Il vecchio gentiluomo li guardò a disagio, mentre Bosco andava a parlare con il ragazzo dei cavalli. — Un altro comitato con l’intenzione di civilizzarci! Non ho mai visto tanti comitati. — Ma non sembrava ostile.
— Io non ho mai civilizzato nessuno, — disse Demetrios.
— Adesso che ti guardo, penso proprio di sì. Chi è il ragazzo?
— Io sono Frankie, e questo è il Professore. Non parla, ma Miz Solitaire mi insegna a dire quello che lui pensa.
Il vecchio annuì. — Qualcuno di voi cerca lavoro?
— Dipende, — disse Demetrios. — Siamo diretti all’ovest.
— Tu sei il capo?
— No, Frankie. Io sono il vicepresidente. Solo H.F. — Gridò, rivolto a uno dei carrozzoni: — O T.S.! Signor vicepresidente! Compagnia! — Il liuto del Professore formulò una domanda. — Oh, lui è l’altro vicepresidente. — Il liuto fece un’altra domanda. — Il presidente? Oh, ma parli davvero? Non c’è. Ehi, T.S. Vedete, è inutile andare all’ovest. Oceano, giungla, isole. La carta geografica non è più quella d’una volta… non la si riconosce più. — Si tolse la marsina e si asciugò il sudore. — Debbo portarla domani per l’inaugurazione, per via dello stile, dice T.S… ma è inutile che ci muoia dentro adesso. — I suoi blue jeans, come quelli di Frankie e di Demetrios, avevano toppe alle ginocchia e dietro. — Signor vicepresidente! Cos’è successo a quell’uomo, mi domando. Tutti i pomeriggi dorme fino a tardi.
Apparvero due nanetti, un uomo e una donna, e un’altra donna più vicina alla statura normale, circa quattro piedi e dieci. I nani avevano proporzioni impeccabili, e l’uomo dai capelli scuri era alto tre piedi. Le donne dai capelli rossi e dagli occhi azzurri avevano una rassomiglianza di lineamenti che le indicava come sorelle. L’uomo parlò con voce di contralto: — T.S. non dorme. Gli dà fastidio il piede, ma dice che adesso arriva. — Si inchinò teatralmente, non per beffa, ma come se gli facesse piacere: — Io sono Nod, la Minuscola Meraviglia del Circo Moderno. Ho l’onore di presentarvi mia moglie Wynken e mia moglie Blynken.
— Io sono Blynken, — disse la donna più alta. Sorrise, facendo le fossette, stringendo le mani agli ospiti. — Il matrimonio è una gran comodità, di tanto in tanto!
— Io sono Wynken. — Gli occhi di Wynken erano più verdeneri che azzurri.
— Eravamo le sorelle Cabot di Lowelltown, prima di sposarci… in origine Kabotski, naturalmente. Forse non siete del Massachusetts…
— Piantala, Blynk, — disse Wynken. — Questi sono amici.
Finalmente comparve l’altro vicepresidente, anch’egli in marsina. Portava anche un elegante cappello di feltro, forse solo per il gusto di sollevarlo con gesti espressivi. Era tutto cortesia, e a Demetrios non ricordava affatto il Ventesimo Secolo. — Non so perché mai H.F. vi tenga qui fuori al sole. Entrate nel carrozzone.
Nod disse: — Credo che andrò con…
— Blynken a guardare i cavalli, — disse Blynken, — mentre…
— Wynken va sempre matta per i forestieri, — disse Wynken.
— Diamine diamine, — disse H.F., — fanno sempre così. È come parlare con qualcuno con tre teste.
