Non lo avevo guardato quel pomeriggio, quando aveva portato il vassoio per Dorcas, Agia e me, ma lo feci adesso. Era un uomo con un inizio di calvizie, alto circa quanto Drotte, magro e dall’aria tormentata; i suoi occhi erano di un azzurro profondo, e nel disegno di quegli occhi e della bocca c’era una delicatezza che riconobbi subito.
— Tu sai chi siamo? — gli chiesi.
Scosse lentamente il capo.
— Non hai mai dovuto servire un torturatore?
— Una volta, questa primavera, Sieur — rispose. — E so che questi uomini vestiti di nero sono torturatori. Ma tu non sei un torturatore, sieur, anche se sei vestito come loro.
— Mi hai mai visto? — insistetti, ignorando l’osservazione.
— No, sieur.
— Molto bene, forse è così. — (Com’era strano rendermi conto di essere cambiato tanto.) — Òuen, dal momento che tu non mi conosci, potrebbe essere un bene che io conoscessi te. Dimmi dove sei nato e chi erano i tuoi genitori e come sei finito a lavorare in questa locanda.
— Mio padre era un negoziante, sieur. Vivevamo vicino alla Vecchia Porta, sulla riva occidentale. Quando avevo dieci anni, credo, mi mandò in una locanda perché facessi da sguattero, e da allora ho lavorato così, qua e là.
— Tuo padre era un negoziante. E tua madre?
Il volto di Ouen era ancora improntato alla deferenza dovuta da un cameriere, ma il suo sguardo era perplesso.
— Non l’ho mai conosciuta, sieur. La chiamavano Cas, ma è morta quando ero piccolo. Durante il parto, mi ha detto mio padre.
— Ma sai che aspetto aveva?
— Mio padre conservava un medaglione con il suo ritratto — annuì Ouen. — Quando avevo circa vent’anni, sono andato a trovarlo ed ho scoperto che lo aveva impegnato. In quel momento mi ero fatto un piccolo gruzzolo aiutando un ottimate nei suoi affari… portando messaggi alle signore e rimanendo di guardia fuori dalla porta e così via, quindi sono andato al banco dei pegni, ho pagato e me lo sono preso. Lo porto ancora indosso, sieur. In un posto come questo, con tanta gente che va e viene, è meglio tenere su di sé le cose di valore.
Infilò una mano nella camicia ed estrasse un medaglione di lacca. L’immagine all’interno era quella di Dorcas, di fronte e di profilo, una Dorcas di poco più giovane di quella che avevo conosciuto.
— Hai detto di essere diventato sguattero a dieci anni. Ma sai leggere e scrivere — osservai.
— Un po’, sieur. — Apparve imbarazzato. — Ho chiesto alla gente, parecchie volte, il significato delle parole scritte, ed io non dimentico molte cose.
— Hai scritto qualcosa, quando il torturatore era qui, la primavera scorsa. Rammenti cos’era?
— Solo un biglietto per avvertire la ragazza — replicò, spaventato, scuotendo il capo.
— Io lo so. Diceva: «La donna che è con te è stata qui in precedenza. Non ti fidare di lei. Trudo dice che l’uomo è un torturatore. Tu sei mia madre ritornata.»
Ouen si riinfilò il medaglione sotto la camicia.
— Era solo che le somigliava tanto, sieur. Quando ero giovane, ero solito pensare che un giorno avrei trovato una donna del genere. Dicevo a me stesso, sai, che ero un uomo migliore di mio padre, e lui l’aveva trovata, dopo tutto. Ma non ci sono mai riuscito, ed ora non sono certo di essere un uomo migliore.
— A quel tempo — osservai, — tu non sapevi che aspetto avesse l’abito di un torturatore, ma lo sapeva il tuo amico Trudo, lo stalliere. Lui conosceva molte più cose di te sui torturatori, ed è stato per questo che è fuggito via in quel modo.
— Sì, sieur. Lo ha fatto quando ha sentito che il torturatore chiedeva di lui.
— Ma tu hai notato l’innocenza della ragazza e l’hai voluta mettere in guardia contro il torturatore e l’altra donna. Forse avevi ragione in merito ad entrambi.
