— Hai la licenza? — Erano poliziotti che Demetrios non conosceva: ma essi conoscevano lui. Che cos’ho fatto? Cosa ho dimostrato, se non la mia stupida rabbia? O Solitaire!…
Avrebbe dovuto pensarci prima, a lei. — La licenza?
— Andiamo, — disse il più carnoso dei due. — Lo spiegherai a Brome.
— Cosacco! — gridò la donna dai capelli crespi. — Non ha fatto niente, ha solo parlato del santo Abraham.
— Indietro, gente. Circolare, circolare. — Anche la donna si tirò indietro, come il resto della folla; il poliziotto magro afferrò il braccio di Demetrios, con le mani appesantite dall’inquietudine.
— Non faccio storie. Attenti al mio bastone, è un palindromo. Se lo si perde o lo si tratta male, si viene colpiti da malattie terribili.
— Che cos’è?
— Un palindromo. Portalo almeno a rovescio, in modo che il suo potere non ti entri addosso di traverso.
— Forse è meglio… uhm… meglio che lo porti lui, Cass? Se è uno di quelli che ha detto…
— Beh, penso di no, — disse il grosso Cass; ma per il lungo percorso attraverso i Giardini, fino alla prigione, Cass tenne il bastone a braccio teso, e capovolto, per quanto poteva farlo, dato che non sapeva quale fosse la parte superiore e quella inferiore.
— Non andiamo al Palazzo del Comune?
— Brome ha da fare, Mister, — disse Cass. Demetrios notò il sorriso preoccupato di un bullo non del tutto sicuro dei suoi poteri. — Dovrai accettare la nostra ospitalità per un po’, Mister. — Le mani del poliziotto magro, adesso, stringevano per modo di dire. — Sarai nostro ospite, Mister, — disse Cass.
La prigione era un ammasso di pietra tenuta insieme dalla calce, a un solo piano, in fondo a un vicolo, dal quale partiva un viottolo che si perdeva nei Giardini. Le querce spandevano una tristezza verde sulle piante più piccole accanto alla prigione, sul suo cortile con una sola panca e un palo diritto. Gli anelli fissati al palo servivano per legarci i cavalli, o la gente. Intorno non si vedevano altri edifici. Niente sole, né brezza… sì, c’era una brezza, e il fruscio delle fronde più alte sottolineava il silenzio. Era giorno, ma alla mente di Demetrios si affacciò il sapore d’una sera perpetua.
Il carceriere con un occhio solo e la faccia ispida, e con un mazzo di chiavi troppo grosso per lui, alzò gli occhi verso Demetrios con il piacere diffidente che l’uomo con la mazza mostra davanti al toro legato. — Cass, chi mi hai portato? Questo non è un mendicante ozioso? Che cos’hai fatto al tuo paese, Mister? Hai rubato? Violentato una ragazzina? Ti sei comportato male in pubblico? Eh?
— Mettilo nella cella più robusta, — disse Cass, — e tieni per te i tuoi pensieri, Putney. Non devi fraternizzare, dice Brome.
— Ho notizie per te, Mister Cass. Ti sembrerà che qui facciamo vita ritirata, ma tutti i miei tre appartamenti sono pieni, Mister Cass. Che te ne pare? ”
— Allora mettilo con Bosco, faranno un bel paio. Ma con questo non devi fraternizzare. Oh, e tieni questo da qualche parte. — Cass sistemò rispettosamente il bastone in un angolo della stanza che serviva a Putney come anticamera, ufficio, cucina e stanza da letto; un vaso da notte spuntava da sotto il letto e serviva anche come sputacchiera. La porta interna dava su un corridoio, dove c’erano le tre celle; Putney preferiva tenerla chiusa, per godersi un po’ d’intimità e i propri odori.
Demetrios dovette consegnare la scatola con esca e acciarino e le poche monete che aveva recuperato dal berretto. Cass e il poliziotto magro se ne andarono non appena Demetrios fu al sicuro dall’altra parte della porta metallica della cella numero due. Putney sì trattenne ancora. — Adesso ti faccio il letto. Non parlare, bada. — Aprì una porta, in fondo al corridoio, che dava su un ripostiglio.
