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— Signore! Allora dovrò lasciare la città.

— Ce ne andiamo tutti, — bisbigliò Frankie. — Tu, io, il Bullo… io e il Bullo facciamo una vita d’inferno a casa da quando è morta mamma, nostro padre continua a portare a casa quei porci ed è sempre ubriaco…

— Dai, Peste, non è questo che gli interessa. Ma è così, Demetrios, vogliamo andarcene tutti. Mister Angus è sconvolto…

— Lo avete visto?

— Sicuro. Senti, c’è in corso un’epurazione nella Città Interna. Sua madre… oh, diavolo, te lo dirà lui. Lo stanno cercando. È uscito dalla porta nord, ieri notte, lui e il cane, ha dovuto mettere fuori combattimento una sentinella. Di giorno, è andato attraverso i boschi fin dalla parte di Redcurtain Street, e ha chiesto dov’era Madam Estelle, ma quando è arrivato tu non c’eri già più. Madam Estelle lo ha nascosto. Gli ho parlato dopo che ho visto quello che è successo ai Giardini. Mister Angus, vedi, era venuto per dirti che per te le cose stanno peggio di quel che pensi. Ha sentito parlare di te. Dicono che sei un abramita e una spia straniera. Sono gli abramiti che stanno epurando, e non è ancora tutto.

Allora Angus… Angus… — Una spia del Missouri, senza dubbio.

— Eh? Oh… già. Questa epurazione è grossa, ha detto di dirtelo. È meglio che ce ne andiamo tutti, non c’è altro da fare.

— E cos’è la storia di sua madre?

— Lei… preferirei che fosse lui a dirtelo, Demetrios. È d’accordo con quelli che fanno l’epurazione, lei. Uccidono gli abramiti, nella Città Interna. Mister Angus non voleva procurare guai a Madam Estelle, e adesso è fuori nei boschi, lui e il cane, e il Professore e la tua donna. Io e Frankie siamo venuti qui per farci un’idea del posto. C’è solo quel vecchio fesso di guardia, stanotte?

— Solo lui, — disse Bosco, girando la testa. — Non ho potuto fare a meno di ascoltare. Qui è tutto morto come una tomba, la notte. Contate su di me, ragazzi… vi darò una mano. Nessuno ci tiene a uscire più di me.

— Tornerò con Angus.

— Anch’io, — disse Frankie.

— Bene, — disse Demetrios a tutti: si sentiva spaventato e vecchio, e sconvolto dal miracolo dell’amore redento. — Bene.

— Quando ti avremo tirato fuori, — disse Garth, — raggiungeremo la tua donna e il Professore e Frankie in un posto che conosco io, sulla Strada del Sud.

— No, io vengo con te e Mister Angus a farlo scappare, — disse Frankie. Le sue mani si staccarono di colpo dalle sbarre. — Ehi! Attento!

— Vedremo. Lasciami andare i capelli, Peste.

— Col cavolo che vedremo. Hai bisogno di avere con te il cervello della banda. E poi, questo è il giorno più avventuroso della mia vita.

— Vedremo, — disse Garth, e la faccia di Frankie si allontanò nell’oscurità, come una candela che si spegne.

Bosco disse: — Hai dei veri amici, tu. — Lo disse in tono d’invidia.

— Vieni con noi? Un altro amico ci farebbe comodo.

— A tua disposizione. Dove pensi che andrete?

— All’ovest… ah, non so. Dovremo decidere tutti insieme. Io sogno di andare all’ovest… eppure tutti i posti che conoscevo sono sott’acqua.

— Come i Nomadi di Gammo… li ho sempre in testa. Tu sei uno di quelli del Tempo Antico?

— Avevo tredici anni, quando caddero le bombe. Amavo un mondo, nell’altro mi sento perso. Ma quello vecchio non c’è più. Bisogna seguire la corrente del tempo.