— C’è il trucco, — disse Wynken, e alzò la mano per sfiorare quella di H.F., mentre si avviavano verso il carrozzone. Studiando le facce nuove, fece ondeggiare la lunga gonna e canterellò tra sé:
I due vecchi avevano i capelli bianchi, facce incise dalle grinze, gli occhi dalle iridi un po’ confuse. Si muovevano con prudenza sulle gambe esili (T.S. non mostrava di soffrire di male a un piede), ma non stavano curvi; avevano voci nitide e guance rosee. Indicarono con garbo i punti migliori del pavimento del carrozzone, per farvi sedere gli ospiti. — Ci scusiamo per l’arredamento, — disse T.S. — Uno sceriffo bucolico se l’è presa con alcuni dei nostri pezzi migliori, compresa una sedia a dondolo cui ero molto attaccato. Un tempo era di mia zia. Naturalmente è solo un inconveniente temporaneo. — Wynken aveva servito spirito di granturco in tazzine sbreccate. — Permetti, mia cara… — T.S. spolverò con il fazzoletto un tratto di pavimento per farla sedere.
Frankie fiutava tutto intorno come fa un gatto in una casa nuova, ma era già innamorato, costretto a sedere il più lontano possibile da Wynken, rosso in faccia e con gli occhi spalancati.
— Si prospettano tempi migliori, — disse T.S. — Salterà fuori qualcosa. È sempre così. Da dove vieni, signore?
Demetrios raccontò la storia di Nuber. Il Circo di Sawyer Finn non c’era mai stato, sebbene Wynken dicesse che lei e sua sorella e il loro marito ne sapevano qualcosa. E Demetrios parlò di Hesterville, di una civiltà che era morta in parte per odio verso se stessa. T.S. disse: — Sì… sì… speravamo che non succedesse…
— Ti andrebbe di ritornare verso l’ovest, signor vicepresidente?
— Oh, temo che non sia possibile. È tutto cambiato… non conosceremmo quelle isole. Non c’è pubblico per un circo, secondo me, e noi dobbiamo guadagnarci da vivere, H.F.
— Quel liuto darebbe certo un tono al Circo, — disse H.F.
— Il Professore, — disse Frankie, pavoneggiandosi un po’, — pensa che lui andrà sempre dove andiamo noi. — Il liuto confermò. Poi Frankie cedette a forze inesorabili e parlò direttamente a Wynken, dimenticando tutti gli altri: — Quanti anni hai?
— Io sono giovane e vecchia, Frankie, tesoro.
— Mi pare che vada bene. — Egli si studiò disperatamente i piedi. — Ma vorrei che venissi con noi.
Il Liuto parlò nel silenzio; Wynken ascoltava. Guardò turbata Demetrios, che le sorrise. Secondo lui poteva avere qualunque età, tra i venti e i trentacinque; i nanetti sono strani. — T.S., — disse lei, — Blynken e Nod e io abbiamo parlato ultimamente di qualcosa che ci dà fastidio, solo che non me la sentivo di dirlo. L’abbiamo in mente da… oh, da quando quegli sciocchi per ci hanno combinato quel guaio a Betlam…
— Zotici, tutti quanti. — Ma T.S. sapeva quello che sarebbe venuto poi.
— T.S., tesoro, non portiamo fortuna allo spettacolo, e tu lo sai.
— Terra di Dio, bambina! Sciocchezze! — Ma non suonava sincero.
— T.S., noi non sappiamo fare molto, tranne svolazzare un po’ in giro ed essere piccolini. E i gonzi… oh… Blynken dice che sta perdendo il bernoccolo per predire il futuro… e non è mai stato il suo genere, del resto. Se potesse fare il numero con noi… ma è troppo grande. Nod e io… oh, balliamo e siamo bravi con i cavalli, perché ci sono affezionati. Ma non serve. Gli spettatori vogliono che siamo dei fenomeni viventi. Oh, era dura quando vivevamo nei boschi, e voi siete stati degli angeli a tirarcene fuori, ma… T.S., H.F., i gonzi vogliono disprezzarci. Vogliono pensare che sono fortunati a non essere piccoli. Se noi potessimo essere brutti o goffi, ci troverebbero simpatici.
— Puah! — disse H.F. — Non può essere, tesoro. — Ma doveva sapere che era così. — Cosa faremmo senza di voi Mary Ja… Wynken?
— Oh… Domani faremo un gran bello spettacolo. Non preoccuparti. Ci dormiremo sopra, ne riparleremo. Io… — Wynken corse giù dal carrozzone. Voltandosi indietro a guardare Frankie. Intimidita, si sarebbe detto.