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Brand uccise il ratto e l’uccellino dorato cantò… vigorosamente, dopo che il sole spuntò quanto bastava per mostrare salici e sempreverdi sull’altra riva. Era un grande fiume, benché non fosse il più ampio; la sponda che i viaggiatori si erano lasciati alle spalle non era visibile quando sbarcarono, a causa della nebbia che vi indugiava ancora; evidentemente era una caratteristica di quella parte del mondo. La Compagnia guardò il signor Noah rientrare nel banco di nebbia; Demetrios ebbe l’impressione di sentire cantare ancora l’uccellino dorato.

La strada del Tempo Antico continuava oltre l’attracco, in condizioni migliori. Non c’era più nebbia. Ogni ramo, ogni pietra, ogni ciuffo d’erba era immerso nel calore pulito del pomeriggio. Al primo crocevia la donna anziana disse: — Noi andiamo da questa parte. — Tirò il marito per il braccio. Egli rivolse a Demetrios un cenno diffidente. Poi i due sparirono.

La Compagnia aveva percorso un quarto di miglio, ed ogni cuore seguiva in solitudine la sua rotta, quando Solitaire si fermò di colpo, ad occhi dilatati… Fino a quel momento aveva camminato accanto ad Angus, teneramente, sebbene senza toccarlo. Girò su se stessa e tornò indietro correndo per un breve tratto, e scagliò furiosamente il bastone di quercia nella direzione presa dalla coppia sconosciuta. — Pazzi! Idioti! — Cercò di urlare ancora, ma il pianto le strozzò le parole in gola.

Demetrios fu il primo a raggiungerla e la trattenne, delicatamente; qualche volta, nelle sue crisi di rabbia, si era strappata gli abiti, s’era straziata le braccia con le unghie. La sentì ritrarsi, e poi ritrarsi ancora quando Angus le prese le mani, ma poi ella non fece alcuno sforzo per liberarsi. — E se l’uccellino muore?

— Immagino, — disse Angus, — che qualcuno potrebbe risponderti che l’uccellino era loro.

— Sì. Ma cantava per Solitaire. Cantava per Frankie.

— Solitaire…

— Cosa vuoi dire? Chi è Solitaire? O Demetrios, Demetrios, e se Solitaire perdesse la sua follia? Non è mai stata violentata da una banda di teppisti, Demetrios. Oh… oh, si era solo allontanata da Brakabin, s’era perduta, quella stupida, tutta quella strada da Brakabin perché quella stupida di sua madre le aveva detto di portare a spasso quello stupido di un cane, e lei avrebbe dovuto passare davanti alla casa dove mio… la casa dove mio…

Guardò le proprie mani contratte rilassarsi, mentre Angus gliele massaggiava. Egli disse: — L’uccellino cantava, quando il traghettatore è ripartito con lui.

Solitaire annuì e sorrise, illuminandosi, razionalmente. Ma la memoria chiuse la porta che lo slancio appassionato aveva spalancato per un attimo. Fu quanto la Compagnia venne a sapere del mondo che l’aveva resa quel che era. Frankie recuperò il ramo di quercia ed ella l’accettò. — O Cervello della Banda, — gli disse. — Alla prossima fermata cominciamo a imparare a leggere e a scrivere, e non sarà facile.

— E cosa c’è di facile?

— Bravo il mio amico. Adesso Solitaire vuole la musica.

Quando proseguirono, ella agitò il bastone con lo stesso ritmo di quello del vecchio, dopo aver preso a braccio Demetrios da spirito indipendente e libero, e il Professore li seguì pizzicando una marcia vivace. Frankie sfrecciò davanti a loro, come un tamburo maggiore, battendo il piatto di latta tolto dallo zaino con il cucchiaio di peltro, e cantando antiche, venerabili parole:

«Mademoiselle d’Armentières, parlez-vous? Mademoiselle d’Armentières, parlez-vous… È difficile arrivarle sopra le ginocchia, Ma si butta facilmente sulla schiena. Hunky-dinky, parlez-vous!

