Выбрать главу

CAPITOLO 11

NOTARONO UN CARTELLO CON LA SCRITTA «STRADA SENZA USCITA»

… Ma avevamo dei nemici, che lui chiamava maghi, e avevano trasformato il tutto in una scuola domenicale di catechismo per bambini, per puro dispetto. E allora io dicevo che dovevamo andare a sistemare quei maghi. Tom Sawyer diceva che ero stupido.

Mark Twain, LE AVVENTURE DI HUCKLEBERRY FINN.

Per i due giorni seguenti, la strada dissestata condusse la Compagnia verso ovest e un po’ verso sud. La nebbia era come un peso pieno di suoni. Demetrios ebbe l’impressione di sentire in quella nebbia qualcosa che non si sarebbe potuto udire mai più, un’assurdità antica. Non era una sirena della polizia, che suonava oltre gli alberi velati? Non l’urlo spiegato, ma lo «uh uh uh» che le auto in servizio di pattugliamento usavano un tempo per farsi sgombrare la strada? — Quei dannati pappagalli, — disse Bosco. — Quelli là, piccoli e bianchi.

— Già, — disse Angus. — Mia madre ne ha uno in gabbia.

Un’ora dopo la sirena lanciò un altro ululato spaventoso, di quelli che annunciavano un incidente, un disastro, un incendio. — Dannazione, — disse Bosco. — Non capita spesso di sentire un puma che fa questo chiasso di giorno.

— Nelle giornate coperte, sì, — disse Garth. — O se è incattivito.

— Io ne ho sentito uno, stanotte, — disse Frankie. — Lo stesso, probabilmente.

Demetrios poté accettarlo. Quando, dopo un po’, risuonò un altro stridio, fievole e distante, si rimproverò di avere udito il fischio d’una fabbrica o la sirena del mezzogiorno. Ma chiese al ragazzo che aveva l’orologio del Tempo Antico: — Che ore sono, Angus?

— Mezzogiorno in punto, uomo Demetrios.

I clacson delle automobili — il pomeriggio a metà della sua fuga — i clacson delle automobili…’. o almeno uno strombettare, un barrire confuso. Era la nebbia a generare quella pazzia? Nell’ultima mezz’ora gli era parso che si sollevasse. Di tanto in tanto Demetrios aveva scorto la chiazza bianca del sole, troppo forte per guardarla direttamente. Era un alce o un cervo che bramiva? Un gufo che lanciava il suo richiamo in pieno giorno? Vide Garth aggrottare la fronte e Frankie guardarlo con aria interrogativa, ma nessuno ne parlò, e poco dopo il suono s’interruppe.

Notarono un cartello con la scritta STRADA SENZA USCITA.

— Un crocicchio, eh? — disse Bosco.

— Dio, — disse Garth. — Vorrei saper leggere.

Bosco guardò Demetrios. — Non so che cosa c’è scritto, ma si può vedere un’altra strada che arriva qui, da nord e da sud.

Il cartello era di antico metallo, e le lettere in rilievo erano in parte cancellate. Più oltre continuavano le chiazze nere e il disordinato manto verde della strada del Tempo Antico. — Insegnerò a leggere a te e a Frankie, — disse Angus. — Oppure lo farà Demetrios, o lo faremo insieme.

— Anche Solitaire può insegnare un po’, — disse la fragile dama incinta. — Una volta Solitaire conosceva un po’ i libri.

— I libri rendono insoddisfatta la gente, — disse Bosco.

— L’insoddisfazione non mi dispiace, — disse Demetrios. Bosco scrollò le spalle, amabilmente: non riteneva che fosse il caso di discuterne. — Continuiamo verso ovest. Se è davvero una strada senza uscita potremo tornare indietro.

Il vecchio asfalto continuava più solido che mai. Forse qualcuno aveva fatto uno scherzo, dimenticato da molto tempo; oppure la strada era stata allungata dopo la posa del cartello; oppure chi lo trasportava se ne era stufato e l’aveva piantato lì in terra… il mondo è pazzo. Quando più tardi la compagnia cominciò a udire un vago ruggito, che si sentiva nei piedi e nelle ginocchia e nelle viscere, Demetrios. rifiutò di pensare a camion pesanti che sfrecciavano su un’autostrada, nell’aria inazzurrata dai veleni, per nutrire una città mostruosa. — Deve esserci una cascata, qui vicino, — disse Bosco.