— Se lo dici tu, sieur.
— Lo sai, Ouen, le somigli un poco.
Il grasso oste aveva ascoltato più o meno apertamente, ed ora ridacchiò.
— Somiglia di più a te!
Temo che mi voltai a fissarlo.
— Senza offesa, sieur, ma è vero. È un po’ più vecchio, ma quando stavate parlando, ho visto entrambe le vostre facce di profilo e non c’era la minima differenza.
Osservai nuovamente Ouen. I suoi capelli e gli occhi non erano scuri come i miei, ma, a parte il colore, il suo volto avrebbe potuto quasi essere il mio.
— Hai affermato di non aver mai trovato una donna come Dorcas… come quella del tuo medaglione. Eppure, hai trovato una donna, credo.
— Parecchie, sieur. — I suoi occhi non incontrarono i miei.
— Ed hai generato un figlio.
— No sieur! — Era sconcertato. — Mai, sieur!
— Interessante. Hai mai avuto problemi con la legge?
— Parecchie volte, sieur.
— È un bene che tu tenga bassa la voce, ma non fino a questo punto. E guardami, quando parli. Una donna di quelle che hai amato… o forse una che ti amava… una donna dai capelli scuri… è stata forse arrestata una volta?
— Una volta, sieur — rispose. — Sì, sieur. Il suo nome era Catherine. È un nome passato di moda, mi hanno detto. — Fece una pausa e scrollò le spalle. — Ci sono stati guai, come tu dici, sieur: era scappata da un qualche ordine monacale. La legge l’ha presa e non l’ho mai più rivista.
Non voleva venire con noi, ma lo portammo ugualmente via quando tornammo alla barca.
Quando avevo risalito il fiume con la Samru, la linea di divisione fra la città viva e quella morta era come quella fra la scura curva del mondo e la volta celeste stellata. Adesso, in così tanta luce, quella divisione era svanita. Strutture parzialmente in rovina si allineavano lungo le rive, ma non riuscii a capire se si trattasse delle case dei cittadini più poveri o di rovine deserte fino a quando non vidi una corda per stendere da cui pendevano tre stracci.
— Nella corporazione — osservai, rivolto a Drotte, — coltiviamo l’ideale della povertà, ma quella gente non ha bisogno dell’ideale; essi l’hanno raggiunta.
— Mi pare che abbiano maggiormente bisogno di quell’ideale — ribatté.
Ma si sbagliava. L’Increato era là, un essere che andava oltre gli Hieroduli e coloro che essi servivano; perfino sul fiume, potevo percepire la sua presenza come si avverte quella del padrone di una grande casa, anche se questi si trova in una camera scura o ad un altro piano. Quando scendemmo a riva, mi parve che se avessi valicato una qualsiasi di quelle porte avrei sorpreso all’interno una figura luminosa, e che il comandante di tutte quelle figure fosse dovunque, invisibile solo perché era troppo immenso per poter essere visto.
Trovammo un sandalo da uomo, consunto ma non vecchio, abbandonato su una delle strade invase dall’erba.
— Mi è stato detto che ci sono razziatori che girano per questi luoghi — spiegai. — Questo è uno dei motivi per cui vi ho chiesto di venire. Se non fossero implicate altre persone oltre a me stesso, avrei agito da solo.
Roche annuì ed estrasse la spada, ma Drotte obiettò:
— Qui non c’è nessuno. Credo che tu sia diventato molto più saggio di noi, Severian, ma credo anche che tu ti sia abituato a cose che terrorizzano la gente comune.
Compresi cosa intendesse dire.
— Tu sapevi di cosa parlava il battelliere, te lo potevo leggere in faccia, ed anche tu avevi paura, o, per lo meno, eri preoccupato. Ma non eri spaventato come lo era la scorsa notte il battelliere sulla sua barca, o come lo saremmo stati Roche, Eata, Ouen ed io se la notte scorsa ci fossimo trovati vicino al fiume ed avessimo saputo cosa stava accadendo. I saccheggiatori cui ti riferivi erano in circolazione la notte scorsa, e devono tenere d’occhio le barche delle guardie. Non ce ne sarà nessuno vicino all’acqua né oggi né per parecchi giorni a venire.