiegò con cura la pergamena ma non me la rese.
— Così, sei un servitore delle Pellegrine.
— Sì, ho questo onore.
— Allora stavi pregando. Quando ti ho visto, ho creduto che stessi parlando da solo. Io non apprezzo molto le sciocchezze religiose. Abbiamo lo stendardo della xenagia a portata di mano e l’Autarca ad una certa distanza, e questi sono tutti gli ossequi ed i misteri di cui ho bisogno. Ma ho sentito dire che sono brave donne.
— Io sono credente — replicai annuendo, — forse un po’ più di te. Ma lo sono davvero.
— Sei stato mandato a svolgere un compito per conto loro. Quanti giorni fa?
— Tre.
— Adesso stai tornando al lazzaretto di Media Pars?
— Spero di raggiungerlo prima del tramonto. — Annuii ancora.
— Non ci riuscirai — replicò, scuotendo il capo, e mi porse la pergamena. — Prenditela comoda, questo è il mio consiglio.
Presi la pergamena e la riposi nella mia giberna.
— Stavo viaggiando con un compagno, ma ci siamo separati. Mi chiedo se tu lo abbia visto. — E gli descrissi Mastro Ash, ma l’ulano scosse il capo.
— Terrò gli occhi aperti e gli dirò da che parte sei andato, se lo vedo. Ora… vorresti rispondere ad una mia domanda? Non è ufficiale, quindi, se vuoi, puoi rispondere che non sono fatti miei.
— Risponderò, se posso.
— Cosa farai, quando lascerai le Pellegrine?
Fui preso alquanto alla sprovvista.
— Ecco, non avevo affatto progettato di lasciarle. Un giorno, forse.
— Bene. Tieni a mente la cavalleria leggera. Hai l’aria di un uomo che sa menare le mani, e ci sarai sempre utile. Vivrai due volte di più di quanto riusciresti a vivere in fanteria, e ti divertirai il doppio.
Incitò la sua cavalcatura a proseguire e mi lasciò a riflettere su quanto mi aveva detto. Non ddubitavo che fosse stato serio nel consigliarmi di dormire lungo la strada, ma proprio quella serietà mi spinse ad affrettarmi maggiormente. Ho la fortuna di possedere lunghe gambe, cosicché, quando è necessario, posso camminare con la stessa velocità con cui la maggior parte degli uomini riesce a correre, e me ne servii, abbandonando ogni pensiero circa Mastro Ash ed il mio tormentato passato. Forse una qualche tenue presenza di Mastro Ash continuò ad accompagnarmi, forse essa mi accompagna ancora, ma, se è cosi, temo di non esserne consapevole.
Urth non aveva ancora distolto il volto dal sole quando arrivai alla stretta strada che il soldato morto ed io avevamo imboccato poco prima di una settimana fa. C’era sangue sulla pista, molto più di quanto ne avessi notato in precedenza. Da quanto mi aveva detto l’ulano, avevo temuto che le Pellegrine fossero state accusate di qualche cattiva azione, ma ora mi sentii certo che si riferiva solo al grande afflusso di feriti che erano stati condotti al lazzaretto, e che aveva deciso che mi meritavo una notte di riposo prima di dedicarmi ad accudirli. Una sovrabbondanza di feriti mi avrebbe dato l’occasione di dimostrare a Mannea la mia abilità, e di rendere quindi molto più probabile l’eventualità che Mannea mi accettasse quando avrei offerto di vendere me stesso all’Ordine, se solo fossi riuscito ad imbastire una storia plausibile per giustificare il mio fallimento all’Ultima Casa.
Superata l’ultima svolta della strada, tuttavia, vidi che le cose stavano in modo del tutto differente.