La strada deviava verso sud. Il rumore diminuì. Quando venne il momento di accamparsi per passare la notte, lo sentivano ancora tuonare nel terreno, ma non ci pensavano più.

Tanto tempo fa, un giorno o due prima di Aberedo, sognai che mio padre era vivo, e mi dispiacque, sebbene lo avessi amato, sebbene fossimo stati amici in un modo più agevole e migliore di quanto possano esserlo di solito padre e figlio, perché non era vanitoso. Se con una bacchetta magica o una preghiera potessi far tornare il Tempo Antico, cosa farei?…

Demetrios rimuginò anche sui suoi ricordi delle carte topografiche del Tempo Antico. Non potevano incontrare grandi fiumi prima del Delaware. Gli si stavano già avvicinando? Il suono continuava incessante, come un caos che parlasse nel sonno.

Angus faceva le prime due ore di turno di guardia. Garth e Frankie avrebbero fatto il turno successivo, poi Bosco; Demetrios e il Professore avrebbero fatto l’ultimo, quello che portava all’alba. Demetrios si avvoltolò nella sua coperta, ma temeva il sonno: non voleva sognare Hesterville. Al di là del fuoco, Solitaire e il Professore sedevano e parlavano. Ella muoveva le labbra, accosto all’orecchio di lui, e la faccia del Professore esprimeva innumerevoli cambiamenti di dubbio, consenso, riflessione, concordanza. Egli aveva messo da parte il suo liuto. Faceva di rado gesti esplicativi con le mani, ma spesso le sue dita danzavano sul ponte del braccio destro, e Solitaire le seguiva con lo sguardo. Ah, paisà! Forse tu non parli perché non ne hai bisogno? Se le voci giungono fino a te, se alcuni ti amano e capiscono le tue risposte, è sufficiente?

Le tenebre erano alleggerite da una luna confusa; allo zenit brillava Vega, e poche altre luci eterne. Una musica transeunte turbò Demetrios, spaventosa come il rumore della radio di un’auto silenziosa di passaggio in lontananza; egli udì o immaginò il rombo smorzato del motore, il passaggio dei pneumatici sull’asfalto umido. E accadde ancora. Adesso poteva vedere, nella profondità della notte, parte della configurazione della Grande Orsa. La nebbia si stava sicuramente dissolvendo sotto la brezza; vedeva ondeggiare il merletto nero dei rami estivi. Il vento li faceva strusciare uno contro l’altro e vi soffiava il suo respiro musicale… Solitaire gli si inginocchiò accanto. — Angus ha steso la sua coperta vicino all’abete, — disse lei, — prima di montare di guardia.

— Sì. — La mano di Solitaire era morbida, un po’ pesante sul braccio di Demetrios.

— Demetrios e Solitaire non fanno niente.

— Niente.

— Anche Paisà lo sa. È una necessità.

— Capito.

— Angus è delicato. Il bambino non correrà pericoli, quando lui farà l’amore.

— Vai da lui. Questo non è il Tempo Antico.

— Com’era nel Tempo Antico, uomo Demetrios?

— Ah, niente. Vai da lui, amore. — Fino a quel momento, Demetrios non era stato sicuro che il suo amore per Angus fosse abbastanza saldo per indurlo a dire così. Le vecchie mitologie muoiono a fatica; ma Solitaire avrebbe capito, a modo suo; era impossibile misurare la forza o l’orientamento della sua saggezza, tanto simile alla sua follia (così aveva detto una volta Madam Estelle) che era difficile tracciare una linea di demarcazione.

Forse il ghiaccio azzurro di Vega non era completamente sgombro dalla nebbia. Demetrios udiva e sentiva la cascata che continuava, ma non per sempre, solo fino al prossimo terremoto, al prossimo cambiamento di clima sull’orologio dei quattro miliardi di anni… Quale che fosse il tempo stabilito dalla scienza prima di cessare d’esistere. Si svegliò, pesantemente, dal sonno. Bosco stava ravvivando il fuoco con altra legna. — È il mio turno?

— No, è solo mezzanotte. Continuo io. Mi dispiace di averti disturbato.