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— Non importa. Tutto tranquillo?

— Abbastanza. Garth e Frankie hanno sentito un lupo… non era vicino. Poteva essere solo un coyote, dice Garth.

— Il verso era troppo profondo, — disse Frankie, e stese la coperta accanto a Demetrios. — Era un lupo solitario.

— Non è presuntuoso? Se fosse mio fratello…

— Pensa cosa mi son perso! — cinguettò Frankie e si sdraiò per dormire. Garth si arrotolò nella coperta dall’altra parte, ma Frankie era inquieto e poco dopo bisbigliò: — Demetrios, hai molto sonno? Ti spiacerebbe raccontarmi una storia?

— Non disturbarlo, — sbadigliò Garth.

— Non mi disturba. — Demetrios si levò a sedere, drappeggiato nella coperta. La notte aveva portato il freddo della foresta, troppo intenso per quella stagione, e le ossa gli dolevano: non si adattavano bene a dormire per terra. — Certo, Frankie. È solo la verità che nei tempi andati, a Peranelios, c’era un giovane pittore, meravigliosamente abile, anche se non so dirti se diventò famoso, benché io sappia tutto. Si chiamava Mastro Giovanni e voleva dipingere gli eroi.

— Dipingere è come cantare?

— Un po’ sì e un po’ no. — Demetrios attirò a sé Frankie nel cavo del braccio; con la mano sinistra alimentò il fuoco con i ramoscelli. Il calore acquietava i dolori. — È abbastanza simile, e raccontare storie è un po’ l’uno e un po’ l’altro. Mastro Giovanni (che non era molto più vecchio di te) non aveva altra ambizione che diventare il più grande pittore mai esistito. Consultò lo Scimmione Calvo (il critico più rispettato di Peranelios), e quello gli chiese: «Vuoi essere il più grande pittore che sia mai esistito, oppure vuoi dipingere?». Poiché in un certo senso era il cervello della banda, Mastro Giovanni capì, e mise davanti allo Scimmione Calvo un bel melone maturo che gli aveva portato, per riconoscere il fatto che aveva più buon senso degli altri critici. Bisogna sempre portargli qualcosa, quando lo si consulta: tutto sta a vedere se lo mangia o te lo tira dietro. Poi Mastro…

— Beh, e allora?

— Allora cosa?

— Lo mangiò o glielo tirò dietro?

— Oh. Certuni dicono che lo mangiò, altri che glielo tirò dietro… le solite varianti che capitano ai narratori di storie. Mastro Giovanni, come ho detto, voleva dipingere gli eroi perché pensava che fossero interessanti. Non so precisamente perché, ma a Peranelios, come dappertutto, il problema è trovarli.

— Dov’è Peranelios?

— Al di là delle Montagne del Mai.

— L’immaginavo. Come le favole che racconta mia zia, i fatti succedono sempre dove non puoi mai andare. Ma, — disse Frankie, caldo e assonnato, — preferisco ascoltare, piuttosto che addormentarmi.

— Anch’io. Mastro Giovanni chiese a suo padre se sapeva dove trovare degli eroi. Il padre di Mastro Giovanni aveva combattuto nelle guerre contro i pirati, anzi era a bordo dell’ammiraglia quando la fiotta passò di sorpresa nello Stretto di Gor per attaccare il porto segreto dei pirati. Lui non sapeva dove Mastro Giovanni poteva trovare degli eroi, e si irritò con il figlio perché l’aveva disturbato mentre beveva un boccale di birra. Mastro Giovanni fece uno schizzo di suo padre irritato, e quella notte se ne andò di casa, in cerca di eroi. Il ritratto gli dava fastidio, perché somigliava più a lui che a suo padre, ma molto più tardi, quando si trovò in difficoltà, riuscì a venderlo a un ammiraglio che aveva conosciuto suo padre, in cambio di alloggio per una notte e di una ciotola di minestra.

«Il primo giorno, dopo essere partito da casa, incontrò un giovane cavaliere robusto in armatura, che con la lancia in pugno affrontava uno spaventoso drago fiammeggiante: proprio quello che cercava. Mastro Giovanni chiese al nobile giovane: “Ti dispiacerebbe tenere la lancia un po’ più inclinata?… Sì, così va bene. A proposito, voi due non state combattendo per qualcosa, per una fanciulla o qualcosa del genere?”