Quel giorno la mia Madam Estelle non scrisse altro sul diario, sebbene non avesse bevuto lo spirito di granturco; anzi quel pomeriggio bevve pochissimo tè. Alle sette la casa era piena di clienti, e le ragazze lavoravano a pieno ritmo, e fino a quel momento Madam Estelle era stata occupata, troppo occupata e preoccupata per scrivere la Storia della sua Vita, e lo sono anch’io, io che scrivo questo libro, perché devo dire come Angus, figlio di Steven, si presentò alla porta secondaria della Casa di Madam Estelle, come un fornitore o un mendicante, e venne fatto entrare dalla ragazza chiamata Solitaire, la quale vide che l’angoscia e la collera gli rodevano il cuore e le viscere, e la stanchezza lo vinceva, e il suo grande cane grigio non poteva proteggerlo. Raccontarlo mi dà da fare e mi preoccupa — è sempre cosi, con le passioni — dovrei scolpire il Padrenostro sui noccioli di ciliegia, ma Dio, non c’è da guadagnarci da vivere.

— Egli vuole entrare, allora? — disse Solitaire, ed egli entrò nella cucina dove Madam Estelle sedeva davanti all’innocente tè del mattino — niente spirito di granturco, solo l’ultima tazza tranquilla di quel giorno — entrò voltandosi indietro a guardare il vicolo, come un uomo inseguito, e chiese di Demetrios, e si senti rispondere che l’uomo Demetrios era andato al Palazzo del Comune qualche ora prima e non era tornato. Brutto affare, — disse Angus.

Solitaire stava guardando dentro di lui: con il suo camice da schiava, le guance sporche di grigio, un turbante di tela rozza sui capelli. Disse: Egli è tutto graffiato dai rovi. Una volta Solitaire si è graffiata con i rovi e ha visto una buca nel ruscello che non aveva fondo, l’acqua nera cadeva nel cuore della terra… egli vuole venire a sedersi e a riposare, proprio egli? — E Angus, nella sua angoscia, vide che era preoccupata per lui in un modo in cui nessuno, prima, si era mai preoccupato.

Ella toccò la testa di Brand. Il cane uggiolò dolcemente e appoggiò la spalla contro la coscia minuta della ragazza, troppo educato per metterle le zampe addosso, a lei così esile. — Gli sei simpatica, — disse Angus. — Non aver paura né di lui né di me. — Il travestimento da schiava non era infallibile, era una tenda per gli altri. Egli guardò oltre, senza neppure notarlo, e scoprì il cuore della stranezza.

Ella disse: — Solitaire non ha paura. Oh, ella ha trovato l’affetto e la bontà qui, un po’ di tempo fa. Ma cos’è successo, che ha fatto male a lui?

Angus era sbalordito. Nello sfinimento e nel turbamento, dopo la notte di violenza (dopotutto lo sappiamo tutti, e potete saperlo anche voi, che sua madre era diventata l’amante del Senatore Pry, l’uomo del giorno, e strumento di Re Brian nell’epurazione, il che era un po’ come pisciare sulla memoria di suo padre, e per Angus l’amabilità della vita nella Città Interna era stata strappata via come il coperchio d’una fogna) nella sua infelicità Angus capì che Solitaire si riferiva a lui. — Oh, — disse. — Anch’io ho visto le acque nere. Sapevo che c’erano, dovevo saperlo.

— Bene, — disse Madam Estelle, — siediti, siediti. Prendi un po’ di tè, e cosa vuoi dal nostro uomo Demetrios?

— Devo avvertirlo. Presto, ebbero da lui le informazioni necessarie, il suo nome, la sua posizione nel pazzo mondo, e il suo incontro con Demetrios, o forse devo dire che le ebbe Madam Estelle, perché Solitaire non faceva domande, si aggirava guardandolo, ora dalla luce, ora dall’ombra. Sembrava trasparente, uno spettro di bellezza macchiata portato qua e là dal vento, una luce prigioniera sospinta dal girare di uno specchio.

Ella vedeva un ragazzo dai capelli bruni sfumati di rosso, che ora non portava una tunica bianca anche se sicuramente era nato per portarla, ma una giacca grigia da operaio, un perizoma grigio, sandali lussuosi. Al polso aveva un orologio fantastico, che risaliva chiaramente al Tempo Antico, e alla cintura aveva un coltello dal fodero di pelle; sulla schiena non portava arco e faretra, ma uno di quei lunghi portatutto… nel posto da dove vengo io li chiamiamo zaini. Vide un volto bello e grave — uomo, ragazzo, angelo, non è il caso di chiederselo — che veniva a lei dal nulla: era nei guaì e aveva bisogno di lei.