(Sono sopravvissuti altri versi, che neppure Frankie conosceva.) Garth fischiettava e cantava un po’ anche lui. Angus soffiava su di un filo d’erba tenuto sui pollici. Bosco si batteva i pugni sul petto e si schiaffeggiava le cosce, di tanto in tanto faceva bum! come una grancassa, e Brand trottava avanti e indietro, sbalordito e ammirato, lanciando acuti uggiolii canini. Fu così che la Compagnia arrivò, con stile splendido ma informale, nella pacifica, prospera, alquanto conservatrice città di Trottersville, nella Penn.

La strada del Tempo Antico era svanita; tra gli alberi si scorgeva una strada moderna di terra battuta, molto migliore, coperta di tracce di zoccoli, di piedi calzati di sandali, di ruote di carro. Quando la raggiunsero, al canto di Mademoiselle, videro vicinissimi molti tetti, più in basso, staccionate di pascoli, il campanile di una chiesa che rifletteva il sole. Demetrios descrisse ad Angus lo spettacolo degli uomini e dei cani che guidavano un branco di maiali verso la cittadina, dall’altra parte, dove una piccola altura innalzava la strada. Trottersville era una città di maiali e polli. Un gallo cantò. Bosco sorrise.

Trottersville, come tutti sanno, fu fondata moltissimo tempo fa da una famiglia Trotter (o Trotters); ma l’unica statua nei giardini è quella di un maiale, eseguita in uno degli stili del tardo Ventesimo Secolo, che sembrava un frullauova da tutte le parti, tranne che dal sud. L’iscrizione sul piedestallo dice COSA MIA, ma è stata riempita con lo stucco e dipinta, e forse non sarebbe il caso di parlarne, ma si vede lo stesso. Visto da sud, il Porcellino sembra più che altro un paio dì forbici rovesciate. Tutte le banderuole segnavento della cittadina sono galli dorati.

La Compagnia si avviò verso la locanda: Angus aveva fiducia nel valore del suo danaro di Katskil. La locanda aveva per insegna una testa di cinghiale, e spingeva la tradizione medievale al punto di esporre una frasca sopra la porta, per annunciare agli analfabeti che lì c’era da bere. Il danaro di Angus era buono davvero, e c’era a disposizione il piano di sopra, con spazio sufficiente per tutti, compreso Brand, e le bevande erano bevibili.

E meglio ancora, in città c’era il Circo Sawyer Finn.

CAPITOLO 12

È IL NOSTRO PATTO CON LA NATURA

Wynken, Blynken e Nod una notte Salparono su d’uno zoccoletto. Navigaron su un fiume di cristallo Fino a un mare di rugiada.
Eugene Field, POEMS OF CHILDHOOD

Il taverniere della Testa di Cinghiale, antico ed esperto, che era sicuramente un superstite del Tempo Antico, pensava di aver sentito parlare dei Nomadi di Gammo qualche anno prima… non ricordava bene. — Potrebbero saperne qualcosa al Circo… quei vecchi matti sono qui. Jason Smallways gli ha prestato il prato per accamparsi. Gli spettacoli cominciano domani… niente tenda, solo i carozzoni e i fenomeni viventi e non so che altro.

— Andrò a domandarglielo, — disse Bosco. — Qualcuno vuol venire con me?

— Io, — disse Demetrios. — Sawyer Finn, hai detto?

Il locandiere confermò. — T.S. e H.F., dicono di chiamarsi. Vecchi un po’ tocchi… forse credono di essere davvero quei due. Ma non dovrei parlare, signore… altrimenti mi vengono delle idee.

Frankie e il Professore si accodarono; gli altri erano stanchi, o tristi, o indaffarati. Passarono per la cittadina assonnata — tutta la Penn è sonnolenta, in parte per il clima — e giunsero sul prato di Smallways, in un trambusto pieno d’odori animali. I carrozzoni tirati dai muli erano disposti in un ampio cerchio, quasi come i carri Conestoga dei pionieri, circondati dalle grida di guerra degli indiani. Un acrobata stava provando la resistenza della calzamaglia da poco rattoppata dietro. Un ragazzo stava facendo esercitare due eleganti cavalli. Un vecchio gentiluomo dalla mascella quadrata provava una frusta da domatore, facendola schioccare a terra, e un uomo sparuto dai baffi neri coccolava due puma in gabbia. Una donna grassa sedeva al sole, afflitta e immobile.