«“Beh, veramente l’abbiamo mandata a chiamare,” disse il drago, “ma quella piccola disgraziata è in ritardo. Succede sempre così.”

«“Non so proprio cosa abbia preso alle fanciulle d’oggi,” disse l’eroe, il quale era più vecchio di quanto pensasse Mastro Giovanni. “Non sono più come una volta. Non stiamo ad aspettarla. Vado bene così, con la lancia?”

«“Benissimo,” disse Mastro Giovanni.

«“L’altro mio profilo è migliore,” disse il drago. Si misero a posto, e ne venne fuori il quadro più vendibile di Mastro Giovanni. Ne fece parecchi, con migliorie e fanciulle e così via… ma lui non era soddisfatto. L’eroe, e qualche volta anche il drago, somigliava sempre a lui. I soggetti non se ne accorgevano (loro naturalmente cercavano solo se stessi e naturalmente ci si ritrovavano) ma Mastro Giovanni lo notava. La cosa lo turbava ancora quando arrivò alla capitale.

«Arrivato là, consultò il Gran Volto di Pietra, che sta in una splendida piazza nella capitale di Peranelios ed è il critico doppiamente rispettato dell’intera nazione, perché non dice mai niente. Quella sua abitudine di non dire mai niente fece capire a Mastro Giovanni che forse tutto il guaio stava nella faccenda dell’eroe. Invece di eroi, forse doveva dipingere solo gli individui più generosi, coraggiosi e santi che poteva trovare. Ci si provò, guadagnando un po’ meno di prima, sebbene molte persone gentili facessero commenti favorevoli. Vedete, il guaio era… il guaio era…»

— Che tutti somigliavano a lui, — disse Frankie. — Ma le persone che dipingeva non se ne accorgevano, giusto?

— Giusto. E lui se ne accorgeva. Dopo un po’ capì il perché.

— Sarà meglio che me lo dica tu.

— Lui era l’unica persona che conosceva veramente. Poteva amare gli altri, e dipingerli, ma non conoscerli. Lui era eroe, ladro, mendicante, drago, santo. Ho dimenticato di dirvi che di cognome si chiamava Ognuno. Mastro Giovanni Ognuno.

— Immagino che sia una specie di storia triste. — Frankie sbadigliò.

— Credo di sì. Potrebbe essere meno triste dopo un buon sonno.

— Può darsi. — Frankie si raggomitolò nella coperta, e un grosso sospiro si smorzò in un leggero russare.

(È mio privilegio di narratrice dire che mentre sedeva accanto al fuoco, alimentandolo di ramoscelli, fino a quando Bosco non venne a consegnargli l’orologio per il turno di guardia insieme al Professore, Demetrios compose altri finali per quella storia, alcuni dei quali più adatti alla giovinezza di Frankie. Come ci sentiamo superiori! La maturità dovrebbe essere qualcosa dì più che conoscere un mucchio di sterco in cui i giovani non sono ancora cascati: ma quante volte è così? Potrei riferirvi alcuni dei finali, ma perdereste la pazienza. Non che possa darvi torto… eccoci già al Capitolo Undici e siamo ancora qui nella nebbia con Huck Finn, Dante e tutto il resto.)

La mattina dopo la nebbia si era addensata di nuovo, e nella nebbia la Compagnia notò che la vecchia strada migliorava, diventava un viale decente. Le erbacce erano appiattite, anche se non distrutte, e gli alberelli più minacciosi erano stati tagliati… un lavoro da stradini, per il quale speriamo che qualcuno fosse stato pagato. Il rombo della cascata diminuì, cambiò in modo sottile, via via che la Compagnia si spostava verso ovest: era quasi la protesta di un fiume chiuso tra argini stretti, e Demetrios la sentiva più che mai, come una vibrazione nel terreno.

Trovarono un altro crocevia; e mezzo miglio più oltre, un altro ancora, con una strada che veniva da sud. E da quella parte, grandi e indistinti nella nebbia, ma poi stagliandosi nei loro contorni naturali, arrivarono due coniugi dai capelli grigi, con un uccellino dorato in una gabbia. Salutarono educatamente la Compagnia con cenni del capo e l’uomo chiese: — Siete diretti al traghetto?

— Se è là che porta la strada, — disse Demetrios… perché quel mattino Angus, assonnato e distratto dopo una notte di teneri giochi, pareva volere che fosse Demetrios a fungere da capo e a prendere le decisioni.