— Dice di non parlare, — disse l’uomo simile a un orso, seduto a gambe incrociate su un mucchio di paglia. — Chi gli dà retta? Io sono Bosco.
— Demetrios. Come va?
— Uno schifo. Lieto di conoscerti.
— Non parlate! — Putney tornò indietro, portando della paglia su un forcone.
— Lui ha questo problema, — disse Bosco. — Come aprire la porta senza metter giù la paglia. Ci rinunci, Putney?
— Piantala. — Putney posò il carico e girò la chiave. — State indietro. Questa è una scuola di self-service, Mister… il letto fattelo da solo. — Buttò la paglia sul lato libero della cella e si appoggiò al forcone, scuro e curvo nella luce acquosa che scendeva dall’unica finestra sbarrata e alta, sulla parete a nord. — Era tutto il danaro che avevi?
— Già. Quando vedrò il tenente Brome?
— Non capisco proprio come fate voialtri a venir qui a sbuffare e a brontolare senza danaro. Non sei uno stupido, dovresti sapere che qui costa. Non preoccuparti per Brome. — Putney arretrò, agitato; la chiave stridette nella serratura, e poi l’uomo parlò, dietro la protezione della porta. — Cass o Jack avvertiranno i tuoi fra un po’, è probabile. Siamo buoni, noi. — E ridacchiò. — Avvertiamo sempre i parenti più prossimi. — Una multa, senza dubbio, e Madam Estelle si sarebbe sentita in dovere di pagarla. I guai mi accompagnano sempre. — Adesso non parlate, — disse Putney, e trottò via, verso la sua tana.
— I signori che abbiamo a destra e a sinistra stanno riposando, — disse Bosco. — Uno lo hanno pestato, e per quello che ne so potrebbe essere morto; l’altro ha quasi cent’anni e non è molto vivace… Lo sentirai cantare, o chiedere le vitamine, chissà poi cosa sono. Vuoi una caramella alla marawan? Qui dentro non si può accendere niente, per via della paglia.
— Grazie, Bosco. — Demetrios masticò la caramella aromatica: un leggero sedativo gli avrebbe fatto bene. — Sei qui da molto?
— Da abbastanza tempo per sentirmi più vecchio di tre giorni. — Sistemato sulla paglia non troppo scomoda, Demetrios studiava il suo compagno: muscoli fluenti, braccia che sembravano prosciutti d’orso. Bosco era velloso ma pulito, e i capelli bruni e irsuti erano, in qualche modo, pettinati. Aveva odore di sudore, ma non di rancido: probabilmente gli piaceva lavarsi, quando poteva. — Un equivoco e la sfortuna mi hanno portato qui, Demetrios. Vedi, c’era un porcellino che s’era avvicinato alla staccionata proprio quando io mi ci ero appoggiato, e ho visto subito che era di troppo nella figliata, e se la passava male. Così l’ho raccolto, e me ne stavo andando tutto contento, pensando che quel tesoruccio avrebbe avuto una vita breve ma felice, quando dai cespugli sono saltati fuori i due poliziotti, che possano crepare. Gli stessi due bastardi che hanno portato dentro te, non è roba da matti che vadano sempre a caccia insieme? Con Cass da solo ce l’avrei fatta, senza fatica. Avevo nascosto bene il maialino, ma mi faceva il solletico nel rigirare le zampe, e non potevo fare a meno di ridere come se qualcuno mi avesse lasciato del danaro. E Cass fa: «Scommetto che hai un porcellino sotto la giacca.» Allora io faccio, a quel figlio di puttana: «Lo sto riportando da sua madre, non va bene?» Ma non ti credono mai, quando sei forestiero. E poi c’è stata una discussione e quello magro, Jack Jellicoe, una carogna fatta e finita, meglio starci alla larga, mi ha dato una botta in testa. Ho ancora il bozzo, dopo tre giorni che aspetto che l’Avvocato d’ufficio torni da dove si stava riposando col sedere sui gigli, e quei due si sono presi il maialino. Vedi, ormai lo consideravo il mio maialino. Mi venga un colpo se credo che il suo padrone ne rivedrà mai pelle o zampe, e dicono che questa è una Repubblica del Re?